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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 6
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Mitidieri, Salvatore: Mattia Preti detto il "Cavalier Calabrese": Cenno sulla vita e sull'opera e cataloso delle opere
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0462

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MATTIA PRETI

DETTO IL “ C AVALIER CALABRESE „

CENNO SULLA VITA E SULL’ OPERA E CATALOGO DELLE OPERE

NEL pubblicare il Catalogo delle opere di Mattia Preti, detto il Cavaliere Calabrese, non
possiamo dire che esso sia completo.

Altre ricerche restano a farsi intorno a questo pittore, di un’attività straordinaria, le cui
opere si trovano sparse per le principali gallerie d’Europa e quasi per tutte le regioni della
Penisola, ed al quale questa nostra età prepara e darà il tributo di gloria che aspetta da
tempo.

Il nostro non è che un primo tentativo, un piccolo contributo alla riesumazione, possibil-
mente completa, delle sue opere, perchè la figura dell’artista si delinei sempre più netta con
lo studio diretto dello svolgimento dell’arte sua.

Intanto, per lo studio del Preti, sento il dovere di dichiarare che moltissimo mi sono
giovato del consiglio e dell’aiuto del prof. A. Venturi, che m’hanno reso più agevole e pro-
ficuo il lavoro di ricerche.

Mattia Preti, se non riesce nuovo agli studiosi d'arte, non è però tanto familiare quanto
merita l’eccellenza dell’arte sua che può stare accanto a quella dei migliori artisti del sec. XVII.

Nacque da Cesare e Innocenza Schipano il 24 febbraio 1613 in Taverna, piccolo paese
della provincia di Catanzaro, alle falde della Sila.

Nell’età puerile fu raccomandato alle cure di Marcello Anania, che fu poi vescovo, il
quale gl’insegnò « la grammatica e le lettere», ma il ragazzo si dedicava al disegno, copiando
alcune stampe lasciate a Taverna dal fratello Gregorio che faceva il pittore a Roma, dove fu
anche principe dell’Accademia di San Luca.

Chiamato probabilmente dal fratello, Mattia si portò a Roma, ed ivi fece i primi studi,
istruendosi nel disegno in cui divenne eccellente e, frequentando l’Accademia di San Luca,
« ei venne a fare acquisto dei perfetti contorni e dell’intelligenza dei muscoli, la quale non-
dimeno egli stesso diceva aver più che altrove appresa nell’incomparabile galleria Farnese,
dipinta dal grande Annibai Caracci, e delle opere del divin Raffaello nelle stanze del Vaticano.
Aggiunse a questo studio quello della notomia per bene intendere il vero sito e il componi-
mento delle ossa e la struttura dei tendini e de’ nervi, al qual fine diessi con molta rifles-
sione a disegnare l’Èrcole Farnese, statua più di tutte opportuna al suo genio per lo risenti-
mento dei muscoli, e per la grandezza de’ contorni».1

1 Bernardo De Dominici, Vita dei Pittori, Scul-
tori ed Architetti napoletani. Napoli, 1742, t. Ili :
Vita di Mattia Preti. La vita del Preti scritta dal
De Dominici è una fonte alquanto sospetta, perchè
contiene notizie inesatte che noi tralasciamo quando
non possiamo documentarle o non si prestano ad ipo-

tesi o a discussioni utili, specialmente quelle aned-
dotiche, scritte forse con l’intento di meravigliare e
di abbellire il soggetto, variandolo, o tramandate in
buona fede dall’autore alquanto novelliere. Con ciò
non intendiamo di diminuire il merito dello storico
napoletano, al quale dobbiamo essere grati dell’opera
 
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