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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: L' accademia veneziana di pittura e scoltura del settecento, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0404

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GINO FOCOLARI

Fig. 30 — Antonio foli: Bagno antico. Venezia, R. Gallerie.

a far sapere all’Accademia qual fosse il suo metodo di studio, volendo così quasi sottoporlo
ad un esame e salvare le apparenze della sua ammissione all’Accademia. Il Costa rispose man-
dando il suo piano di studio dell’architettura civile, nel quale sosteneva di avere ridotte agli
elementi necessari le cognizioni che l’architetto deve avere e prometteva di dare alle stampe
quegli stessi elementi. Insistono gli accademici per aver chiarimenti e, chiamatolo in seduta
il 27 agosto 1767, il Mengozzi Colonna lo diffida a produrre i suoi scritti; ma inutilmente,
sostenendo il Costa di essere già stato nominato dai Riformatori e di non voler sottostare
ad altro esame. Il Visentini mise avanti allora la proposta conciliativa di giudicarlo dopo la
prova pratica della scuola e così, senza le solite ballottazioni, venne accolto di necessità tra
gli accademici e maestro di architettura.

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d’opera, disegnatore dei celebrati edifici greci incisi poi dal Wagner, aveva nel 1746 pubbli-
cato le Proporzioni dell'architettura del Palladio e nell'anno appresso, come ricorda il Moschini,
gli E1 emeriti di prospettiva. L’opera sua più nota e pregiata dai patrizi era forse la famosa
raccolta di vedute, intitolata: Delle delizie del fiume Brenta, in due tomi di sessanta stampe
per tomo, dell’anno 1750 e del 1762, con riprodotti i palazzi e i casini sulle due sponde.
Dietro insistenze di Girolamo Mengozzi Colonna si invitò il Costa nella seduta del 3 maggio 1767
 
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