OTTAVO.
XIV.
Quivi da' precursori a noi vieti detto,
Ch' alto strepito d'arme avean sentito :
E viste insegne, e indizj, onde han sospetto,
Che sia vicino esercito infinito.
Non pensier, non color, non cangia aspetto,
Non muta voce il Signor nostro ardito ^
Benché molti vi lìan, eh' al fero avviso
Tingan di bianca pallidezza il viso.
xv.
Ma dice : o quale ornai vicina abbiamo
Corona o di martirio, o di vittoria:
L'una spero io ben più $ ma non meri bramo
L'altra, ove è maggior merto, e pari gloria.
Questo campo, o fratelli , ove or noi siamo,
Fia tempio sacro ad immortai memoria:
In cui l'età futura additi e mostri
Le nostre sepolture, o i trofei nostri.
xvi.
Così parla $ e le guardie indi dispone,
E gli ufficj comparte, e la satica.
Vuol eh' armato ognun giaccia, e non depone
Ei medesmo gli arnesi, o la lorica.
Era la notte ancor nella stagione,
Ch'è più del sonno , e del lilenzio amica 5
Allor, che d'urli barbaresehi udissi
Romor, che giunse al cielo, ed agli abissi.
XVII.
Si grida : all' arme, all' arme ; e Sveno involto
Neil' arme innanzi a tutti oltre si spinge :
E magnanimamente i lumi, e '1 volto
Di color d'ardimento infiamma, e tinge.
Ecco siamo aisaliti, e un cerchio folto
Da tutti i lati ne circonda, e stringe :
E intorno un boseo abbiam d'aste, e di Ipade,
E sovra noi di strali un nembo cade.
( 55 ;
XIV.
Quivi da' precursori a noi vieti detto,
Ch' alto strepito d'arme avean sentito :
E viste insegne, e indizj, onde han sospetto,
Che sia vicino esercito infinito.
Non pensier, non color, non cangia aspetto,
Non muta voce il Signor nostro ardito ^
Benché molti vi lìan, eh' al fero avviso
Tingan di bianca pallidezza il viso.
xv.
Ma dice : o quale ornai vicina abbiamo
Corona o di martirio, o di vittoria:
L'una spero io ben più $ ma non meri bramo
L'altra, ove è maggior merto, e pari gloria.
Questo campo, o fratelli , ove or noi siamo,
Fia tempio sacro ad immortai memoria:
In cui l'età futura additi e mostri
Le nostre sepolture, o i trofei nostri.
xvi.
Così parla $ e le guardie indi dispone,
E gli ufficj comparte, e la satica.
Vuol eh' armato ognun giaccia, e non depone
Ei medesmo gli arnesi, o la lorica.
Era la notte ancor nella stagione,
Ch'è più del sonno , e del lilenzio amica 5
Allor, che d'urli barbaresehi udissi
Romor, che giunse al cielo, ed agli abissi.
XVII.
Si grida : all' arme, all' arme ; e Sveno involto
Neil' arme innanzi a tutti oltre si spinge :
E magnanimamente i lumi, e '1 volto
Di color d'ardimento infiamma, e tinge.
Ecco siamo aisaliti, e un cerchio folto
Da tutti i lati ne circonda, e stringe :
E intorno un boseo abbiam d'aste, e di Ipade,
E sovra noi di strali un nembo cade.
( 55 ;