L’ARTE DI FRATE VITTORE GHISLANDI
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sonalità artistica del frate; ci basterà di fermare i caratteri stilistici dell’Adlér notando come
il suo discepolo, non ancora giunto al momento di saturazione nella sua arte, li ripeta nelle
sue opere e li atteggi via via sino ad eliminarli completamente.
Dell’Adler il Tassi dà poco meno d’un cenno : « aveva in questo tempo guadagnato fama
in Milano di eccellentissimo pittore Monsieur Salamoile dall’Her di Andegavia ». Non ci sa
dire a quale scuola appartenesse e che scuola creasse a Milano. Ma dall’esame delle poche
opere conosciute egli ci si rivela come artista ossequente ai principi coloristici del Cara-
vaggio, principi che egli interpretava liberamente, come del resto facevano a Venezia, il
Saraceni, Carlo Loth, Nicolò Renieri, Pietro Vecchia e gli altri caravaggeschi del Veneto.
Vittore Ghislandi (?) : Ritratto di Salomone xVdler
Bergamo, Collezione Ginougliach.
L’Adler si differenzia da costoro, perchè non innesta, nella sua arte, al principio cara-
vaggesco motivi tradizionali veneti; in lui c’è già il compromesso tra il Seicento e il Sette-
cento; se il Caravaggio gl’insegna a sondare un carattere umano, egli non rinunzia per conto
suo a decorare le sue teste con turbanti, con cappelli piumati ed altri accessori. L’originalità
della sua arte è data appunto da tale contrasto ch’egli acquieta talvolta con una esuberante
espressione di gioia quasi rabelesiana.
In sostanza l’innovazione luministica del Merisi, che corrispondeva in lui ad un bisogno
di creare con essa il dramma, accentrando la vita più passionale nei volti, applicata dai suoi
seguaci talvolta con esagerazione fastidiosa, talvolta fuor di convenienza, è dall’Adler accettata
più come un giuoco di luce che come un mezzo a determinare situazioni violente o caratteri
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sonalità artistica del frate; ci basterà di fermare i caratteri stilistici dell’Adlér notando come
il suo discepolo, non ancora giunto al momento di saturazione nella sua arte, li ripeta nelle
sue opere e li atteggi via via sino ad eliminarli completamente.
Dell’Adler il Tassi dà poco meno d’un cenno : « aveva in questo tempo guadagnato fama
in Milano di eccellentissimo pittore Monsieur Salamoile dall’Her di Andegavia ». Non ci sa
dire a quale scuola appartenesse e che scuola creasse a Milano. Ma dall’esame delle poche
opere conosciute egli ci si rivela come artista ossequente ai principi coloristici del Cara-
vaggio, principi che egli interpretava liberamente, come del resto facevano a Venezia, il
Saraceni, Carlo Loth, Nicolò Renieri, Pietro Vecchia e gli altri caravaggeschi del Veneto.
Vittore Ghislandi (?) : Ritratto di Salomone xVdler
Bergamo, Collezione Ginougliach.
L’Adler si differenzia da costoro, perchè non innesta, nella sua arte, al principio cara-
vaggesco motivi tradizionali veneti; in lui c’è già il compromesso tra il Seicento e il Sette-
cento; se il Caravaggio gl’insegna a sondare un carattere umano, egli non rinunzia per conto
suo a decorare le sue teste con turbanti, con cappelli piumati ed altri accessori. L’originalità
della sua arte è data appunto da tale contrasto ch’egli acquieta talvolta con una esuberante
espressione di gioia quasi rabelesiana.
In sostanza l’innovazione luministica del Merisi, che corrispondeva in lui ad un bisogno
di creare con essa il dramma, accentrando la vita più passionale nei volti, applicata dai suoi
seguaci talvolta con esagerazione fastidiosa, talvolta fuor di convenienza, è dall’Adler accettata
più come un giuoco di luce che come un mezzo a determinare situazioni violente o caratteri