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NONO.

XLVI.
Così (tendendo dal natio suo monte
Non empie umile il Po l'angusta sponda ;
Ma sempre più, quanto è più lunge al fonte,
Di nove forze insuperbito abbonda.
Sovra i rotti confini alza la fronte
Di tauro, e vincitor d'intorno inonda :
E con più corna Adria respingej e pare
Che guerra porti, e non tributo al mare.
XLVII.
Goffredo , ove fuggir F impaurite
Sue genti vede, accorre, e le minaccia.
Qual timor, grida, è quello ? ove fuggite ?
Guardate almen chi sia quel che vi caccia.
Vi caccia un vile stuol, che le ferite
Né ricever nè dar sa nella faccia :
E se 51 vedranno incontra a se rivolto,
Temeran l'arme sol del vostro volto.
XLVIII.
Punge il destrier, ciò detto, e là si volve,
Ove di Soliman gFincendj ha scorti.
Va per mezzo del sangue, e della polve,
E de' ferri, e de' rischj, e delle morti.
Con la spada , e con gli urti apre e dissolve
Le vie più chiuse, e gli ordini più forti:
E sossbpra cader fa d'ambo i lati
Cavalieri, e cavalli, arme, ed armati .
XLIX.
Sovra i confusi monti a salto a salto
Della profonda strage oltre cammina.
L'intrepido Soldan , che 1 fero assalto
Sente venir, noi fugge e noi declina ;
Ma se gli spinge incontra, e '1 ferro in alto
Levando per ferir gli s'avvicina.
O quai duo cavalieri or la Fortuna
Dagli estremi del mondo in prova aduna!
( no )
 
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