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OTTAVO.

liv.
Ma seguitato, e preso, alla richieda
Che noi gli facevamo alfin rispose ;
Che '1 giorno innanzi uscir della foresta
Scorse molti guerrieri , onde ei s'ascose :
E eh' un d'elsi tenea recisa testa
Per le sue chiome bionde, e sanguinose:
La qual gli parve, rimirando intento,
D'uom giovinetto, e senza peli al mento.
lv.
E che 1 medesmo poco poi Y avvolse
In un zendado dall' arcion pendente.
Soggiunse ancor, eh'all'abito raccolse
Ch' erano i cavalier di nostra gente.
Io spogliar feci il corpo, e sì men dolse,
Che piansi nel sospetto amaramente :
E portai meco l'arme, e lasciai cura,
Ch'avente degno onor di sepoltura.
lvi.
Ma se quel nobil tronco è quel eh' io credo,
Altra tomba , altra pompa egli ben merta.
Così detto Aliprando ebbe congedo,
Perocché cosa non avea più certa.
Rimase grave, e sospirò Goffredo ^
Pur nel tristo pensier non si raccerta :
E con più chiari segni il monco bullo
Conoscer vuole , e Y omicida ingiuilo.
lvii.
Sorgea la notte intanto, e sotto Y ali
Ricopriva del cielo i campi immensi :
E 1 sonno ozio dell' alme, obblio de' mali,
Lusingando sopia le cure, e i sensi ;
Tu sol punto Argillan d'acuti strali
D'aspro dolor, volgi gran cose, e pensi:
Ne l'agitato sen, ne gli occhi ponno
La quiete raccorre, o '1 molle sonno.
( 100 )
 
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