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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Biancale, Michele: L' arte di frate Vittore Ghislandi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0385

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L'ARTE DI FRATE VITTORE GHISLANDI

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decorativo e anche drammatico. E, se ben si considera, un passo indietro dalla presa di posi-
zione del Ghislandi in Venezia, quando copiava i grandi cinquecenteschi respirando il Sette-
cento che gli aleggiava d’ intorno.

Dal Bombelli all’Adler egli passa dall imitazione di Paolo a quella del Caravaggio con i
caratteri particolari dell’arte di quei due suoi mediatori. Ma come egli s’era lasciato già vin-
cere dal manierismo bombelliano, cosi ora si concede al già contaminato seicentismo di Saio-
mone Adler. La sua arte, che fino a questo momento sembra superficiale, e abbastanza insi-
gnificante, ora s’addensa e si precisa. Ogni ritratto pare che si stacchi sul fondo d’un carattere ben
chiaro. È la prima conquista d’una forma anche se non sua, ma in cui può già gettare un
suo sentimento. Si noti ch’egli desume dall’Adler non tanto il canone coloristico seicentesco
che, infine, avrebbe potuto desumere da cento altri artisti che se ne servivano nelle loro opere,

Vittore Ghislandi : Ritratto di giovine
Bergamo, Collezione Ginougliach.

ma si compiace particolarmente — e se ne compiacerà molto a lungo nelle sue tele -— di
alcuni motivi decorativi propri del suo maestro.

Certe bizzarre forme di berretti, certe pose smargiasse di ritratti, cert'arie di gioconda
spensieratezza che fanno passare il fiate per un artista molto originale e strano, non sono in
realtà che ripetizioni esatte di motivi adleriani : ma mentre tali motivi, nell’arte dell’Adler,
non hanno il loro necessario complemento in un colorito vivo, ricco, efficace, che ne riveli la
originalità e la novità, ma restano quasi annebbiati in quella sua tecnica oscura e fastidiosa, nel
Ghislandi invece essi prendono importanza dalla sua tecnica esuberante, squillante di colore
che li accompagna, l’illumina, li avviva. In ciò s’avvantaggia sull’Adler : questi, con il suo tem-
peramento esuberante e fastoso, non seppe superare il suo mezzo pittorico tradizionale, di cui
non comprendeva l’uso e l’intento: l’altro se ne avvalse con iscaltrezza adoperandolo, per una
parte e per un certo tempo con fine diciamo espressivo, poi l’abbandonò investendo i motivi
decorativi adleriani con una tecnica particolarissima che li metteva quasi in una luce nuova,
puramente ghislandiana.
 
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