L'ACCADEMIA VENEZIANA DI PITTURA E SCOLTURA DEL SETTECENTO
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Per tal modo, quando Gian Battista Tiepolo, presidente dal gennaio 1756, con evidente
rincrescimento di tutti, per rispetto alle prescrizioni statutarie, che limitavano a due anni il
tempo della presidenza, depose, il 20 agosto 1758, la carica, se ancora non si era potuto dar
completamente assetto ai locali, già col ritratto del doge regnante dal Pasquetti, con XAnnun-
ciata e coi santi protettori, si era cominciato a ravvivare l’ambiente. Peccato che il grande pit-
tore, che da solo nobilita tutto il settecento veneziano, non abbia contribuito ad opera cosi
bella, donandoci qualche portento del suo pennello. Scorrendo gli atti non troviamo alcun
preciso ricordo dell’opera personale del Tiepolo nei maneggi per la costituzione e per rav-
viamento primo dell’Accademia; ma è certo che molto si dovette a lui e al suo nome glorioso
i
Fig. 13 — A. Canal : Veduta del molo di Terra-nuova
con in fondo il Fontego della farina sede dell’Accademia. New-York, Museo metropolitano.
se da parte dei nobili e del Governo l’interessamento per l’Accademia e per l’educazione
degli artisti ebbe oltre alle parole e alle promesse contributi più efficaci. Un dipinto del Tie-
polo, che ora si trova a Pietroburgo, dove le arti si inchinano davanti ad un trono, a sim-
boleggiare il gran beneficio della regia assistenza, risponde tanto al concetto ampollosamente
svolto e ripetuto negli atti e nei ricorsi della prima Accademia, degnati dal Tiepolo della sua
firma, da farci credere che egli lo avesse immaginato nel proposito di donarlo.
Al Tiepolo succedette Gian Battista Pittoni, primo dei presidenti eletto dai colleghi. Dopo
aver viaggiato in gioventù per le corti d’Europa, egli, che viveva tutto raccolto e in povertà
a Venezia, porta nell’ufficio una fervorosa attività. Nella consueta predica agli studenti al prin-
cipio delle lezioni del 18 ottobre 1758, assume un tono veramente paterno nel raccomandare
che nella piccola stanzetta, intorno al modello, tutti avessero a badare quietamente al loro
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Per tal modo, quando Gian Battista Tiepolo, presidente dal gennaio 1756, con evidente
rincrescimento di tutti, per rispetto alle prescrizioni statutarie, che limitavano a due anni il
tempo della presidenza, depose, il 20 agosto 1758, la carica, se ancora non si era potuto dar
completamente assetto ai locali, già col ritratto del doge regnante dal Pasquetti, con XAnnun-
ciata e coi santi protettori, si era cominciato a ravvivare l’ambiente. Peccato che il grande pit-
tore, che da solo nobilita tutto il settecento veneziano, non abbia contribuito ad opera cosi
bella, donandoci qualche portento del suo pennello. Scorrendo gli atti non troviamo alcun
preciso ricordo dell’opera personale del Tiepolo nei maneggi per la costituzione e per rav-
viamento primo dell’Accademia; ma è certo che molto si dovette a lui e al suo nome glorioso
i
Fig. 13 — A. Canal : Veduta del molo di Terra-nuova
con in fondo il Fontego della farina sede dell’Accademia. New-York, Museo metropolitano.
se da parte dei nobili e del Governo l’interessamento per l’Accademia e per l’educazione
degli artisti ebbe oltre alle parole e alle promesse contributi più efficaci. Un dipinto del Tie-
polo, che ora si trova a Pietroburgo, dove le arti si inchinano davanti ad un trono, a sim-
boleggiare il gran beneficio della regia assistenza, risponde tanto al concetto ampollosamente
svolto e ripetuto negli atti e nei ricorsi della prima Accademia, degnati dal Tiepolo della sua
firma, da farci credere che egli lo avesse immaginato nel proposito di donarlo.
Al Tiepolo succedette Gian Battista Pittoni, primo dei presidenti eletto dai colleghi. Dopo
aver viaggiato in gioventù per le corti d’Europa, egli, che viveva tutto raccolto e in povertà
a Venezia, porta nell’ufficio una fervorosa attività. Nella consueta predica agli studenti al prin-
cipio delle lezioni del 18 ottobre 1758, assume un tono veramente paterno nel raccomandare
che nella piccola stanzetta, intorno al modello, tutti avessero a badare quietamente al loro