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SECONDO.

XIV.
Vergine era fra lor di già matura
Verginità 5 d'alti pensieri e regi :
D'alta beltà, ma sua beltà non cura,
O tanto sol, quant' onestà sen fregi.
E% il suo pregio maggior , che tra le mura
D' anguria casa asconde i suoi gran pregi :
E da' vagheggiatori ella s'invola
Alle lodi y agli sguardi inculta e sola.
xv.
Pur guardia e (Ter non può, che' n tutto celi
Beltà degna , eh' appaja, e che s ammiri :
Nè tu il consenti , Amor ; ma la riveli
D'un giovinetto ai cupidi deliri.
Amor, ch'or cieco, or Argo, ora ne veli
Di benda gli occhi , ora ce gli apri e giri ;
Tu per mille custodie entro ai più cadi
Verginei alberghi il guardo altrui portarti.
xvi.
Colei Sofronia , Olindo egli s' appella ,
D' una cittate entrambi, e d'una fede.
Ei che modesto è sì, coni' elsa è bella,
Brama assai, poco spera , e nulla chiede 3
Nè sa seoprirsi, o non ardisee : ed ella
O lo sprezza , o noi vede , o non s avvede.
Così finora il misero ha servito
O non vi (lo, o mal noto, o mal gradito.
XVII.
S' ode l'annunzio intanto , e che s'appretta
Miserabile sirage al popol loro.
A lei che generosa è , quanto onesta ,
Viene in pensier come salvar costoro.
Move fortezza il gran pensier j l'arreda
Poi la vergogna, e '1 virginal decoro.
Vince fortezza, anzi s'accorda, e face
Se vergognosa, e la vergogna audace.
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