Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
C <A N T 0

xxvi.
Non rimaneva in me tanta virtude,
Ch'a discerner le cose io folli prestoj
Ma vedea, come quel eh' or apre , or chiudi
Gli occhi, mezzo trai sonno, e l'esser dello
E '1 duolo ornai delle ferite crude
Più cominciava a farmi!! molesto :
Che l'inaspria l'aura notturna, e '1 gelo
In terra nuda > e sotto aperto cielo.
xxvii.
Più e più ogn'or s'avvicinava intanto
Quel lume > e insieme un tacito bisbiglio :
Sicch'a me gì linse, e mi si pose a canto.
Alzo allor , bench' appena , il debil ciglio y
E veggio duo vestiti in lungo manto
Tener due faci, e dirmi sento : o figlio,
Confida in quel Signor ch'a' pii sovviene,
E con la grazia i preghi altrui previene.
xxviii.
In tal guisa parlommi $ indi la mano
Benedicendo sovra me dirtele :
E susurrò con suon devoto e piano
Voci allor poco udite, e meno intese.
Sorgi y poi dissse, ed io leggiero e sano
Sorgo, e non sento le nemiche offese :
( O miracol gentile ) anzi mi sembra
Piene di vigor novo aver le membra.
xxix.
Stupido lor riguardo, e non ben crede
L'anima sbigottita il certo e il vero :
Onde l'un d'elsi a me : di poca fede,
Che dubbii ? o che vaneggia il tuo pensiero ?
Verace corpo è quel, che 'n noi si vede :
Servi siam di Gesù, che'1 lusinghiero
Mondo, e '1 suo falso dolce abbiam fuggito ?
E qui viviamo in loco aspro, e romito.
 
Annotationen