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LXXXH.
Me scelse Amor, te la Fortuna : or quale
Da più giusto elettore eletto parti ?
Dice Rambaldo allor : nulla ti vale
Titolo falso , ed usi inutil' arti :
Ne potrai della vergine regale
Fra i campioni legittimi mischiarti
Illegittimo servo. e chi , riprende
Cruccioso il giovinetto ? a me il contende ?
LXXXIII.
Io tei difenderò, colui rispose }
E feglisi all' incontro in quello dire :
E con voglie egualmente in lui sdegnose
L'altro si mosse, e con eguale ardire.
Ma qui stese la mano , e si frappose
La tiranna dell' alme in mezzo all' ire j
Ed all' uno dicea : deh non t'incresca >
Ch'a te compagno ? a me campion s'accresca
LXXXIV.
S'ami che salva i sia, perchè mi privi
In sì grand' uopo della nova aita ?
Dice all' altro : opportuno, e grato arrivi
Difensor di mia fama, e di mia vita.
Nè vuol ragion, nè sarà mai y eh' io schivi
Compagnia nobil tanto, e si gradita.
Così parlando, ad or ad or tra via
Alcun novo campion le sorvenia.
LXXXV.
Chi di là giunge, e chi di qua : nè 1' uno
Sapea dell' altro ; e '1 mira bieco e torto.
Elsa lieta gli accoglie, ed a ciaseuno
Mostra del suo venir gioja e conforto.
Ma già nello schiarir dell' aer bruno
S'era del lor partir Goffredo accorto :
E la mente indovina de' lor danni
D'alcun futuro mal par che s'asfanni.
 
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