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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0437
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D EC IMO S E STO.
VI.
E fugge Antonio : e lasciar può la speme
Dell' imperio del mondo, ov' egli aspira.
Non fugge no, non teme il fier, non teme j
Ma segue lei che fugge, e seco il tira.
Vedresti lui limile ad noni che freme
D'amore a un tempo, e di vergogna , e d'ira
Mirar alternamente or la crudele
Pugna, eh'è in dubbio, or le fuggenti vele.
vii.
Nelle latebre poi del Nilo accolto
Attender pare in grembo a lei la morte :
E nel piacer d'un bel leggiadro volto
Sembra che '1 duro sato egli conforte.
Di cotai segni variato e scolto
Era il metallo delle regie porte.
I duo guerrier, poiché dal vago obbietto
Rivolser gli occhi , entrar nel dubbio tetto,
Vili.
Qual Meandro fra rive obblique e incerte
Scherzale con dubbio corso or cala, or monta
Quelle acque ai fonti,e quelle al mar converte
E mentre ei vien, se che ritorna, affronta :
Tali, e più inestricabili conserte
Son queste vie : ma il libro in se le impronta
II libro, don del Mago; e d'esse in modo
Parla, che le risolve, e spiega il nodo.
ix.
Poiché lasciar gli avviluppati calli,
In lieto aspetto il bel giardin s! aperse.
Acque (lagnanti, mobili cristalli,
Fior varj, e varie piante, erbe diverse,
Apriche collinette, ombrose valli,
Selve, e spelonche in una vista offerse :
E quel che'l bello, e'1 caro accresee all'opre,
L'arte che tutto fa, nulla lì seopre.
( 1S5 )
 
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