9bJ 'tìCCCCC,
gar per raxon dì filo universalmente, la qual anga-
ria si troveria ducati 150 milia.
Da Raoena, di sier Antonio Soranzo, podestà et
capetanio., di 21. Come mandò el suo messo im
Pexaro, qual inlrò domenega, insieme con le zente
dii governador, perchè fanno gran guardie, e non
aria potuto mirar, E poi la matina, domenega, intrò
ditto governador di Cesena, per nome dii ducha di
Valentinois, solo un baldachin fin al domo, e per la
terra, e smontò al palazo, dove è il fratello dii si-
gnor di Pexaro e una soa fìoleta, presoni ; quali tra-
tano mal. Et la rocha, si tien per il signor, non lèva
«investa ; havia tolto termine per tuta questa seti-
mana a darsi, non li venendo socorsso. Or ditto
messo fo mena dal governador, e minazato era spion,
e il Inni lo fè acompagnar fuor di la porta. Da Faen-
za à letere di uno altro suo messo, di 20 ; come
era intrato el conte Guido Tordo, paregno dii si-
gnor, con cavali 30 lizieri, e aspetava di altri, Fo a
consegio per far provisione, et fono eìecti 4 homeni
per quartier, a far ogni provision, e par sono con-
trari] dii castelam. Z/em, a dì 19, esso podestà re-
cevete una letera dii governador di Cesena, data im
Pexaro, a dì 18, zercha uno Carlin di Naldo, volea
far fanti a Ravena per andar a socorsso di la ro-
cha. Li rispose in bona forma, e admonì ditto Car-
lin. Qual rispose volea andar ad ogni modo ; lainen
non de lì, non lo lasseria far li fanti.
Ilem, eri zonse lì a Ravena Jacomo Albanese,
alias contestabele di la Signoria nostra, e portò una
letera dii signor di Pexaro, data al Fossa di Ziniol.
Li scrive esso signor vocia venir de lì a far fanti ;
li à risposto vengi a suo piacer, ma non lasserà far
tanti. Ilem, zonse Sabastian Martelim citadim de lì,
qual è sta provisionato di Vitelozo. Dice el dì de San
Michiel, ditto Vitelozo, Paulo Baiom, Paulo et Tulio
Gessini, fono im palazo dii papa, e stele con soa
384 * santità gran spacio ; lamen senza danari si levono,
andando alozar a la francese. Ilem, el ducha, dice, si
levò di Roma, et a dì 16 alozò a Sisa ; le artilarie,
in custodia di Vitelozo Vitelli sono; zoè 4 in 5 ca-
noni, una colubrina, do sagri, 4 o ver 6 falconeti,
et organeti, et altre artilarie menute assai ; hanno
lato le spianate fino a Fan, per il teritorio dii ducha
di Urbin ; e le zente sono di Vitelozo fanti 900, di
Paulo Baiom 500, di Paulo e Julio Gessini 200 ;
et il ducha, nel partie di Roma, fè spagnoli, et
sguizaei 1500 da cavalo ; ha homeni d’ arme 150,
al più 200; el resto sono zente di ventura. E nel suo
campo in luto è persone 6000.
Dii ditto podestà, di 21, hore 23. Dii venir li
orroBim. 966
di domino Federico da Gazo, vicario di Rossi, per
nome dii signor di Faenza ; vocia danari da la Si-
gnoria nostra e socorsso in secreto. Li à risposto
non voler scriver 0.
Dii dillo, di 21. Come domino Vincivera Zorzi
era venuto a dirli, el signor Zuane di Pexaro esser
venuto a caxa sua con uno homo secreto, e volen-
tiera parleria con esso podestà ; vocia far fanti de lì.
Li à risposo, non vengi nè fazi fanti, pur venen-
do eie.
Da Zara, di ree tori, di 15. Come hanno dal
bau dì Tenina, il liol di Sehander bassà voler venir
a’ danni di quel conta’, e za saria venuto, ma è re-
stato per le grana pioze. lieta, esso conte è stato a
Nona ; quelli spagnoli voi danari etc.
Da Budoa, di sier Nicolò Memo, podestà, di 12.
