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ù 12

E C 1M 0 S E S T 0.
xxx.
Egli al lucido seudo il guardo gira $
Onde li specchia in lui qual siali , e quanto
Con delicato culto adorno, spira
Tutto odori e lascivie il crine el manto:
E'1 ferro, il ferro aver non ch'altro, mira
Dal troppo lusso effeminato a canto.
Guernito è sì ch'inutile ornamento
Sembra , non militar fero in sinimento.
xxxi,
Qual' uom da cupo e grave sonno opprelTo
Dopo vaneggiar lungo in se riviene $
Tale ei tornò nel rimirar se slesso :
Ma se stesso mirar già non sosliene.
Giù cade il guardo: e timido e dimesso
Gravando a terra la vergogna il tiene.
Si chiuderebbe e sotto il mare, e dentro
Il foco per celarli, e giù nel centro.
xxxii.
Ubaldo incominciò parlando allora :
Va F A si a tutta, e va 1' Europa in guerra :
Chiunque pregio brama, e Cristo adora
Travaglia in arme or nella Siria terra.
Te solo, o figlio di Bertoldo, fuora
Del mondo in ozio un breve angolo serra $
Te sol dell' universo il moto nulla
Move, egregio campion d' una sanciulla.
xxxiii.
Qual sonno, o qual letargo ha si sopita
La tua virtù te ? o qual viltà l'alletta?
Su su, te il Campo, e te Goffredo invita:
Te la fortuna, e la vittoria aspetta.
Vieni, o fatai guerriero, e iìa fornita
La ben comincia impresa : e l'empia setta,
Che già crollarti, a terra estinta cada
Sotto l'inevitabile tua spada*
( 186 )
 
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