LORENZO E CRISTOFORO DA LENDINARA
E LA LORO SCUOLA
i.
Fra le arti minori deve forse considerarsi fra le meno trascurate quella dei maestri
lignarì in quanto, per opera specialmente di Michele Caffi, trovò non di rado un’illu-
strazione efficace.
È avvenuto però a riguardo dei Canozi che quanti impresero a studiarli di proposito,
partissero (non escluso il Cavalcasene) dal preconcetto di considerarli in dipendenza dello
Squarcione, anziché di Piero della Francesca, e trascurassero perciò quella scienza della
prospettiva ch’è gran parte della loro singolare grandezza, e fu la base sicura dei per-
fezionamenti terminati tanto felicemente col ritrovamento della tarsia pittorica.
Ed è dal non aver visto menomamente rilevato un tale rinnovamento della tecnica
- massimo titolo di onore per i Lendinaresi — che mi ha indotto a rivedere e integrare
l’opera del Caffi, e a dedicare ai Canozi queste note, le quali ho fede potranno dimostrare
come debbano essere considerati nel campo delle arti minori i propagatori più geniali del
dolce stil nuovo.
^
Alcuni documenti, unici a portar qualche lume sull’origine dei maestri da Lendinara
erano contenuti in certe abbreviature notarili possedute dal marchese Campori e riferite
in parte dal Caffi.1 Ma per verità non si potevano dire molto chiari; nè mi fu possibile
rintracciarli fra quelli lasciati alla Biblioteca Estense dall’insigne erudito ; fu perciò fortuna
che m’avvenisse di scoprirne altri non pochi nell’Archivio di Rovigo, a cui è possibile affi-
darsi con sicurezza.2 *
Essi ci accertano che il maestro Andrea Zanesin (o Zenecin o de Zanecellis) ’ « quon-
dam Jacobi4 de Scio. Felice» padre dei celebri fratelli Lendinaresi, era nel 1447 « habitator
1 II documento più importante di quella serie di
abbreviazioni notarili è questo : Mr. Andreas Maran-
gonus filius quondam Jan di de Zanecellis de Scto. Fe-
lice tunc habitator Sane te Sophie terre Lendenarie, ecc. ;
rogito di Matteo Dutrani (?), notaro lendinarese, x° no-
vembre 1448. V. M. Caffi, Dei Canozi o Gene sini, Len-
dinara, 1878, pag. 45-49.
2 Questi documenti sono riportati o accennati in
Appendice, 3, a) e b).
5 II cognome dei Lendinaresi fu certo quello di Ca-
nozì, come risulta dalle firme autentiche di Lorenzo
e di Cristoforo ; il termine di Zanecin o Zenecin o
Zanecellis può invece accennare a un’antica origine
da Cenese o Ceneselli (alla ferrarese Zeneciè) da cui
deriverebbe naturalmente l’altro di Zenecin (il Ce-
nesino d’oggi), ch’è il nome comune che si dà agli
abitanti di quella borgata polesana.
4 II Venturi credette poter identificare (« I primordi
del rinascimento artistico a Ferrara », in Rivista sto-
rica ital., 1884, pag. 622-23) 11 padre dei Canozi con
un Andrea di Nascimbene, che non dovette essere
legato nemmeno da parentela con i Lendinaresi.
L'Arte. XVI, 35.
E LA LORO SCUOLA
i.
Fra le arti minori deve forse considerarsi fra le meno trascurate quella dei maestri
lignarì in quanto, per opera specialmente di Michele Caffi, trovò non di rado un’illu-
strazione efficace.
È avvenuto però a riguardo dei Canozi che quanti impresero a studiarli di proposito,
partissero (non escluso il Cavalcasene) dal preconcetto di considerarli in dipendenza dello
Squarcione, anziché di Piero della Francesca, e trascurassero perciò quella scienza della
prospettiva ch’è gran parte della loro singolare grandezza, e fu la base sicura dei per-
fezionamenti terminati tanto felicemente col ritrovamento della tarsia pittorica.
Ed è dal non aver visto menomamente rilevato un tale rinnovamento della tecnica
- massimo titolo di onore per i Lendinaresi — che mi ha indotto a rivedere e integrare
l’opera del Caffi, e a dedicare ai Canozi queste note, le quali ho fede potranno dimostrare
come debbano essere considerati nel campo delle arti minori i propagatori più geniali del
dolce stil nuovo.
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Alcuni documenti, unici a portar qualche lume sull’origine dei maestri da Lendinara
erano contenuti in certe abbreviature notarili possedute dal marchese Campori e riferite
in parte dal Caffi.1 Ma per verità non si potevano dire molto chiari; nè mi fu possibile
rintracciarli fra quelli lasciati alla Biblioteca Estense dall’insigne erudito ; fu perciò fortuna
che m’avvenisse di scoprirne altri non pochi nell’Archivio di Rovigo, a cui è possibile affi-
darsi con sicurezza.2 *
Essi ci accertano che il maestro Andrea Zanesin (o Zenecin o de Zanecellis) ’ « quon-
dam Jacobi4 de Scio. Felice» padre dei celebri fratelli Lendinaresi, era nel 1447 « habitator
1 II documento più importante di quella serie di
abbreviazioni notarili è questo : Mr. Andreas Maran-
gonus filius quondam Jan di de Zanecellis de Scto. Fe-
lice tunc habitator Sane te Sophie terre Lendenarie, ecc. ;
rogito di Matteo Dutrani (?), notaro lendinarese, x° no-
vembre 1448. V. M. Caffi, Dei Canozi o Gene sini, Len-
dinara, 1878, pag. 45-49.
2 Questi documenti sono riportati o accennati in
Appendice, 3, a) e b).
5 II cognome dei Lendinaresi fu certo quello di Ca-
nozì, come risulta dalle firme autentiche di Lorenzo
e di Cristoforo ; il termine di Zanecin o Zenecin o
Zanecellis può invece accennare a un’antica origine
da Cenese o Ceneselli (alla ferrarese Zeneciè) da cui
deriverebbe naturalmente l’altro di Zenecin (il Ce-
nesino d’oggi), ch’è il nome comune che si dà agli
abitanti di quella borgata polesana.
4 II Venturi credette poter identificare (« I primordi
del rinascimento artistico a Ferrara », in Rivista sto-
rica ital., 1884, pag. 622-23) 11 padre dei Canozi con
un Andrea di Nascimbene, che non dovette essere
legato nemmeno da parentela con i Lendinaresi.
L'Arte. XVI, 35.