CO'L COMM. DI M. EGNATIO" DANTI." J3
Ji n n 0 r A r I 0 n E SECONDA.
Et prima tratterajjtdella più nota . ) Quesla prima regola dice il Vignola,è più facile à conoscer(t
più facile à lasciarsi intendere, perche thiunche la leggerà, intenderà facilmente il modo, che si tiene
con ella regola à disegnare di Prospettiua ; se bene la pratica di meter in atto quello che c'insegna,sa-
rà lunga òt difficiletta . Ma la seconda regola , che è propria Aia, con la quale sempre operaua , se
bene è vn poco disfìcile à intenderli ; è poi tanto facile & chiara nel operare , che soprauanza la pri-
ma . Et quella poca difficultà di più, che è nell'intendere la seconda regola , speriamo che col diuino
aiuto : sarà da noi tolta via, & la ridurremo à tanta facilità , che etiamdio da ogni mezzano arrefìce
saràintesa : percioche se bene fìamo per dimoitrare Geometricamente tutti i più opportuni luoghi
con le dimoltrationi sin qui addotte per soddisfatione de'periti, reslerà nondimeno la pratica tal-
mente, che senz'esse dimostrationipotrà dagl'artefici elser ageuolmente esercitaca_,.
Che tutte le co/e vengano à terminare in vn fol punto* Cap. Il,
PE R il commune parere di tutti coloro, che hanno disegnato di Prospettiua,
hanno concluso ; f che tutte le cose apparenti alla villa vadiano à termina- Ann- *•
re in vn sòl punto : ma per tanto s lì sono trouati alcuni, che hanno hauuto parere, l l •
che hauendo l'huomo due occhi, si deue terminare in duo punti: impero non s'è
mai trouato ( che io sappia ) chi habbia operato, ò posTà operare se non con vn pun-
to , cioè vna sola viltà ; ma ncn pei ò voglio torre à definire tal questione -,.ma ciò la-
sciare a più eleuaci ingegni. Bene per il par.r miod cyy ancorché noi riabbiamo
due occhi, non riabbiamo però più che vn sensò commune : & chi ha veduto l'anno-
tomia della tesla, può insìeme hauer veduto, che li due nerui de gli occhi vanno ad
vnirlì insìeme , & parimente la cola villa, benché entri per due cechi, va à termina-
re m vn sol punto nel sensò commune,& di qui nasee qualvolta l'huomo ò lia per vo-
lontà , ò per accidente, che egli trauolga gli occhi, gli par vedere vna cosa per due,
sic stando la viltà vnita non se ne vede se non vna. Ma lìa come si voglia, per quan-
to io mi sia trauagliato in tal'arte, non sò trouare, che per più d'vn punto si polla con
ragione operare: & tanto è il mio parere, che si operi con vn sol punto,& nó con due.
^Nn oT^TIONE PRIMA.
Che tutte le crfe apparenti alla visia vadiano à terminare in vn sol punto. ) Bisogna intendere in que
ito luogo non di quelle cose, che noi vediamo semplicemente; ma di quelle che vediamo in vna sola
occhiata, lenza punto muouer la tesla, nè girar l'occhio . Percioche tutto quello che rappresenta la
Pro(pettiua,è quanto può tsser appresoda noi in vna apertura d'occhio,senza verun moto dell'occhio.
Et nello sguardo,che in quesla manie™ si fa,viene verificato quello che dal Vignola si propone in que-
llo capitolo,:hì tutte le cose si vanno ad vnire in vri sol punto, & che non si può operare se non con vii
sol punto, cioè principale, si come più à basso si dirà , & se ne è anco resa la ragione nella i o. defin.
doae s'è mostrato ,che le linee parallele si vanno à vnire in vn punto, cagionato dal veder nostro, al
quale le cose tanto minori appariseono , quanto più di
lontano da erto sono mirate , come à bastanza s'è detto
nella sopradetta & seguentedefimtione. Ma se l'occhio
non sttile fermo, & s'andasse girando,non sarebbe vero ,
che le cose s'vnissero tutte in vn punto, atteso che qu.jl
luogo, doue si congiungono tutte le linee parallele della
Prospettiua,è dirimpetto al]'occhio,il quale mutandoli,
si muterebbe anco il punto, & murerebbenlì parimente
le linee parallele da vn punto all'altro,^ si confondereb-
be ogni cosa : come qui si vedi, che se l'occhio (farà nel
punto A, tutte le parallele , che (ì imouono dalli puici
G,HJ,K,& s'andranno ad vnire nel punto C, dal quaj-
le lice il raggicene viene ai centro dell'occhio A,& con
seguentemente gli Ila a dirimpetto, & fi angoli pari so-
pra la lupertìcie della pupilla, palsaado per il centro di
quella, si cume s'è dimollraco alla proposic. 23, & 26.
