APPUNTI SULLA SCUOLA PITTORICA ROMANA
DEL QUATTROCENTO
Nella vòlta della cappella di San Michele e di San Pietro ad vincala, in Santa Maria Mag-
giore, alcuni affreschi, di notevole importanza per la ricostruzione della scuola pittorica
romana nel Quattrocento, erano fin qui rimasti ignoti per essersi sotto tirata una vòlta inter-
media che li nascondeva agli occhi dei ricercatori. Nelle vele sono effigiati i quattro Evangelisti,
coi loro simboli (es. figg. I e 2).
La monumentalità delle figure sedute, inscritte entro schemi quasi geometrici, il rigore
dei lineamenti racchiusi entro un ovoide, la trasparenza del colore, a bianche lumeggiature,
il metodo di indicare i capelli a ciocche formanti S, una certa maestà impressa negli aspetti
ci richiamano a Pier della Francesca.
Non hanno tuttavia di Pier della Francesca questi Evangelisti tutta la fine ricerca, la
purezza del colore e la grande spiritualità: il segno è grosso e i tratti dei volti sono troppo
accentuati. Evidentemente siamo di fronte a un seguace, il quale, per certi caratteri, è affine
a Lorenzo da Viterbo.
Il modulo del volto di San Luca Eva?igelista ricorda, difatti, quello di una delle due donne
che a sinistra assistono alla scena della Presentazione della Vergine al Tempio di Lorenzo in
Santa Maria della Verità, a Viterbo; e la testa dell’Evangelista Marco rammenta il Sant’Antonio
abate nell’affresco della parete d’ingresso nella medesima chiesa, opera probabile di Lorenzo,1
e un poco anche uno dei dottori nella vòlta della cappella Mazzatosta.
Ma il pittore della cappella di Santa Maria Maggiore non manifesta gli ardori del fervido
Lorenzo, nè i suoi studi realistici ; egli è più calmo e più stretto alle regole della scuola.
Devesi, dunque, concludere che il pittore della vòlta della Cappella di San Michele e
San Pietro in Santa Maria Maggiore è un seguace di Pier della Francesca, affine a Lorenzo
da Viterbo.
Tanto ci documenta l’esame severo degli affreschi.
Ma, ahimè! il Vasari aveva scritto1 2 che Benozzo aveva frescata una cappella, a destra
della porta principale, in Santa Maria Maggiore. Munito di tale notizia, mons. Biasiotti3
pubblica le pitture assegnandole senz’altro al seguace dell’Angelico, e, peggio ancora, pone
a confronto oltre le vòlte di San Gemignano e di Montefalco, gli angeli in adorazione della
Cappella dei Medici a Firenze, e trova riscontri con la vòlta della cappella Niccolina in Vaticano-
Ma, forte della sua notizia vasariana, tutto trionfante, mons. Biasiotti al principio del suo
articolo, non esita a scoprire in fallo gli scrittori che avevano affermato essere distrutti gli
affreschi di Benozzo in Santa Maria Maggiore, quasi che avessero dovuto armarsi di occhi
lincei per penetrare al di là del soffitto !
1 Cfr. A. Venturi, Storia dell'arte italiana, voi. VII, 3 Giovanni Biasiotti, Affreschi di Benozzo Gozzoli
parte IL in Santa Maria Maggiore in Roma in Ballettino
2 Cfr. Vasari, Le Vite, ed. Sansoni, t. III, pag. 48. d’Arte, 1913.
DEL QUATTROCENTO
Nella vòlta della cappella di San Michele e di San Pietro ad vincala, in Santa Maria Mag-
giore, alcuni affreschi, di notevole importanza per la ricostruzione della scuola pittorica
romana nel Quattrocento, erano fin qui rimasti ignoti per essersi sotto tirata una vòlta inter-
media che li nascondeva agli occhi dei ricercatori. Nelle vele sono effigiati i quattro Evangelisti,
coi loro simboli (es. figg. I e 2).
La monumentalità delle figure sedute, inscritte entro schemi quasi geometrici, il rigore
dei lineamenti racchiusi entro un ovoide, la trasparenza del colore, a bianche lumeggiature,
il metodo di indicare i capelli a ciocche formanti S, una certa maestà impressa negli aspetti
ci richiamano a Pier della Francesca.
Non hanno tuttavia di Pier della Francesca questi Evangelisti tutta la fine ricerca, la
purezza del colore e la grande spiritualità: il segno è grosso e i tratti dei volti sono troppo
accentuati. Evidentemente siamo di fronte a un seguace, il quale, per certi caratteri, è affine
a Lorenzo da Viterbo.
Il modulo del volto di San Luca Eva?igelista ricorda, difatti, quello di una delle due donne
che a sinistra assistono alla scena della Presentazione della Vergine al Tempio di Lorenzo in
Santa Maria della Verità, a Viterbo; e la testa dell’Evangelista Marco rammenta il Sant’Antonio
abate nell’affresco della parete d’ingresso nella medesima chiesa, opera probabile di Lorenzo,1
e un poco anche uno dei dottori nella vòlta della cappella Mazzatosta.
Ma il pittore della cappella di Santa Maria Maggiore non manifesta gli ardori del fervido
Lorenzo, nè i suoi studi realistici ; egli è più calmo e più stretto alle regole della scuola.
Devesi, dunque, concludere che il pittore della vòlta della Cappella di San Michele e
San Pietro in Santa Maria Maggiore è un seguace di Pier della Francesca, affine a Lorenzo
da Viterbo.
Tanto ci documenta l’esame severo degli affreschi.
Ma, ahimè! il Vasari aveva scritto1 2 che Benozzo aveva frescata una cappella, a destra
della porta principale, in Santa Maria Maggiore. Munito di tale notizia, mons. Biasiotti3
pubblica le pitture assegnandole senz’altro al seguace dell’Angelico, e, peggio ancora, pone
a confronto oltre le vòlte di San Gemignano e di Montefalco, gli angeli in adorazione della
Cappella dei Medici a Firenze, e trova riscontri con la vòlta della cappella Niccolina in Vaticano-
Ma, forte della sua notizia vasariana, tutto trionfante, mons. Biasiotti al principio del suo
articolo, non esita a scoprire in fallo gli scrittori che avevano affermato essere distrutti gli
affreschi di Benozzo in Santa Maria Maggiore, quasi che avessero dovuto armarsi di occhi
lincei per penetrare al di là del soffitto !
1 Cfr. A. Venturi, Storia dell'arte italiana, voi. VII, 3 Giovanni Biasiotti, Affreschi di Benozzo Gozzoli
parte IL in Santa Maria Maggiore in Roma in Ballettino
2 Cfr. Vasari, Le Vite, ed. Sansoni, t. III, pag. 48. d’Arte, 1913.