Come ha fato la descrition : sono in la terra persone
solum 180 da fati ; non ha intrade quelli poveri ;
et, per darli il viver, à partido fra Ihoro miera X
di biscoto ; aricorda se li provedi ad ogni modo.
In questa matina è da saper, sier Piero Sanudo,
fo synico in Levante, in do quarantie ci vii e cri-
minal menoe sier Francesco Bragadim, quondam sier
Jacomo, fo retor e provedador a Napoli di Roma-
nia, qual ancora non era zonto ; facendoli molle
opositiom ; et, leto le scriture, messe di retenir, e
chiamarlo. Andò le parte: 14 non sincere, 20 di no,
et 26 di la parte. La pende ; non è preso alcuna
cossa ; anderà a un altro conscio. Et poi a dì 26,
iter am lo menoe. Et fo 24 di retenirlo, et 24 di no.
Nulla è preso; bisogna la terza quarantia.
A d' 24 octubrio. In colegio fo alditi quelli di 385
Castel Franche, contea Zacharia di Aleoti, va lì per
nome di provedadori di le biave, fa manzarie.
Vene 1’ orator dii papa, et presentò una letera
dii ducha di Valenza a la Signoria nostra, data a
Onta, a dì 13, in li campi pontifici]. Avisa haver auto
li soi connessi la terra e rocha di Rimano, et cogno-
sce averla da la Signoria nostra, a la qual si rico-
manda e oferisse. Et poi esso orator fè lezer una
letera di 5, di ditto ducha, sotoscrita : Cassar Bor-
gia de Francia, dux Valencice. Li dinota il progres-
so suo, et è Gessini con lui ; à 700 homeni d’ arme
et 4000 fanti, computa quelli di Vitelozo e Paulo
Baion, et missier Hercules Bentivoy è in Romagna
con 125 homeni d’arme, ha canoni 6, sacri 9, una
colobrina e altre assa’ artilarie menute, condute con
gran spesa. Et etiam ha in Romagna 5 canoni etc.,
et si oferisse far per la Signoria il tutto, cussi come
à fato far i legati ; li farà expedir presto etc. Et il
principe li rispose sapientissime, ad omnia nerba.
gar per raxon dì filo universalmente, la qual anga-
ria si troveria ducati 150 milia.
Da Raoena, di sier Antonio Soranzo, podestà et
capetanio., di 21. Come mandò el suo messo im
Pexaro, qual inlrò domenega, insieme con le zente
dii governador, perchè fanno gran guardie, e non
aria potuto mirar, E poi la matina, domenega, intrò
ditto governador di Cesena, per nome dii ducha di
Valentinois, solo un baldachin fin al domo, e per la
terra, e smontò al palazo, dove è il fratello dii si-
gnor di Pexaro e una soa fìoleta, presoni ; quali tra-
tano mal. Et la rocha, si tien per il signor, non lèva
«investa ; havia tolto termine per tuta questa seti-
mana a darsi, non li venendo socorsso. Or ditto
messo fo mena dal governador, e minazato era spion,
e il Inni lo fè acompagnar fuor di la porta. Da Faen-
za à letere di uno altro suo messo, di 20 ; come
era intrato el conte Guido Tordo, paregno dii si-
gnor, con cavali 30 lizieri, e aspetava di altri, Fo a
consegio per far provisione, et fono eìecti 4 homeni
per quartier, a far ogni provision, e par sono con-
trari] dii castelam. Z/em, a dì 19, esso podestà re-
cevete una letera dii governador di Cesena, data im
Pexaro, a dì 18, zercha uno Carlin di Naldo, volea
far fanti a Ravena per andar a socorsso di la ro-
cha. Li rispose in bona forma, e admonì ditto Car-
lin. Qual rispose volea andar ad ogni modo ; lainen
non de lì, non lo lasseria far li fanti.
Ilem, eri zonse lì a Ravena Jacomo Albanese,
alias contestabele di la Signoria nostra, e portò una
letera dii signor di Pexaro, data al Fossa di Ziniol.
