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(67)
Tavola XLII.

Discendendo alcune centinaja di passi verso l'estrema parte me-
ridionale della città, ma volta a settentrione ed oriente, vedesi tut-
tora in pie' una tavola da sagrifìci A, della solita pietra calcare da
taglio intonacata di stucco, e sostenuta da due mensole B e G. Va
essa contornata di un orlo largo tre pollici, che sollevasi legger-
mente sul piano della mensa , per modo che la parte di mezzo C
rimane alquanto sommessa, da potere così contenere il sangue delle
vittime.

Ci ha innanzi alla mensa una piazzetta a modo di terrazzo, for-
mata di calce e di mattoni pesti, a diritta della quale , incastrato
in un muretto, rinvennesi un vaso di terracotta che probabilmente
accoglieva il sangue delle vittime. La mensa poi si appoggia ad
mia fabbrica di pietra e calce D, che stando al medesimo livello,
ne raddoppia la larghezza, ed in essa si osserva un incastro qua-
drato E, atto a contenere la base del simulacro, cui era destinato
1' altare. Il sito poi della mensa tutta rivolta al mare, e verso quel
piccolo porto, che oggi addimandasi il Porticello (l'antico emporio
de' Soluntini), ci porge argomento a credere di essere stato dedi-
cato a Nettuno, quasiché ivi egli stesse a difesa del porto. E d'altra
parte, che i Soluntini dovessero con ispecialità rendere un culto a
questo Dio, ne pare provato abbastanza per le ragioni testé da noi
allegate (8).
 
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