IL TESORO SACRO DEL DUOMO DI VER OLI ED I SUOI CIMELI
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senta il capo della Santa con parte delle spalle, che ne formano la base. In argento dorato
e lavorato a martello questa opera deve attribuirsi a qualche artista provinciale che s’ispirò a
lavori consimili di arte bizantina: la rigidità della posa, la perfetta simmetria delle varie parti,
una certa spaventosa atrocità degli occhi incavati, niellati e tagliati a mandorla ricordano l’arte
bizantina; l’assenza poi di caratteri anatomici e una certa generale trascuratezza nel modellato
rivelano l’attitudine modesta di un artefice provinciale. Sul collo e sul petto della Santa si
vedono applicati due fermagli smaltati : il primo, sul collo, di forma quadrangolare, presenta
un rombo dai cui lati partono i gambi di quattro foglioline: il colore della pasta vitrea verde
cupo e rosso vinoso son colori caratteristici degli smalti bizantini. 1 II secondo collocato sul
petto e per la linea generale che ricorda il fiore polilobato e per il colore più vivace degli
smalti potrebbe essere alquanto posteriore. Ambedue gli smalti sono ottenuti col colare la
Busto di Santa Salome
(Fotografia Franchi de’ Cavalieri).
pasta vitrea entro spazi scavati sulla lastra metallica, appartengono cioè a quella categoria
degli smalti che i Francesi chiamano champlevè.
Nel 1350, nel giorno 8 settembre, avendo un violentissimo terremoto devastata la Città,1 2
nella generale rovina cadde anche la Chiesa di Santa Salome e furono così travolte fra le
macerie anche le reliquie della Protettrice. Fortunatamente i reliquiari rimasero illesi e furono
ricuperati; la sola cassa di pietra riportò spezzato il coperchio. Sicché con ogni solennità
queste reliquie dissepolte furono processionalmente portate dalla rovinata Chiesa della Santa
alla Chiesa Cattedrale nel giorno 25 maggio dell’anno seguente; il qual giorno fu anche in
seguito celebrato dal clero verolano come ricordo di questa Translazione. Fu allora che le
ossa tolte dalla danneggiata cassa di pietra furono custodite in una cassetta di legno che deve
perciò attribuirsi al sec. XIV. Tale cassetta in legno di pioppo lunga cm. 55, larga cm. 27,
alta cm. 22 è ricoperta, secondo un gusto preferito in quel secolo, da un sottile strato di
pastiglia che presenta impressa una semplice e geometrica decorazione di quadratini a rilievo,
colorati in verde cupo e nero con sottili listelli rossicci. Tutta la cassa è cerchiata da varie
strisce di ferro e veniva chiusa da una serratura, la quale, mancando la chiave, venne forzata
1 Diehl, Manuel d’art byzantin, pag. 289. , Italia Sacra, luogo cit.
2 Caperna, Storia di Ver oli, cap. XIX; Ughelli,
L'Arte. XVI, 24.
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senta il capo della Santa con parte delle spalle, che ne formano la base. In argento dorato
e lavorato a martello questa opera deve attribuirsi a qualche artista provinciale che s’ispirò a
lavori consimili di arte bizantina: la rigidità della posa, la perfetta simmetria delle varie parti,
una certa spaventosa atrocità degli occhi incavati, niellati e tagliati a mandorla ricordano l’arte
bizantina; l’assenza poi di caratteri anatomici e una certa generale trascuratezza nel modellato
rivelano l’attitudine modesta di un artefice provinciale. Sul collo e sul petto della Santa si
vedono applicati due fermagli smaltati : il primo, sul collo, di forma quadrangolare, presenta
un rombo dai cui lati partono i gambi di quattro foglioline: il colore della pasta vitrea verde
cupo e rosso vinoso son colori caratteristici degli smalti bizantini. 1 II secondo collocato sul
petto e per la linea generale che ricorda il fiore polilobato e per il colore più vivace degli
smalti potrebbe essere alquanto posteriore. Ambedue gli smalti sono ottenuti col colare la
Busto di Santa Salome
(Fotografia Franchi de’ Cavalieri).
pasta vitrea entro spazi scavati sulla lastra metallica, appartengono cioè a quella categoria
degli smalti che i Francesi chiamano champlevè.
Nel 1350, nel giorno 8 settembre, avendo un violentissimo terremoto devastata la Città,1 2
nella generale rovina cadde anche la Chiesa di Santa Salome e furono così travolte fra le
macerie anche le reliquie della Protettrice. Fortunatamente i reliquiari rimasero illesi e furono
ricuperati; la sola cassa di pietra riportò spezzato il coperchio. Sicché con ogni solennità
queste reliquie dissepolte furono processionalmente portate dalla rovinata Chiesa della Santa
alla Chiesa Cattedrale nel giorno 25 maggio dell’anno seguente; il qual giorno fu anche in
seguito celebrato dal clero verolano come ricordo di questa Translazione. Fu allora che le
ossa tolte dalla danneggiata cassa di pietra furono custodite in una cassetta di legno che deve
perciò attribuirsi al sec. XIV. Tale cassetta in legno di pioppo lunga cm. 55, larga cm. 27,
alta cm. 22 è ricoperta, secondo un gusto preferito in quel secolo, da un sottile strato di
pastiglia che presenta impressa una semplice e geometrica decorazione di quadratini a rilievo,
colorati in verde cupo e nero con sottili listelli rossicci. Tutta la cassa è cerchiata da varie
strisce di ferro e veniva chiusa da una serratura, la quale, mancando la chiave, venne forzata
1 Diehl, Manuel d’art byzantin, pag. 289. , Italia Sacra, luogo cit.
2 Caperna, Storia di Ver oli, cap. XIX; Ughelli,
L'Arte. XVI, 24.