INCISIONI SU STAGNO DI FRANC. ALGAROTTI
CHI non conosce l’edizione delle Opere di Francesco Algarotti uscita a Venezia nel 1791-94
dai torchi dell’editore Palese? Se il bibliofilo la ricerca per la bellezza tipografica, o il
raccoglitore per i numerosi piccoli rami di cui è ornata — dovuti alla penna e al bulino del
Francesco Algarotti : Incisioni su stagno.
Morghen, di Francesco Novelli, del Mingardi e dello stesso Algarotti — gli studiosi ricorrono
ad essa frequentemente come a fonte preziosa di notizie per la storia dell’arte.
L’Algarotti dedicò infatti gran parte della sua multiforme attività alla ricerca di quadri
degli antichi maestri, che egli comperava per sè o, purtroppo assai di sovente, per conto della
corte di Sassonia: molti capolavori passarono così, per colpa sua, dalle raccolte italiane alla
Galleria di Dresda, in un secolo nel quale i nostri principi non si curavano più di acquistare
come per il passato opere d’arte, e i patrizi se ne liberavano onde far fronte al lusso sempre
più dispendioso.
Nè l’attività artistico-commerciale dell’Algarotti si limitò a questo sterile o dannoso fervore
antiquario: egli amò anche far lavorare, sia per la galleria sassone, sia per conto proprio i
migliori artisti contemporanei, quali il Tiepolo, il Piazzetta, l’Amigoni, commettendo loro dei
quadri, fornendo loro talvolta anche il soggetto. E siccome di queste compere, di queste com-
missioni l’Algarotti amava intrattenersi con gli amici e coi corrispondenti, le sue lettere sono
una miniera di notizie che altrove si cercherebbero invano.
CHI non conosce l’edizione delle Opere di Francesco Algarotti uscita a Venezia nel 1791-94
dai torchi dell’editore Palese? Se il bibliofilo la ricerca per la bellezza tipografica, o il
raccoglitore per i numerosi piccoli rami di cui è ornata — dovuti alla penna e al bulino del
Francesco Algarotti : Incisioni su stagno.
Morghen, di Francesco Novelli, del Mingardi e dello stesso Algarotti — gli studiosi ricorrono
ad essa frequentemente come a fonte preziosa di notizie per la storia dell’arte.
L’Algarotti dedicò infatti gran parte della sua multiforme attività alla ricerca di quadri
degli antichi maestri, che egli comperava per sè o, purtroppo assai di sovente, per conto della
corte di Sassonia: molti capolavori passarono così, per colpa sua, dalle raccolte italiane alla
Galleria di Dresda, in un secolo nel quale i nostri principi non si curavano più di acquistare
come per il passato opere d’arte, e i patrizi se ne liberavano onde far fronte al lusso sempre
più dispendioso.
Nè l’attività artistico-commerciale dell’Algarotti si limitò a questo sterile o dannoso fervore
antiquario: egli amò anche far lavorare, sia per la galleria sassone, sia per conto proprio i
migliori artisti contemporanei, quali il Tiepolo, il Piazzetta, l’Amigoni, commettendo loro dei
quadri, fornendo loro talvolta anche il soggetto. E siccome di queste compere, di queste com-
missioni l’Algarotti amava intrattenersi con gli amici e coi corrispondenti, le sue lettere sono
una miniera di notizie che altrove si cercherebbero invano.