Li scrive esso signor vocia venir de lì a far fanti ;
li à risposto vengi a suo piacer, ma non lasserà far
tanti. Ilem, zonse Sabastian Martelim citadim de lì,
qual è sta provisionato di Vitelozo. Dice el dì de San
Michiel, ditto Vitelozo, Paulo Baiom, Paulo et Tulio
Gessini, fono im palazo dii papa, e stele con soa
384 * santità gran spacio ; lamen senza danari si levono,
andando alozar a la francese. Ilem, el ducha, dice, si
levò di Roma, et a dì 16 alozò a Sisa ; le artilarie,
in custodia di Vitelozo Vitelli sono; zoè 4 in 5 ca-
noni, una colubrina, do sagri, 4 o ver 6 falconeti,
et organeti, et altre artilarie menute assai ; hanno
lato le spianate fino a Fan, per il teritorio dii ducha
di Urbin ; e le zente sono di Vitelozo fanti 900, di
Paulo Baiom 500, di Paulo e Julio Gessini 200 ;
et il ducha, nel partie di Roma, fè spagnoli, et
sguizaei 1500 da cavalo ; ha homeni d’ arme 150,
al più 200; el resto sono zente di ventura. E nel suo
campo in luto è persone 6000.
Dii ditto podestà, di 21, hore 23. Dii venir li
orroBim. 966
di domino Federico da Gazo, vicario di Rossi, per
nome dii signor di Faenza ; vocia danari da la Si-
gnoria nostra e socorsso in secreto. Li à risposto
non voler scriver 0.
Dii dillo, di 21. Come domino Vincivera Zorzi
era venuto a dirli, el signor Zuane di Pexaro esser
venuto a caxa sua con uno homo secreto, e volen-
tiera parleria con esso podestà ; vocia far fanti de lì.
Li à risposo, non vengi nè fazi fanti, pur venen-
do eie.
Da Zara, di ree tori, di 15. Come hanno dal
bau dì Tenina, il liol di Sehander bassà voler venir
a’ danni di quel conta’, e za saria venuto, ma è re-
stato per le grana pioze. lieta, esso conte è stato a
Nona ; quelli spagnoli voi danari etc.
Da Budoa, di sier Nicolò Memo, podestà, di 12.
Come ha fato la descrition : sono in la terra persone
solum 180 da fati ; non ha intrade quelli poveri ;
et, per darli il viver, à partido fra Ihoro miera X
di biscoto ; aricorda se li provedi ad ogni modo.
In questa matina è da saper, sier Piero Sanudo,
fo synico in Levante, in do quarantie ci vii e cri-
minal menoe sier Francesco Bragadim, quondam sier
Jacomo, fo retor e provedador a Napoli di Roma-
nia, qual ancora non era zonto ; facendoli molle
opositiom ; et, leto le scriture, messe di retenir, e
chiamarlo. Andò le parte: 14 non sincere, 20 di no,
et 26 di la parte. La pende ; non è preso alcuna
cossa ; anderà a un altro conscio. Et poi a dì 26,
iter am lo menoe. Et fo 24 di retenirlo, et 24 di no.
Nulla è preso; bisogna la terza quarantia.
A d' 24 octubrio. In colegio fo alditi quelli di 385
Castel Franche, contea Zacharia di Aleoti, va lì per
nome di provedadori di le biave, fa manzarie.
Vene 1’ orator dii papa, et presentò una letera
dii ducha di Valenza a la Signoria nostra, data a
Onta, a dì 13, in li campi pontifici]. Avisa haver auto
li soi connessi la terra e rocha di Rimano, et cogno-
sce averla da la Signoria nostra, a la qual si rico-
manda e oferisse. Et poi esso orator fè lezer una
letera di 5, di ditto ducha, sotoscrita : Cassar Bor-
gia de Francia, dux Valencice. Li dinota il progres-
so suo, et è Gessini con lui ; à 700 homeni d’ arme
et 4000 fanti, computa quelli di Vitelozo e Paulo
Baion, et missier Hercules Bentivoy è in Romagna
con 125 homeni d’arme, ha canoni 6, sacri 9, una
colobrina e altre assa’ artilarie menute, condute con
gran spesa. Et etiam ha in Romagna 5 canoni etc.,
et si oferisse far per la Signoria il tutto, cussi come
à fato far i legati ; li farà expedir presto etc. Et il
principe li rispose sapientissime, ad omnia nerba.