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da alcuni di l’isola, l’armada tufchescha, za zorni 3,
esser levata de li, e andata a la volta dii streto ; unde
si levò subito, e andò versso Cavo de Santa Maria,
394 ‘ Cao de la Natalia, et avanti 1’ arivasse de lì, a cercha
mia 20, messe in terra li galioti, e li fece far un al-
tro arsalto ad uno grosso casal, che havea uno ca-
stello in cima de un monte, che è a presso el ca-
stello del Molino, zercha mia 5. E trovorono de la
grada de Dio, per modo futi li galioti di quelle galie
stanno di bona voia ; è contenti, e reputano haver
auto un’ altra bona subvention, ancor che non man-
zano biscoto, per esser venuto quello a manche, e
manzano tormento, tìge et carne, che i hano in abon-
dantia. A di 18 intese, l'arrnada inimicha ritrovarse
tra el sopra scrito Cao de Santa Maria et el Tenedo,
e che le nave grosse, patron Carnali, se ritrovava al
ditto Cao eie. Et lui capetanio desiderava haver al-
mancho le galie grosse, quale erano al Segri, mia 60
lontan ; e mandò a chiamar quel capetanio, per sier
Francesco Pasqualigo e sier Alvise da Canal, sopra-
commiti, e poteva venir, per esser vento da ostro
molto fresche, ni miglior vento poteva haver. Non
li parse venir, per modo restò solo con le galie sotil.
Di le nave non poteva far judicio dove fusseno, per
averle lassate molto lontane ; tamen le erano zonte
al Segri, come referì essi soracomiti. A di 19, si levò
dal Molino, e andò con tute le galie sotil, unito e
streto versso Tenedo, e discopersse do velie quare
e una latina, e a quelle andono con animo grande
de investir ; quale zonte, trovò era una nave de’ ze-
noesi con uno barzoto e uno grippo, cargo de mer-
chadantie venivano da Constantinopoli za molti zor-
ni ; e il patron li disse, come a di 18 si ha via trovato
a Tenedo a mezo zorno, et era stato in galia dii ca-
petanio turchesco, e con furia el se havea levato con
tuta l’armada, e tendeva a la volta del streto, per-
chè l’intendeva esser la nostra armada li a presso,
e judichava che con el vento da ostro, che era assai
forcevel, l’imbocheria. E ditto patron li presentò
una letera di sier Andrea Grifi, di dì primo avosto,
drizata al quondam sier Marchiò Trivixam, in reco-
mandatiom di ditto patron ; e diceva star ben con
tutto el resto di li merchadanti, per numero 24,
qual erano pur relenuti, e haveano per el viver suo
aspri 1500 al mese. Et inteso el levar di ditta ar-
mata turchesca dal Tenedo, subito si drizò de li, e
non trovando alcun navilio armado, messe zercha
3000 homeni di le galie in terra, quali con el suo
armiraio andono soto el castello, dal qual veneno
fuora molti turchi, e con loro scaramuzorono un
pezo, e tagliorono 8 teste de’ turchi, e presentate li |

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dete ducati uno per una testa a quelli, justa el con-
sueto ; e chi li presentò turchi vivi, li dete ducati
tre, come è usanza ; qualli fono solum do vivi, che
li fece subito impichar. Messeno poi a sacho molte
case, che erano atorno el castello, e quelle bruso-
rono, e feno assai carne, e ritornorono a galia con
do de li nostri feridi da freze, che non hanno mal.
Era eliam uno schirazo grosso novo nel porto, et
mandoe tre galie, e al despota di le bombarde dii
castello, lo trasseno fuora, et in ipsorum conspeetu
quello fo brusato. Item, sono sia prese per le galie
sotil, tra fuste e schirazi, tra l’isola di Metelirn e
Tenedo, numero XV, senza homeni, per esser tutti
fuziti in terra, cargi di valonie, fige e molte altre 395
cosse de non tropo valor; et è conlento, tufi guada-
gnano, nè de tal guadagni è per tuor cosa alguna,
ina voi tutto sia di quelli povereti. Ilem, a dì 20 si
levò a bon hora, e andò verso el colfo de Magaris,
dove discoprite uno schirazo grosso turchesco, e al-
gune altre velliselle. El schierazo, fuzendo, per sier
Cabrici Soranzo, sopracomito, fo preso con tutti li
homeni, per numero 24 ; li quali, vedendose esser
presi, saltarono in la barella e andavano a la volta di
terra, et erano pocho lontani ; et esso sier Cabrici,
messo soto vento el schierazo, seguì la barella, la
qual sfondrò con una bonbarda, et prese li homeni ;
quelli che se defeseno forono tagliati a pezi in aqua ;
li altri che ’l prese vivi, per numero X, li fece esso
capetanio subito impichar, in conspeto de molti tur-
chi, che stavano in terra a veder el schierazo, cargo
di formento, cesere, farine et algune altre cosse. A
dì 21, zonse a l’isola de San Mandrachi, dove stete
fin a dì 24 da matina, per un podio di sinistro in-
travene a la galia, sopracomito sier Alvise Salamon,
la qual non à mal algun. Quelli dii castello di ditta
isola, volonterosi venir soto la Signoria nostra, per
esser tufi christiani, habiandolo fato intender per
sier Alvise da Canal, sopracomito, mandò el suo ar-
miraio con el ditto, con bon numero di homeni, e
ritornorono con do di li principali dii castello, e li
portano le chiave, con tanto fervor, che nihil supra.
Li aceptò, e li exortò a tenirsi in nome di la Signo-
ria nostra, che lui non li mancheria in cosa alguna,
e spesso li manderia a visitar per le galie; e cussi
promeseno esser boni e fidelissimi subditi, e zurono
fìdeltà. Li fece uno privilegio, e li donò uno sten-
dardo di San Marco, che rechieseno ; e dimandando
uno homo per governo, li promisse mandar, al qual
dovesse dar la decima de tute le intrade di l’isola,
che trazeno ogni anno; e cussi restano molto con-
tenti. La ditta isola volze mia 40, bona isola ; à uno

MCCCCC, OTTOBRE.
 
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