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i;07

MCCCCC, AGOSTO.

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turco ; à ricevuto le provisione mandate ; si offeris-
se etc. Manda copia di nove da mar, tute abute per
altra via, et di la Vajussa.
Da Coroni, di sier Francesco Zigogna, proveda-
dor di la Marea, di 3 lido. Zanze. Nulla da conto, la
qual non fo leta.
Da Verona, di rettori. Di una letcra li hanno
scrito il capetanio di Trento, zercha la restitution
di le robe di Frachasso. Li dice li renda, quasi mi-
nando, dicendo esser homo di l’imperador. E1 qual
Frachasso se ritrova lì, et Ihoro li hanno risposto,
non è sta retenute ditte robe per nome di la Signo-
ria nostra, ma alcuni da si le han retenute. Et per
colegio li fo rescrito, le rendino, et mostri da Ihoro,
senza alcuni bordine di la Signoria nostra.
In questo pregadi vene il principe, et altro non
fu fato, dia lezer letere. Et ozi zonse qui li do ora-
tori francesi, vien di Hongaria, alozati in la caxa di
sier Polo Trivixan, el cavalier, podestà di Brexa,
dove li fo preparato. Et fo chiamati, per il principe,
sier Marco Lipomano, el cavalier, sier Marco Dan-
dolo, dotor e cavalier, sier Andrea Trivixan, el ca-
valier, e sier Mariti Zorzi, dotor, erano di pregadi, e
mandati zoso a visitarli, nomine Domimi.
A dì XI avoslo. In colegio vene 1’ orator di
Franza, et mostrò una letera di monsignor di Lu-
ciom. Li scrive di le done di rebelli, volse li desse
una patente ; poi pregò la Signoria si risolvi in ma-
teria pontificis, e compiasi al papa. Item, ricomandò
uno nontio di uno da Melze, milanese, qual à letere
dii senato di Milan. Et li fo risposto a tutto per il
principe, e ditto di Marco Bevazan, ritornato etc. Et
1’orator ait: inter duas molas se ritrova il roy,
zoè tra il papa e la Signoria. Et cussi si partì.
Vene quel preposilo, nontio di quelli da Melze,
con letere di monsignor di Luciom. Prega la Signo-
ria li rendi le possessioni, tolte come ribello, atento
non ha fallito, e il re li ha perdona. Li fo risposto,
si conseieria.
Vene 1’ orator di Ferara, e comunichò il signor
suo esser stato a Mantoa, à trova quel marchexe ben
disposto con il roy di Franza. voi far tutto; sì che,
come fiol, comunicha questo a la Signoria. Fo rin-
gratiato di tal comunichatione.
Vene sier Polo Calbo, fo sopracomito, et rete-
nuto per li avogadori, pregando la Signoria ordi-
nasse fusse expedito, atento non ha fallito, et ha fato
assai. Risposto si diria a li avogadori.
Vene uno canoniche, orator di bernesi, con Inte-
re solo scrite : Scullttus et consules bernenses, date
a Berna, a dì 20 lido, pregando la Signoria li dagi

la penssion, era obligata darli per capitoli ; et pre-
sentò letere dii roy da Lion, di 20, per le qual esso
re prega la Signoria li satisfazi. Item, per una altra
letera, voi ducati 100 lui di pension su Santa Maria
di Castel Liom, qual fo dà al Cardinal Michiel. Era 239*
con ditto nontio de’ sguizari Piero Pender, tedesco,
liabita in questa terra, per il qual foli fato dir si ve-
derla.
Vene il fratello dii marchexe di Ancisa, per il
qual eri fo leto una letera dii roy in sua recomanda-
tione. Voi la Signoria li dagi soldo. El principe li
rispose, non era tempo al presente.
Veneno li oficiali di cataveri, et li pelegrini, zer-
cha sier Bernardo Boldù, patron, qual non era stà
trovato ; a li qual fo commesso da matina vendes-
seno la galia. E a l’incontro, sier Polo Boldù volea
difender il fratello ; 0 valse. La qual galia poi fo
venduda a sier Alvise Morexini, di sier Nicolò.
Fo leto una letera di sier Marco Cabrici, casle-
lan e provedador a Modom, di 12 luio. Scrive a sier
Piero, suo fratello, carga il zeneral ; e con le galie
Marcella e Pollana hanno auto 80 provisionati ;
hanno manchamento di aqua. E ditta letera fo fata
lezer per sier Lunardo Grimani, licei il zeneral
fusse morto.
Dii Zanle, di sier Nicolò Marcello, provedador,
di 16,18 et 20. Biasima li nostri, lauda il proveda-
dor Contarmi ; l’arma’ turcha fo podio lontan de lì ;
la qual è solum do nave grosse, galeaze X, navilij....
et 60 galie sotil, et vene XV fuste sopra l’ixola ;
brusò assa’ caxe, e le danno ; e Ihoro aspetando l’ar-
mada, con saxi si preparò. Lauda quelli fidelissimi ;
poi scrive di levar di ditta armada de Yliaco ; tien
che per fortuna habi auto assa’ mal ; à tenuto la via
di fuora via di Sapienlia ; esso provedador à dato le
moniti<m havia, e arlilarie, a 1’ armada nostra, che
de lì fo manda per 1’ armiraio dii Zante, edam datoli
aqua, e quante bote ha potuto trovar. El altro; nulla
da conto.
Da Milani, dii secretarlo, di 7. Come li presoni
erano in castello, come par qui sotto, sono stà las-
sati, con questo, chi vadino a star a Garnopoli, chi
a Zenoa, chi a Saona, chi Aste, e solum resta cinque
in castello ; et vien alozar in li borgi 40 lanze. Que-
sto, perchè non veleno haver vituarie, dove sono
alozule. Et quelli signori non cavalchino, e aspetano
danari per pagar. Item, il capetanio di le do nave,
si arma a Zenoa, è venuto lì por danari ; dice a la
più presta a mezo avosto sarano in bordine; mancha
alcune artilarie; e ditto capetanio dice le sono in
Alexandria di la Pitia, e che in 4 zorni sarano a Ze-
 
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