DECIMO TERZO.
XXXVIII.
Alfine un largo spazio in forma scorge
D'Anfiteatro : e non è pianta in esso
Salvo che nel suo mezzo altero sorge,
Quasi eccelsa piramide , un ciprerso.
Colà 11 drizza j e nel mirar s'accorge,
Ch'era di varj segni il tronco impresso,
Simili a quei che in vece usò di scritto
U antico già misterioso Egitto.
XXXIX.
Fra i segni ignoti alcune note ha scorte
Del sermon di Soria , eh' ei ben poiTiede.
O tu, che dentro ai chiostri della morte
Osasti por , guerriero audace, il piede j
Deh, se non sei crudel, quanto sei forte
Deh non turbar questa secreta sede.
Perdona all' alme ornai di luce prive :
Non dee guerra co' morti aver chi vive.
XL.
Così dicea quel motto, egli era intento
Delle brevi parole ai sensi occulti.
Fremere intanto udia continuo il vento
Tra le frondi del boseo, e tra i virgulti
E trarne un suon, che ssebile concento
Par d' umani sospiri e di singulti :
E un non so che confuso indilla al core
Di pietà, di spavento, e di dolore.
XLI.
Pur tragge alfin la spada , e con gran
Percuote l'alta pianta . O meraviglia!
Manda fuor sangue la recisa seorza,
E fa la terra intorno a se vermiglia.
Tutto si raccapriccia, e pur rinforza
Il colpo , e'1 fin vederne ei si consiglia.
Allor, quasi di tomba, useir ne sente
Un indistinto gemito dolente.
( 157 )
XXXVIII.
Alfine un largo spazio in forma scorge
D'Anfiteatro : e non è pianta in esso
Salvo che nel suo mezzo altero sorge,
Quasi eccelsa piramide , un ciprerso.
Colà 11 drizza j e nel mirar s'accorge,
Ch'era di varj segni il tronco impresso,
Simili a quei che in vece usò di scritto
U antico già misterioso Egitto.
XXXIX.
Fra i segni ignoti alcune note ha scorte
Del sermon di Soria , eh' ei ben poiTiede.
O tu, che dentro ai chiostri della morte
Osasti por , guerriero audace, il piede j
Deh, se non sei crudel, quanto sei forte
Deh non turbar questa secreta sede.
Perdona all' alme ornai di luce prive :
Non dee guerra co' morti aver chi vive.
XL.
Così dicea quel motto, egli era intento
Delle brevi parole ai sensi occulti.
Fremere intanto udia continuo il vento
Tra le frondi del boseo, e tra i virgulti
E trarne un suon, che ssebile concento
Par d' umani sospiri e di singulti :
E un non so che confuso indilla al core
Di pietà, di spavento, e di dolore.
XLI.
Pur tragge alfin la spada , e con gran
Percuote l'alta pianta . O meraviglia!
Manda fuor sangue la recisa seorza,
E fa la terra intorno a se vermiglia.
Tutto si raccapriccia, e pur rinforza
Il colpo , e'1 fin vederne ei si consiglia.
Allor, quasi di tomba, useir ne sente
Un indistinto gemito dolente.
( 157 )