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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 1
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Ozzòla, Leandro: Le rovine romane nella pittura del XVII e XVIII secolo, [1]: Appunti
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0047

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LE ROVINE ROMANE NELLA PITTURA DEL XVII E XVIII SECOLO

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1 Nella prima pare si possa leggere la firma di Pietro van Bloemen detto Stendardo: l’altra è certo dello
stesso autore.

la documentazione del paesaggio romano. Epperò più paesistica che architettonica è riuscita
l’opera loro nella sua fisionomia d’ insieme.

In nessun quadro di questa scuola, salvo qualche veduta del Campo Vaccino, sono usate
le rovine come motivo predominante della composizione: vi sono introdotte per eccezione e
vi rappresentano sempre una parte secondaria del paesaggio. Nè mai queste opere risolvono
problemi di prospettiva architettonica, in modo da contribuire al progresso di questa parte
fondamentale del quadro di rovine.

Le composizioni forse più complete e meditate dell’arte fiamminga in questo genere sono

Fig. 15 — Gaspare van Wittel (?) : Paesaggio con rovine. Prato, Pinacoteca.

la Veduta del Pantheon con un sacrifizio (fig. 6) e la Veduta di un tempietto rotondo e d’altri
monumenti, che si trovano nella Galleria nazionale antica di Roma. 1

Molto piu importante è l’elemento pittorico aggiunto da questa scuola alla visione pura-
mente architettonica degli edifizi in rovina. Per i pittori dei Paesi Bassi i ruderi non erano
 
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