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D EC IMO S ETT IMO.

XXII.
Lunghe canne Indiane arman di corte
Punte di ferro : e 'n su destrier correnti
Diretti ben che un turbine lor porte j
Se pur han turbo sì veloce i venti.
Da Siface le prime erano scorte :
Aldino in guardia ha le seconde genti :
Le terze guida Albiazar, eh'è fiero
Omicida ladron , non cavaliere.
XXIII.
La turba è appresso che lasciate avea
L'isole cinte dalle Arabiche onde :
Da cui peseando già raccor solea
Conche di perle gravide e feconde,
Sono i Negri con lor, sull' Eritrea
Marina porti alle sinistre sponde :
Quegli Agricalte, e questi Osmida regge,
Che schernisee ogni sede ed ogni legge.
XXIV.
Gli Etiopi di Meroe indi seguiro :
Meroe che quindi il Nilo isola face,
Ed Aflxabora quinci, il cui gran giro
Ex di tre regni, e di due fe capace.
Gli conducea Canario, ed Assimiro:
Re l'uno e 1' altro, e di Macon seguace,
E tributario al Califè 3 ma tenne
Santa credenza il terzo, e qui non venne.
XXV.
Poi due Regi soggetti anco venieno
Con squadre d'arco armate e di quadrella.
Un Soldano è d'Ormus, che dal gran seno
Per si co è cinta, nobil terra e bella.
L'altro di Boecan : quella è nel pieno
Del gran ssusso marino isola anch'ella j
Ma quando poi seemando il mar s'abbalsa,
Col piede aseiutto il peregrin vi passa.
 
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