LORENZO E CRISTOFORO DA LENDINARA E LA LORO SCUOLA
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diffondendosi nel Veneto.1 Onesta data indicante il sorgere dell’istituzione cade appunto
un poco innanzi alla partenza per Ferrara dei giovani artisti, a cui era naturale si ricorresse
per avere la crate intagliata da porre per comodità dei monaci della nuova chiesetta. Ed è
appunto ai Brillo che ho potuto accertare appartenente lo scudetto con l’arma della pianta
sradicata, posta nello sviluppo floreale della fascia.
Tutto questo oltre che dare sostegno all’attribuzione tradizionale, è come il fondamento
per l’identificazione di un simile lavoro a Venezia, ove sappiamo, per indiscutibile testimonianza
del Pacioli, aver Lorenzo dato prova della sua abilità, lavorando per la Ca Grande; cioè
per Santa Maria Gloriosa dei Frari o per il convento vicino, non già nel palazzo Cornaro,
come mal suppose il Milanesi. 2
Per lungo tempo si credette trovar la mano dei Canozì nel coro della chiesa, operato
Fig. r — Lorenzo e Cristoforo da Lendinara : Graticolato monacale
Lendinara, Palazzo comunale.
quasi esclusivamente d’intaglio nel più nobile stile alemanno, e quindi per evidenti relazioni
di maniera nel coro alquanto più semplice di Santo Stefano.
Ma la critica ci indica oggi indiscutibilmente i nomi dei veri scultori in Marco e Fran-
cesco di Zampiero da Vicenza, e sarebbe troppo poca cosa attribuire ai Lendinaresi le insi-
gnificanti vedute prospettiche dei postergali, le quali rivelando una mano non troppo esperta
non avrebbero valso il conto della lode di fra Luca Pacioli. Il Caffi pensò allora poter attri-
buire a Lorenzo un grande lavoro a traforo adattato a dossale, esistente nella stessa chiesa
nel braccio di sinistra ; lavoro che dovette far parte anch’esso di un maggiore graticolato
monacale (fig. 2).
L’opinione ragionevolissima trovò opposizione da parte d’un autorevole storico della scul-
tura e dell’architettura veneziana ; e vale la pena di sentire perchè. Dice il Paoletti che : « in
1 Anonimo (Pietro Capellini) \\AVAstronomo Len-
dinarese del 1871. «Storia della Chiesa e parrocchia
di S. Biagio».
2 Dice il Sansovino in Venetia città nobilissima, 1663;
pag. 187 : « Dopo le parrocchiali, segue la memoranda
fabbrica di Santa Maria intitolata Gloriosa, ed cogno-
minata dei Frari, principale et maggiore di tutte l’altre
per edifitio, et perciò detta comunemente la Ca Granda.
G. Milanesi, in Vite di G. Casati, 1871, pag. 404,
nota.
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diffondendosi nel Veneto.1 Onesta data indicante il sorgere dell’istituzione cade appunto
un poco innanzi alla partenza per Ferrara dei giovani artisti, a cui era naturale si ricorresse
per avere la crate intagliata da porre per comodità dei monaci della nuova chiesetta. Ed è
appunto ai Brillo che ho potuto accertare appartenente lo scudetto con l’arma della pianta
sradicata, posta nello sviluppo floreale della fascia.
Tutto questo oltre che dare sostegno all’attribuzione tradizionale, è come il fondamento
per l’identificazione di un simile lavoro a Venezia, ove sappiamo, per indiscutibile testimonianza
del Pacioli, aver Lorenzo dato prova della sua abilità, lavorando per la Ca Grande; cioè
per Santa Maria Gloriosa dei Frari o per il convento vicino, non già nel palazzo Cornaro,
come mal suppose il Milanesi. 2
Per lungo tempo si credette trovar la mano dei Canozì nel coro della chiesa, operato
Fig. r — Lorenzo e Cristoforo da Lendinara : Graticolato monacale
Lendinara, Palazzo comunale.
quasi esclusivamente d’intaglio nel più nobile stile alemanno, e quindi per evidenti relazioni
di maniera nel coro alquanto più semplice di Santo Stefano.
Ma la critica ci indica oggi indiscutibilmente i nomi dei veri scultori in Marco e Fran-
cesco di Zampiero da Vicenza, e sarebbe troppo poca cosa attribuire ai Lendinaresi le insi-
gnificanti vedute prospettiche dei postergali, le quali rivelando una mano non troppo esperta
non avrebbero valso il conto della lode di fra Luca Pacioli. Il Caffi pensò allora poter attri-
buire a Lorenzo un grande lavoro a traforo adattato a dossale, esistente nella stessa chiesa
nel braccio di sinistra ; lavoro che dovette far parte anch’esso di un maggiore graticolato
monacale (fig. 2).
L’opinione ragionevolissima trovò opposizione da parte d’un autorevole storico della scul-
tura e dell’architettura veneziana ; e vale la pena di sentire perchè. Dice il Paoletti che : « in
1 Anonimo (Pietro Capellini) \\AVAstronomo Len-
dinarese del 1871. «Storia della Chiesa e parrocchia
di S. Biagio».
2 Dice il Sansovino in Venetia città nobilissima, 1663;
pag. 187 : « Dopo le parrocchiali, segue la memoranda
fabbrica di Santa Maria intitolata Gloriosa, ed cogno-
minata dei Frari, principale et maggiore di tutte l’altre
per edifitio, et perciò detta comunemente la Ca Granda.
G. Milanesi, in Vite di G. Casati, 1871, pag. 404,
nota.