Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
Salmi, Mario: Spigolature d'arte Toscana
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0242

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
SPIGOLATURE D’ARTE TOSCANA

1A Toscana è centro così ricco d’arte che, non ostante l’attività della critica moderna svoltasi
_> a rintracciare e classificarne la varia e vasta produzione, accade spesso allo studioso d’im-
battersi in opere tuttora ignote o non bene determinate, anche se appartengono ai periodi più
conosciuti. Di alcune pitture e sculture sparse in luoghi diversi, appartenenti ai secoli XIV e XV
che sfuggirono ad un’accurata indagine, intendiamo discorrer qui raggruppandole per ordine
cronologico e, quando sarà possibile, per nome di autore. Cominciando dunque dalle pitture,
esaminiamo la tavola n. io del Museo civico di Pescia, rappresentante la Vergine in trono
col Bambino (fig. i), il quale distende un rotulo dove è scritto in oro a caratteri gotici : In
bonis matris \ manet hic sapientìa | patris. I carnati rosei delle guance hanno ombre verdastre
che si fanno intense nelle occhiaie; il Putto, coi capelli a grossi riccioli allineati, indossa una
leggera tunichetta chiara pendente al verde; la Madonna un rosso vestito che compare di sotto
il manto tutto rifatto, tranne nella fodera verde scura, come furono rifatti i bordi con cui
terminano le vesti. Il trono, adorno alla cosmatesca, ha lo schienale a cuspide decorata di
piccoli gattoni rampanti che spiccano sull’oro del fondo e dal sedile pende un drappo minu-
tissimo a disegno geometrico. All’attribuzione generica che porta il dipinto, di anonimo del
XIV secolo,1 è facile sostituirne una precisa: si tratta infatti di un’opera eseguita sotto la
diretta influenza di Giotto, nei primi anni del Trecento ed i caratteri morfologici come la
struttura dei volti con gli occhi allungati, il naso diritto e stretto e le mani uniformemente
lunghe e piatte, ricordano il maestro così detto della Santa Cecilia dalla sua tavola negli Uffizi,
n. 20, rappresentante la santa con otto storie della sua vita. Somiglianze evidenti quando s;
confronti la pittura di Pescia con quella dello stesso soggetto appartenente a quell’artista, di Santa
Margherita a Montici, pubblicata dal Snida.2 In ambedue, la quasi identica posizione della
Madonna, la struttura affine delle figure, i semplici nimbi non graffiti; ed è male che nel quadro
di Pescia non apparisca più per i restauri, il piegare del manto della Vergine, che forse ci
avrebbe fornito un altro utile confronto. Non si può però associare alla nostra tavola il nome
dello stesso maestro: il pittore della Santa Cecilia ha una larghezza di forme che lo ravvi-
cinano all’arte romana ed è classicheggiante anche, ad esempio, nella forma del trono a
marmie terminato in piano in tutti i suoi lavori (si veda anche nel San Pietro di San Simone
a Firenze, fot. Alinari, n. 30903) mai così goticheggiante a cuspidi con gattoni e inferiormente
con ornamenti ad arco acuto usati dall’autore del dipinto di Pescia che possiamo dunque
considerare un buon giottesco prossimo ma separato dal maestro della Santa Cecilia. Il fare
del quale ultimo, ritroviamo anche in una grande tavola cuspidata nei magazzini degli Uffizi
segnata col n. 1521. La Vergine, seduta in trono, dà il latte al Bambino; nel fondo stanno
quattro santi piccolissimi come i due che si vedono nella citata tavola di Santa Margherita

1 Stiavelli C., L’arte in Vai di Nievok, Firenze, des Uebergangs vom Duecento im Trecento; II, Der

Lumachi, 1905, pag. 61. Càcilienaltar der Uffizien, in Jahrb. der Kgl. Preuss.

2 Suida W., Einige Fio ventili. Maler aus der Zeit Kunstsaml., Band XXVI (1905), pag. 98.
 
Annotationen