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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 3
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Scaccia-Scarafoni, Camillo: Il tesoro sacro del duomo di Veroli es i suoi cimeli medioevali, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0220

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186

CAMILLO SCACCIA-SCARAFONI

nel 1742, quando si volle fare la ricognizione del corpo di Santa Maria Salome, come testifica
l’atto notarile steso in quella circostanza. 1

Questa cassetta deve dunque attribuirsi alla seconda metà del sec XIV : la decorazione
di pastiglia, ottenuta con una composizione di stucco, colla, tela, compressa secondo leggeris-
simi rilievi è caratteristica in cofani, casse, cornici lignee di questo secolo e l’invenzione di
essa deriverebbe, secondo il Vasari, da Margaritone d’Arezzo vissuto nella seconda metà del
secolo precedente. In questa cassa poi la stessa cerchiatura di ferro, la serratura messa in
evidenza formano un complemento di mobile e sono anch’esse caratteristiche decorazioni di
simili cofani del sec. XIV, nei quali alla ferratura era affidata una funzione ornamentale non
secondaria.2

In questa cassetta di legno rimasero nella Cattedrale per più secoli le reliquie della
Patrona di Veroli fino al già ricordato anno 1742, quando il Vescovo di Veroli, Lorenzo
Tartagni, fatta costruire nella risorta Chiesa della Santa Protettrice una Confessione sul disegno
di quelle delle grandi Basiliche romane, vi trasportò quei resti mortali nel giorno già sacro

Cassa in legno e pastiglia
(Fotografia Franchi de’ Cavalieri).

alla Traslazione, il 25 maggio. L’iscrizione che tuttora si legge nella Confessione della Chiesa
di Santa Salome ricorda tali avvenimenti.

Altre circostanze inoltre contribuivano a rendere più ricco il Santuario Verolano. La
Protettrice aveva avuti — secondo la tradizione — compagni nella predicazione della nuova
fede i Santi Biagio e Demetrio, che abbiamo visti effigiati su una delle cassette del Vescovo
Leto: essi avrebbero sostenuto il martirio nella stessa città di Veroli ed i loro corpi, sepolti
dai primitivi cristiani, sarebbero tornati in luce sotto il pontificato di Celestino III. 3 Certo
fino alla metà del sec. XVIII, come ci rassicura la testimonianza del ricordato Necchiaroli, 4 si
conservavano nel tesoro della Cattedrale due antichi reliquiari, l’uno in forma di busto conte-
nente la testa di San Biagio, fatto fare dal Vescovo Giovanni, circa l’anno 1478; l’altro con-
tenente un'anca di San Demetrio, ambedue in argento. Se non che, venute nuovamente in
luce nel 1743 le reliquie di questi Santi5 il Capitolo della Cattedrale volle far rinchiudere in
un busto di argento anche la testa di San Demetrio, ma pur troppo, per avere due reliquiari
somiglianti, alterò l’antico reliquiario fatto fare dal Vescovo Giovanni nel sec. XV facendo
adattare l’antica testa di San Biagio ad un busto moderno e mediocremente ottenuto.b Del-

1 « Ferrea sera laborioso opere et per vim ob cle-
fectum clavis infracta».

2 A. Melami. L’arte nell’industria, Vallardi, Voi. I,
pag 329.

3 « Quorum felicia corpora a Christianis sepulta, cum

diu ignota fuissent, Coelestino III Pont. Maximo, cum

cuidam Bernardino Vendano in sommis apparuissent,

ab Episcopo reperta sunt IV Kal. Junii ». Ferrari,
Cat. Sanct.

4 II Necchiaroli li descrive come cose allora pre-
senti. Op. cit., pag. 223.

5 Caperna, Monografia cit., pag. 99,

6 Questo fatto conferma ancora di più la mia ipo-
tesi sulla distruzione delle due cassette del Vescovo
 
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