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Ji n n 0 r A r I 0 n E SECONDA.
Et prima tratterajjtdella più nota . ) Quesla prima regola dice il Vignola,è più facile à conoscer(t
più facile à lasciarsi intendere, perche thiunche la leggerà, intenderà facilmente il modo, che si tiene
con ella regola à disegnare di Prospettiua ; se bene la pratica di meter in atto quello che c'insegna,sa-
rà lunga òt difficiletta . Ma la seconda regola , che è propria Aia, con la quale sempre operaua , se
bene è vn poco disfìcile à intenderli ; è poi tanto facile & chiara nel operare , che soprauanza la pri-
ma . Et quella poca difficultà di più, che è nell'intendere la seconda regola , speriamo che col diuino
aiuto : sarà da noi tolta via, & la ridurremo à tanta facilità , che etiamdio da ogni mezzano arrefìce
saràintesa : percioche se bene fìamo per dimoitrare Geometricamente tutti i più opportuni luoghi
con le dimoltrationi sin qui addotte per soddisfatione de'periti, reslerà nondimeno la pratica tal-
mente, che senz'esse dimostrationipotrà dagl'artefici elser ageuolmente esercitaca_,.
Che tutte le co/e vengano à terminare in vn fol punto* Cap. Il,
PE R il commune parere di tutti coloro, che hanno disegnato di Prospettiua,
hanno concluso ; f che tutte le cose apparenti alla villa vadiano à termina- Ann- *•
re in vn sòl punto : ma per tanto s lì sono trouati alcuni, che hanno hauuto parere, l l •
che hauendo l'huomo due occhi, si deue terminare in duo punti: impero non s'è
mai trouato ( che io sappia ) chi habbia operato, ò posTà operare se non con vn pun-
to , cioè vna sola viltà ; ma ncn pei ò voglio torre à definire tal questione -,.ma ciò la-
sciare a più eleuaci ingegni. Bene per il par.r miod cyy ancorché noi riabbiamo
due occhi, non riabbiamo però più che vn sensò commune : & chi ha veduto l'anno-
tomia della tesla, può insìeme hauer veduto, che li due nerui de gli occhi vanno ad
vnirlì insìeme , & parimente la cola villa, benché entri per due cechi, va à termina-
re m vn sol punto nel sensò commune,& di qui nasee qualvolta l'huomo ò lia per vo-
lontà , ò per accidente, che egli trauolga gli occhi, gli par vedere vna cosa per due,
sic stando la viltà vnita non se ne vede se non vna. Ma lìa come si voglia, per quan-
to io mi sia trauagliato in tal'arte, non sò trouare, che per più d'vn punto si polla con
ragione operare: & tanto è il mio parere, che si operi con vn sol punto,& nó con due.
^Nn oT^TIONE PRIMA.
Che tutte le crfe apparenti alla visia vadiano à terminare in vn sol punto. ) Bisogna intendere in que
ito luogo non di quelle cose, che noi vediamo semplicemente; ma di quelle che vediamo in vna sola
occhiata, lenza punto muouer la tesla, nè girar l'occhio . Percioche tutto quello che rappresenta la
Pro(pettiua,è quanto può tsser appresoda noi in vna apertura d'occhio,senza verun moto dell'occhio.
Et nello sguardo,che in quesla manie™ si fa,viene verificato quello che dal Vignola si propone in que-
llo capitolo,:hì tutte le cose si vanno ad vnire in vri sol punto, & che non si può operare se non con vii
sol punto, cioè principale, si come più à basso si dirà , & se ne è anco resa la ragione nella i o. defin.
doae s'è mostrato ,che le linee parallele si vanno à vnire in vn punto, cagionato dal veder nostro, al
quale le cose tanto minori appariseono , quanto più di
lontano da erto sono mirate , come à bastanza s'è detto
nella sopradetta & seguentedefimtione. Ma se l'occhio
non sttile fermo, & s'andasse girando,non sarebbe vero ,
che le cose s'vnissero tutte in vn punto, atteso che qu.jl
luogo, doue si congiungono tutte le linee parallele della
Prospettiua,è dirimpetto al]'occhio,il quale mutandoli,
si muterebbe anco il punto, & murerebbenlì parimente
le linee parallele da vn punto all'altro,^ si confondereb-
be ogni cosa : come qui si vedi, che se l'occhio (farà nel
punto A, tutte le parallele , che (ì imouono dalli puici
G,HJ,K,& s'andranno ad vnire nel punto C, dal quaj-
le lice il raggicene viene ai centro dell'occhio A,& con
seguentemente gli Ila a dirimpetto, & fi angoli pari so-
pra la lupertìcie della pupilla, palsaado per il centro di
quella, si cume s'è dimollraco alla proposic. 23, & 26.
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