SPIGOLATURE D'ARTE TOSCANA
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malcomposto San Marco. Il Sant’Antonio siede solennemente sopra un guanciale in una
specie di sella classica, cui è appoggiato con buon effetto decorativo un drappo; le pieghe
del saio un po’ trite scendono giù con grande naturalezza e nulla hanno di manierato e di
goffo. A dare al volto un carattere forte, ma nello stesso tempo burbero e irascibile, si valse
lo scultore di un’asimmetria facciale assai efficace rialzando sull’occhio sinistro la curva del
sopracciglio. La nobile esecuzione, dunque, e la finezza tecnica di certi particolari, può lasciare
un po’ dubitosi quand’anche si tenga conto che siamo di fronte ad una statua di terracotta e
non di marmo come le due di Firenze, la materialità delle quali contrasta per accogliere sicura-
mente l’attribuzione al Lamberti. Ammesso però che il Vasari abbia detto giusto, non può
assegnarsi la nostra scultura ad un periodo anteriore alle due succitate, perchè il volgere dei
panni e l’abilità tecnica fanno pensare ad un maestro, non solo già esperto della sua arte, ma
già inoltrato nel Quattrocento che cerca in qualche modo di ravvicinarsi all' ispirazione clas-
sica e riesce a trovare una certa grandezza morale, incitato a ciò dai giovani scultori, special-
mente da Donatello, da cui pare che abbia preso come esemplare il San Giovanni Evangelista
del Duomo fiorentino. Quindi ad un tempo assai posteriore al 1416 (in cui fu compiuto il
San Luca) dovremmo assegnare il Sant’Antonio, il quale verrebbe cosi a rivelarci un nuovo
periodo, il più tardo, di Niccolò di Piero a noi noto negli ultimi suoi tempi — secondo le
notizie archivistiche — soltanto come architetto e come decoratore, a Venezia e a Bologna,
Mario Sai.mi.
Fig. 13 — Niccolò di Piero (?) : Sant’Antonio
Arezzo, Villa Vivarelli.
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malcomposto San Marco. Il Sant’Antonio siede solennemente sopra un guanciale in una
specie di sella classica, cui è appoggiato con buon effetto decorativo un drappo; le pieghe
del saio un po’ trite scendono giù con grande naturalezza e nulla hanno di manierato e di
goffo. A dare al volto un carattere forte, ma nello stesso tempo burbero e irascibile, si valse
lo scultore di un’asimmetria facciale assai efficace rialzando sull’occhio sinistro la curva del
sopracciglio. La nobile esecuzione, dunque, e la finezza tecnica di certi particolari, può lasciare
un po’ dubitosi quand’anche si tenga conto che siamo di fronte ad una statua di terracotta e
non di marmo come le due di Firenze, la materialità delle quali contrasta per accogliere sicura-
mente l’attribuzione al Lamberti. Ammesso però che il Vasari abbia detto giusto, non può
assegnarsi la nostra scultura ad un periodo anteriore alle due succitate, perchè il volgere dei
panni e l’abilità tecnica fanno pensare ad un maestro, non solo già esperto della sua arte, ma
già inoltrato nel Quattrocento che cerca in qualche modo di ravvicinarsi all' ispirazione clas-
sica e riesce a trovare una certa grandezza morale, incitato a ciò dai giovani scultori, special-
mente da Donatello, da cui pare che abbia preso come esemplare il San Giovanni Evangelista
del Duomo fiorentino. Quindi ad un tempo assai posteriore al 1416 (in cui fu compiuto il
San Luca) dovremmo assegnare il Sant’Antonio, il quale verrebbe cosi a rivelarci un nuovo
periodo, il più tardo, di Niccolò di Piero a noi noto negli ultimi suoi tempi — secondo le
notizie archivistiche — soltanto come architetto e come decoratore, a Venezia e a Bologna,
Mario Sai.mi.
Fig. 13 — Niccolò di Piero (?) : Sant’Antonio
Arezzo, Villa Vivarelli.