L'ARTE DI ERA TÉ VITTORE GHISLANDI
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il Ghislandi concepisce le masse coloristiche con più larghezza, con maggiore fusione. La gamma
ha perduto le acutezze un po' aspre delle prime opere e tende ad un raccoglimento più severo.
Permane la stessa superficialità del modellato per cui il Vitellio, così finito, così levigato è
anche un po’ vuoto; ma il manto dalle pieghe ricche gettato sulla spalla e la corona d’alloro già
stanno ad indicare la posizione artistica del frate nel suo secolo, posizione che inclina più verso
il decorativo settecento imminente che non verso il seicento, ricercatore di caratteri in volti
umani e sprezzante d’ogni bel motivo, se inutile a tale ricerca. Vedremo come il frate oscil-
lerà a lungo tra le due tendenze, sì che il suo eclettismo ci sembrerà incertezza ad assumere
una posizione ben ferma tra il seicento ed il settecento, con audaci avanzate verso questo
secolo e con ritorni, talvolta inesplicabili, a quello. Già in queste opere si sente che il Ghl-
Vittore Ghislandi : Un imperatore detto Vitellio
Bergamo, Galleria Carrara.
slandi è in un periodo di risoluzione; la sua visione è coloristicamente più sobria ma tal-
volta è monotona come nel ritratto di canonico già citato.
Egli non comprende tutta la forza d’un contrasto tra masse d’ombra e di luce, perchè
egli è per ora tagliato fuori da tutto il movimento caravaggesco che in Venezia aveva avuto
echi deboli e lontani e perchè egli non sapeva vedere in Pietro Vecchia, operosissimo in quel
tempo, l’ideale della sua arte che s’orientava verso la vuota imitazione di Paolo per opera del
Bombelli.
11 tutto è ora bene spalmato; il pennello finisce tutto, arrotonda tutto : capelli, ciglia sono
segnati con iscrupolo ; la pelle è ben tesa sulla struttura ossea sottoposta. Ne risulta non so
che vuoto sulle fronti, nei piani delle mascelle, sul mento, nelle arcate sopracciliari. Ma pure
il segno s’addentra nelle labbra, la bocca incomincia a prendere quella sinuosità e quella den-
sità carnosa che saranno cosi peculiari del maestro, le figure intere si riducono della metà :
s’ha già il ritratto a mezzo busto ch’era più nella tradizione deU’arte veneta che nel gusto
settecentesco.
L’Arte. XVI, 44.
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il Ghislandi concepisce le masse coloristiche con più larghezza, con maggiore fusione. La gamma
ha perduto le acutezze un po' aspre delle prime opere e tende ad un raccoglimento più severo.
Permane la stessa superficialità del modellato per cui il Vitellio, così finito, così levigato è
anche un po’ vuoto; ma il manto dalle pieghe ricche gettato sulla spalla e la corona d’alloro già
stanno ad indicare la posizione artistica del frate nel suo secolo, posizione che inclina più verso
il decorativo settecento imminente che non verso il seicento, ricercatore di caratteri in volti
umani e sprezzante d’ogni bel motivo, se inutile a tale ricerca. Vedremo come il frate oscil-
lerà a lungo tra le due tendenze, sì che il suo eclettismo ci sembrerà incertezza ad assumere
una posizione ben ferma tra il seicento ed il settecento, con audaci avanzate verso questo
secolo e con ritorni, talvolta inesplicabili, a quello. Già in queste opere si sente che il Ghl-
Vittore Ghislandi : Un imperatore detto Vitellio
Bergamo, Galleria Carrara.
slandi è in un periodo di risoluzione; la sua visione è coloristicamente più sobria ma tal-
volta è monotona come nel ritratto di canonico già citato.
Egli non comprende tutta la forza d’un contrasto tra masse d’ombra e di luce, perchè
egli è per ora tagliato fuori da tutto il movimento caravaggesco che in Venezia aveva avuto
echi deboli e lontani e perchè egli non sapeva vedere in Pietro Vecchia, operosissimo in quel
tempo, l’ideale della sua arte che s’orientava verso la vuota imitazione di Paolo per opera del
Bombelli.
11 tutto è ora bene spalmato; il pennello finisce tutto, arrotonda tutto : capelli, ciglia sono
segnati con iscrupolo ; la pelle è ben tesa sulla struttura ossea sottoposta. Ne risulta non so
che vuoto sulle fronti, nei piani delle mascelle, sul mento, nelle arcate sopracciliari. Ma pure
il segno s’addentra nelle labbra, la bocca incomincia a prendere quella sinuosità e quella den-
sità carnosa che saranno cosi peculiari del maestro, le figure intere si riducono della metà :
s’ha già il ritratto a mezzo busto ch’era più nella tradizione deU’arte veneta che nel gusto
settecentesco.
L’Arte. XVI, 44.