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C ^/ A" T 0
XVIII.
Nella pugna inegual (perocché venti
Gli assali tori sono incontra ad uno)
Molti d'essi piagati, e molti spenti
Son da cieche ferite all'aer bruno.
Ma il numero degli egri , e de' cadenti
Fra l'ombre oscure non discerne alcuno.
Copre la notte i noslri danni , e l'opre
Della noslra virtute insieme copre.
xix.
Pur si fra gli altri Sveno alza la fronte ,
Ch' agevol è, che ognun vedere il possa :
E nel bujo le prove anco son conte
A chi vi mira, e V incredibil possa.
Di sangue un rio, d' uomini uccisi un monte ,
D'ogn'intorno gli fanno argine, e fossa:
E dovunque ne va, sembra che porte
Lo spavento negli occhi , e in man la morte.
xx.
Cosi pugnato fu, finche l'albore
Rosseggiando nel ciel già n' apparia.
Ma poi che scosso fu il notturno orrore.
Che l'orror delle morti in se copriaj
La desiata luce a noi terrore
Con villa accrebbe dolorosa e ria \
Che pien d'e (tinti il campo , e quasi tutta
Nostra gente vedemmo ornai distrutta.
xxi.
Duemila fummo , e non siam cento. or quando
Tanto sangue egli mira, e tante morti.
Non so, se '1 cor feroce al miserando
Spettacolo si turbi, e si sconforti;
Ma già no '1 inoltra j anzi la voce alzando,
Seguiam, ne grida, que' compagni forti,
Ch' al Ciel , lunge dai laghi Averni e Stigi,
N'han segnati coi sangue alti vestigi.
 
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