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C a N T 0

XXXIV.
Come al lume farfalla, ci si rivolse
Allo splendor della beltà divina ;
E rimirar dappresso i lumi volse,
Che dolcemente atto modello inchina :
E ne traise gran siamma , e la raccolse ,
Come da foco suole esca vicina :
E disse verso lei, ch'audace e baldo
Il fea degli anni e dell' amore il caldo.
xxxv.
Donna, se pur tal nome a te convieni! 3
Che non samigli tu cosa terrena :
Ne v'è figlia d'Adamo, in cui dispensl
Cotanto il ciel di sua luce serena:
Che da te si ricerca ? ed onde viensi ?
Qual tua ventura , o nostra or qui ti mena r
Fa eh' io sappia chi sei ; fa eh' io non erri
Neil' onorarti, e s'è ragion, m'atterri.
XXXVI.
Risponde : Il tuo lodar troppo alto sale 5
Né tanto in suso il merto nostro arriva :
Cosa vedi, Signor, non pur mortale,
Ma già morta ai diletti, al duol sol viva.
Mia seiagura mi spinge in loco tale,
Vergine peregrina e fuggitiva :
Ricorro al pio Gosfredo, e in lui confido3
Tal va di sua bontate intorno il grido.
XXXVII.
Tu l'adito m'impetra al Capitano,
S'hai, come pare, alma cortese e pia.
Ed egli: è ben ragion, eh'all'un germano
L' altro ti guidi > e intercelsor ti sia.
Vergine bella, non ricorri invano:
Non è vile appo lui la grazia mia:
Spender tutto potrai, come t'aggrada,
Ciò che vaglia il suo seettro, o la mia spada ♦
 
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