IL TESORO SACRO DEL DUOMO DI VERO-LI ED I SUOI CIMELI
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ancora una pallida idea di que’ due cimeli del sec. XIII. 1 Di queste due incisioni una ci pre-
senta infatti la prima cassetta descritta dal Necchiaroli con le immagini di Santa Maria Salome
e dei suoi figli eseguite a sbalzo su argento in rilievo basso. Se non che questa incisione
mostra anche un fianco decorato da una figura, mancante del nimbo, della iscrizione e di
attributi che la rendano facilmente identificabile; ma essa lascia pensare che non solo il lato
descritto dal Necchiaroli, ma tutte le facce di questo cofanetto fossero decorate da altre imma-
gini. La seconda incisione rappresenta l’altra cassetta descritta dal citato autore: in essa le
immagini dorate, eseguite a rilievo più robusto della prima, spiccavano su fondo d’argento.
Nel centro è notevole la figura del Vescovo Leto, donatore di questi reliquiari, rappresentato
in ginocchio, in atto supplichevole. Come ho già detto, ambedue queste mediocri incisioni
portano alterati i caratteri stilistici dei santi che ornavano i due scomparsi cimeli, come evi-
Cassa in pietra
(Fotografia Franchi de’ Cavalieri).
dentemente sono alterati i caratteri epigrafici che identificavano le immagini, dei quali ultimi
una esatta riproduzione è invece nell’opera del Necchiaroli.
Il reliquiario di argento dorato fatto a forma di ostensorio e contenente l’anca, al quale
pure accenna il Necchiaroli, andò anch’esso perduto, giacché fu privato della reliquia nel 1742,
quando in occasione di un solenne centenario di Santa Salome, si fece una ricognizione di
tutte quelle ossa. Difatti nell’istromento della ricognizione è detto che insieme alle altre ossa
fu rinchiusa in una cassa anche quella reliquia1 2 e negli atti notarili seguenti a riguardo della
1 Nell’anno 1739, pochi anni cioè dopo la pubbli-
cazione del Necchiaroli, i Canonici della Cattedrale
incaricarono Mons. V. Giovardi di far eseguire in
Roma un busto di argento di Sant’Andrea, patrono
di Yeroli, se non che per assottigliar la spesa vennero
fusi o venduti alcuni oggetti di valore. Trovo difatti
nell’Archivio della Cattedrale (voi. XIX) una lettera
del Giovardi in cui si rende conto di tali oggetti e tra
l’altro si parla «di una croce d’oro con pietre, di due
cassettine di argento e di altri sette pezzi». Nessuno
potrebbe affermare con certezza che qui si tratti pro-
prio dei due perduti cimeli del Vescovo Leto ; ma il
non aver trovato cenno di tali cassette in epoca po-
steriore e specialmente negli atti notarili, minutissimi
di particolari, a riguardo della transazione delle ossa
di Santa Salome avvenuta poco dopo, cioè nel 1742,
mi lascia sospettare che le due cassettine di argento
accennate nella lettera siano proprio i due cimeli del
sec. xiii.
2 « Recognitio Sacri corporis Sanctae Mariae Salome
Verulanae Civitatis insignis Protectricis ». Vedi Ca-
perna, Monografia cit., pagg. 67 e 73.
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ancora una pallida idea di que’ due cimeli del sec. XIII. 1 Di queste due incisioni una ci pre-
senta infatti la prima cassetta descritta dal Necchiaroli con le immagini di Santa Maria Salome
e dei suoi figli eseguite a sbalzo su argento in rilievo basso. Se non che questa incisione
mostra anche un fianco decorato da una figura, mancante del nimbo, della iscrizione e di
attributi che la rendano facilmente identificabile; ma essa lascia pensare che non solo il lato
descritto dal Necchiaroli, ma tutte le facce di questo cofanetto fossero decorate da altre imma-
gini. La seconda incisione rappresenta l’altra cassetta descritta dal citato autore: in essa le
immagini dorate, eseguite a rilievo più robusto della prima, spiccavano su fondo d’argento.
Nel centro è notevole la figura del Vescovo Leto, donatore di questi reliquiari, rappresentato
in ginocchio, in atto supplichevole. Come ho già detto, ambedue queste mediocri incisioni
portano alterati i caratteri stilistici dei santi che ornavano i due scomparsi cimeli, come evi-
Cassa in pietra
(Fotografia Franchi de’ Cavalieri).
dentemente sono alterati i caratteri epigrafici che identificavano le immagini, dei quali ultimi
una esatta riproduzione è invece nell’opera del Necchiaroli.
Il reliquiario di argento dorato fatto a forma di ostensorio e contenente l’anca, al quale
pure accenna il Necchiaroli, andò anch’esso perduto, giacché fu privato della reliquia nel 1742,
quando in occasione di un solenne centenario di Santa Salome, si fece una ricognizione di
tutte quelle ossa. Difatti nell’istromento della ricognizione è detto che insieme alle altre ossa
fu rinchiusa in una cassa anche quella reliquia1 2 e negli atti notarili seguenti a riguardo della
1 Nell’anno 1739, pochi anni cioè dopo la pubbli-
cazione del Necchiaroli, i Canonici della Cattedrale
incaricarono Mons. V. Giovardi di far eseguire in
Roma un busto di argento di Sant’Andrea, patrono
di Yeroli, se non che per assottigliar la spesa vennero
fusi o venduti alcuni oggetti di valore. Trovo difatti
nell’Archivio della Cattedrale (voi. XIX) una lettera
del Giovardi in cui si rende conto di tali oggetti e tra
l’altro si parla «di una croce d’oro con pietre, di due
cassettine di argento e di altri sette pezzi». Nessuno
potrebbe affermare con certezza che qui si tratti pro-
prio dei due perduti cimeli del Vescovo Leto ; ma il
non aver trovato cenno di tali cassette in epoca po-
steriore e specialmente negli atti notarili, minutissimi
di particolari, a riguardo della transazione delle ossa
di Santa Salome avvenuta poco dopo, cioè nel 1742,
mi lascia sospettare che le due cassettine di argento
accennate nella lettera siano proprio i due cimeli del
sec. xiii.
2 « Recognitio Sacri corporis Sanctae Mariae Salome
Verulanae Civitatis insignis Protectricis ». Vedi Ca-
perna, Monografia cit., pagg. 67 e 73.