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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 4
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Battelli, Guido: La favola di Psiche dipinta da Lodovico Cigoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0342

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3°S

GUIDO BATTELLI

una delle quali Psiche addormentata sopr’ una nuvola, da Zefiro lievemente spinta, è portata
verso il delizioso palazzo che nel lontano è finto in mezzo d'un bosco, riccamente ornato ;
nell’altra essendo la troppo curiosa Psiche soprappresa dall’inaspettata bellezza d’Amore, et
uscita fuori di sè, mentre rimirava il già vietato oggetto restò di tanto bene spogliata, perchè
svegliato Cupido se ne vola al cielo, et ella, levatasi su, con ambo le mani per una gamba

10 piglia, il quale dopo il contrasto scappatogli se ne fugge, per il che ella, disperata, nel
lontano per annegarsi si getta nel fiume, il quale portandola alla riva la conduce ove Pane
trattenendosi con gli armenti a sè la chiama e la conforta. Nella terza, tornando Psiche con

11 bossolo del belletto dall’Inferno, si sta smarrita e sonnacchiosa a sedere, la quale Cupido
svegliando, gl’insegna quello che deve fare per conseguire il fine da lei desiderato. Nel lontano
si scorgono le tartaree tenebre con Cerbero che se ne sta alla porta appresso alla quale sono
dipinte le tre Parche. Nell’ultima Psiche è condotta finalmente dopo molto penare davanti a
Giove, dove bevendo la tazza dell’ambrosia diventa immortale alla presenza di tutti gli altri
Dei posti nelle nuvole in varie attitudini, e questa è quella della volta, dipinta con tal arti-
fizio di sotto in su che, vista dal luogo suo, hanno tanta forza le figure che non altrimenti
appariscono in una piana superficie dipinte.

« ...E per stare in una favola dalla quale si potesse cavare la medesima allegoria, ne’ vóti
delli canti dipinse l’asino quando mangia le rose, raccontata da Apuleio, e questo non senza

Fig. 2 — Lodovico Cigoli : Psiche che tenta di trattenere Amore.

qualche nascosto suo significato, e per riempir tutti li vacui dipinse un leone e tigre con
putti che con quelle bestie scherzando mostrano quant’egli fosse vero imitatore della natura
in quelle cose le quali di rado o mai aveva dipinto».

Avendo avuto dal Municipio di San Miniato l’incarico di pubblicare la Vita del Cigoli,
volli assicurarmi se le pitture qui descritte esistevano ancora, e non potendomi recare sul
momento a Roma, incaricai della cosa l’egregio signor Alessandro Fratóni, conservatore della
Galleria Doria Pamphily.

Per gentile concessione dei proprietari del palazzo Rospigliosi, e sopratutto per l’inte-
ressamento cortese del Principe Don Giulio Pallavicini, appassionato studioso di cose d’arte, si
fecero le più accurate ricerche, le quali però non diedero alcun frutto. Infatti della loggia non
rimaneva più traccia; soltanto in uno stanzone a terreno si rinvennero alcune pitture che non
avevano nulla a che vedere con la nostra storia, ma rappresentavano vari gruppi di personaggi
e di suonatori dietro una balaustra di marmo.

Ogni speranza di ritrovare l’opera cigoliana pareva ormai perduta, quando il Principe
ricordò che poco dopo il 1870, per l’allargamento di via Nazionale, era stata demolita una
parte del palazzo e che alcune pitture ivi esistenti erano state portate in Campidoglio.

E più facile immaginare che esprimere la gioia provata dai ricercatori quando nei superbi
affreschi della Galleria Capitolina, che rappresentano appunto la Favola di Psiche e vanno
sotto il nome di Annibaie Carracci, riconobbero l’opera del Cigoli, ancor fresca, luminosa,
sorridente di grazia e di bellezza immortale !
 
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