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SETTIMO.
ex.
Dall'impeto medesmo in fuga è volto
Il deliro corno : e non v' è alcun , che faccia
Fuorch' Argante difesa 5 a freno sciolto
Cosi il timor precipiti gli caccia.
Egli sol ferma il passo , e mostra il volto :
Nè chi con mani cento, e cento braccia
Cinquanta seudi insieme, ed altrettante
Spade movesTe, or più faria d'Argante.
cxi.
Ei gli slocchi, e le mazze, egli dell' alle,
E de' corrieri l'impeto soslenta :
E solo par che incontra tutti balle:
Ed ora a quello, ed ora a quel s'avventa.
Pelle ha le membra, e rotte Tarme e guaite,
E sudor versa, e sangue, e par noi senta.
Ma così l'urta il popol denso, e '1 preme,
Ch'alfin lo svolge , e seco il porta insieme.
cxn.
Volge il tergo alla forza, ed al furore
Di quel diluvio, che '1 rapisee, e 1 tira.
Ma non già d'uom, che fugga ha i palsi , e'1 core j
S'all' opre della mano il cor si mira.
Serbano ancora gli occhi il lor terrore,
E le minaccie della solita ira:
E cerca ritener con ogni prova
La fuggitiva turba , e nulla giova.
cxni.
Non può far quel magnanimo, ch'almeno
Sia lor fuga più tarda, o più raccolta:
Che non ha la paura arte, nè freno,
Nè pregar qui, nè comandar s'ascolta.
Il pio Buglion, che i suoi pensieri appieno
Vede Fortuna a favorir rivolta,
Segue della vittoria il lieto corso,
E invia novello ai vincitor soccorso,
( 91 )
 
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