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Requeno y Vives, Vicente
Saggi sul ristabilimento dell'antica arte de'greci e romani pittori (Band 1) — Parma, 1787 [Cicognara, 193A]

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https://doi.org/10.11588/diglit.13393#0106

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lo stiletto, e colle cere, come Plinio ce lo
dichiara parlando di Pausia. Or dunque Apol-
lodoro mise in credito i pennelli, e fu il pri-
mo , che incominciò a presentare alla Nazione
bellezze ideali (<z), ritrovando varie tinte, se-
condo Plutarco (b) agli anteriori maestri sco-
nosciute , e adoperando quante da sè poteva-
no dare i colori. Per quanto viva e brillan-
te apparisse la Natura ne' quadri degli altri
Pittori, sembrava senza leggiadria e vaghez-
za quando veni vasi al paragone con quelli
d'Apollodoro .

A' giorni di Plinio s'ammirava in Roma
un quadro di lui rappresentante un Sacerdote
iir atto di adorazione , e Ajace accanto acceso
da un fulmine. Quest'uomo grande aprì le
porte della Pittura (c) al sorprendente gusto
del Colorito, per le quali entrò pieno di co-
raggio Zeusi sotto il suo maestro Demofilo

OD

emereo, e riuscì scolaro tanto ammirabile nell'
anno iv dell'Olimpiade xcv , ch'Apollodoro
non si potè contenere dal lagnarsi in pubbli—

(a) Apollodorus atheniensis xciv Olimp. hic prìmus spe-
cies cxprimere insùttùt { Plin. lib. XXXV cap. 9 ) primusquc
gloriam pecillo jure contulit.

(b) Plutarco nel libro Bellone, an pace ec. pag. 346.

(c) Ab hoc artìs fores apcrtas Zeuxis craclcotcs iuiravà-
Olimp. xcv an. ly, Plinio ibid.
 
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