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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: L' accademia veneziana di pittura e scoltura del settecento, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0406

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GINO FOCOLARI

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zesi che vi scorgiamo dovrebbero, a mio parere, essere
state dipinte colà. Data l’ammirazione che per il Cana-
letto dimostra il Visentini, incidendone ammirevolmente
le vedute veneziane, non si comprenderebbe, mal-
grado quanto si è detto, se egli fosse stato a Venezia,
come prima non lo avessero aggregato all’Accademia.
Giunto tardi, il Canaletto trovò, al ritorno, qualche
difficoltà ad avere il posto che gii spettava. Finalmente
il 14 gennaio 1763 si fece il suo nome. Essendo mancati
ai vivi, leggiamo nel resoconto di quella seduta, Giu-
seppe Camerata, Antonio Guardi e Giorgio Giacoboni,
restandosi scemato il numero di trentasei prescritto dalle
Leggi il Presidente Giuseppe Nogari e i Consiglieri scel-
sero le persone di Francesco Zuccarelli, Pietro Gradizzi,
Angelo Venturini, Francesco Pavona e Antonio Canal
nelle quali concorrendo li numeri lutti di onestà espe-
rienza e valore nella professione della pittura vengono
perciò esposti agli voti accademici per esserne tre di questi
surrogati nelli sopraindicati posti vacanti

Francesco Zuccarelli ebbe 18 voti favorevoli e nes-
suno contrario, il Gradizzi 12 favorevoli e 6 contrari,
Angelo Venturini 6 favorevoli e 12 contrari, il Pavona
11 favorevoli e 7 contrari, e finalmente il Canaletto
io favorevoli ed 8 contrari.

Riuscirono così eletti lo Zuccarelli, il Gradizzi e il
Pavona.

Oltre che i meriti artistici, le grandi ricchezze am-
massate coi quadri piacenti e le relazioni utilissime,
strette in tanti viaggi all’estero rendevano cosi universalmente gradito Francesco Zuccarelli.
Nato a Pitigliano presso Firenze nel 1702, egli aveva avuto la prima educazione da Paolo
Anese paesista fiorentino, ma poi con Giovanni Maria Morandi a Firenze e a Roma si era
dedicato sopratutto alla figura e lo provano le sue incisioni tratte da Andrea del Sarto e
da altri. Passato a Venezia, si era dato di preferenza al paesaggio seguendo gli esempi di
Marco Ricci ed aveva quivi trovato quel genere grazioso delle vedute campestri coi bei
cieli sereni o con qualche nuvola rosata, con le contadinelle arcadicamente gentili che è tutto
suo, ma che è pur veneziano. Non so se egli sia venuto quivi tanto per tempo da poter
essere direttamente scolaro di Marco Ricci, come si dice, 1 perchè Marco era morto nel 1729;
ma certo lo Zuccarelli trovò a Venezia prediletta allora quella maniera dei paesi e grande
il desiderio di quelle vedute sopratutto fra gli amatori forestieri. Così lo Zuccarelli sottentrò
al Ricci nel godere a Venezia i favori di Giuseppe Smith, il famoso console d’Inghilterra,
che stava divenendo il gran protettore dei nostri artisti più leggiadri e vivi, diffondendone, a quel
che dicono, le opere in Inghilterra, mentre non lasciava di ammassare nel suo palazzo nè di
spedir fuori, con ben maggior guadagno, i tesori d’arte antica e i libri rari.2 * * Marco Ricci
aveva aggiunte le architetture e i paesaggi alle sette storie evangeliche dipinte da suo zio
Sebastiano per il console Smith, poi aveva fatto per lui e per lo Zanetti 5 ventiquattro vedute

1 Vedi il De Boni, Biografie degli artisti, Ve-
nezia, 1840.

2 Lo Smith passava proprio per un negoziante di

quadri. Lo svedese Tessili scriveva, ad esempio, nella

sua già citata relazione del 1736 da Venezia a pro-

posito del Canaletto : « Peintre de vues . .. vendatn
un tableau de cabinet (car il non fait point d’autres)
iusqu’à 120 sequins, et etant engagé par 4 ans à ne
travailler que pour un marchand Anglais nome Smit».

3 Ricci Marci Bellunensis, Tabulae XXIV colo-
 
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