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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 4
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Fogolari, Gino: L' accademia veneziana di pittura e scoltura del settecento, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0283

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VACCADEMIA VENEZIANA DI PITTURA E SCOLTURA DEI SEITECENTO 249

sono, alcune vaghe notizie intorno a un quadro di
soggetto sacro, del Guardi, che si diceva esistere in
una chiesetta presso Latisana, non mi avessero por-
tato a trovare una pittura interessante solo per la
firma: Gio. Afitonio Guardi feat. E una pala di pic-
cole dimensioni nell’oratorio privato della Villa Ga-
spari ex-Mocerfigo a San Michele del Tagliemento,
che rappresenta il Transito di San Giuseppe (fig. 8);
tutta di maniera, con qualche ricordo tiepolesco e
del Pittoni, oscura e di brutto colore, irrimediabil
mente una povera cosa, rimasta, si direbbe, a giusti-
ficare l’oblio di Antonio Guardi pittore, sia pure ac-
cademico. 1

1 ritrattisti erano rappresentati fra gli accademici
dal Nazzari, dal Nogari e dal Pasquetti, come vedremo.

Non v’erano, si può dire, paesisti, se non vo-
gliamo tener per tali lo Joli e il Visentini, che me-
glio sarebbero definiti come pittori d’architettura o
prospettici. Di ornatisti o quadraturisti, come anche
si chiamavano, oltre a Francesco Zanchi v’era Gero-
lamo Mengozzi Colonna e quest’ultimo, valentissimo
collaboratore del Tiepolo agli Scalzi e a Palazzo
Labia, valeva certo per molti, ed era appassionatis-
simo dell’arte.2

Se togliamo il Tiepolo, il Pittoni e il Longhi,
certo i nuovi pittori accademici non brillavano per
originalità; Sebastiano Ricci, il Lazzarini, il Piazzetta
e più che tutti vivo e trionfante il Tiepolo, erano i
modelli seguiti dagli altri umili maestri; ma l’origi-
nalità non è mai stata titolo necessario per essere
ammessi alle Accademie.

Gli scultori, in gruppo a parte, portavano nella T

A . _ Flg. 8 — Antonio Guardi : La morte

nuova istituzione uomini di molto valore, per quanto ^ San Giuseppe. Villa Gaspari.

tutti un po’ avanti negli anni e ormai sul declinare.

Al principio del settecento la scultura si era riaffermata a Venezia con artisti valentissimi
e la loro abilità plastica aveva, io penso, validamente influito a ridar nuova consistenza for-
male anche alla pittura.

Antonio Corradini da Este, famoso per le sue donne coperte da veli trasparenti, aveva
preso nel 1723 l’iniziativa di istituire uno speciale Collegio degli scultori per distinguerli dagli

1 II suo nome figura di frequente nelle relazioni
delle sedute accademiche. Morì nella parrocchia dei
SS. Apostoli il 23 gennaio 1760.

2 Mancando una buona scuola per i giovani pittori,
come si disse, nel 1730 Gerolamo Mengozzi Colonna
propose di sostenerne una a sue spese e deferente
all’autorità del Collegio, gli sottopose uno Statuto in
cui prescriveva un completo programma di studi, vo-
lendo naturalmente, per amore dell’arte sua, che fosse
fatta gran parte all’architettura e alla prospettiva, e
che si facesse esperienza di un certo sno trattato

L’Arte. XVI, 32.

scientifico. Infatti egli proponeva di esercitare la gio-
ventù nello studio del nudo; dettare la geometria di
Nicolò Tartaglia, l’ottica dello stesso autore, la pro-
spettica di Mons. Daniele Barbaro, la gnonomia di
Gerolamo Mengozzi, l’opera sua, che non so se sia
stata stampata, l’architettura del Palladio e dello Sca-
mozzi e la comparazione dei precetti architettonici con
le leggi dell’ottica. Non sappiamo quale successo
abbia avuto la nobile iniziativa, ma il fervore del
maestro generoso non dovette essere di lunga du-
rata.
 
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