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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: L' accademia veneziana di pittura e scoltura del settecento, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0417

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L'ACCADEMIA VENEZIANA DI PITTURA E SCOLTURA DEL SETTECENTO 383

lavora come quadraturista completando il soffitto del
Guaranà a San Toma1 e si firma pittore d’architet-
tura.2 Era probabilmente fratello e collaboratore di
Giambattista Moretti, pittore teatrale, che nel 1748
inventò le scene e la tenda del teatro di San Sa-
muele, ricostruito dopo l’incendio, opere molto lo-
date, 3 e che dipinse parecchie vedute di Venezia incise
dal Brustolon.

Finalmente, dopo tanti minori che ci hanno co-
stretto a troppo lunghi discorsi, essendo in quel
torno di tempo morti due accademici pittori prospet-
tici, il Visentini ed un altro, nella seduta del 12 set-
tembre 1784, si nominò Francesco Guardi pittore
prospettico, insieme con un Antonio Mauro pittore
prospettico ed ornatista, ora pressoché ignoto.4 Vec-
chio già di settantadue anni, dopo aver date tante
prove di valore, non ebbe il Guardi bisogno di pre-
sentare l’opera di saggio, tanto più che, essendo già
a sufficienza decorata la sala delle sedute e messi i di-
pinti nelle loro nicchie, non ne fu richiesto nè solle-
citato, e mancò così alle Gallerie nostre un dipinto
del grande maestro. Della partecipazione del Guardi
ai lavori all’Accademia, sappiamo solo che intervenne
a una seduta il 6 dicembre 1769, in cui si doveva dar
parere intorno ad alcune vedute di Venezia credute
di Antonio Canaletto e che invece si ritennero, certo
con tutta competenza, della scuola di Michiele Ma-
neschi. 5

Il giudizio che clànno del Guardi i contemporanei
o chi, come il Meschini, ebbe probabilmente a cono-
scerlo di persona, per quanto vecchissimo (nato 1712,
morto 1794), non è dei più entusiastici; poco valen- Fii, 43 _ Giuseppe Moretti:

dogli le qualità pittoriche e poetiche, che oggi ce lo Prospettiva architett. Venezia, R. Gallerie,
fanno preferire al Canaletto.

Conviene però notare che, o fosse l’amore che dagli stranieri si tributava a quei nostri
vedutisti o che anche a Venezia si facesse sentire il desiderio di mantenere in bella forma
d’arte il ricordo delle feste e delle costumanze, negli ultimi decenni del Settecento si prende
maggiormente ad amare quell’arte semplice e buona per la quale avevano tanto operato il
Longhi per una parte e per l’altra il Canaletto e il Guardi.

Uno spirito eletto, che amava Venezia come sua seconda patria, Francesco Albergati
Capacelli, già noto per vari scritti d’arte, invitato dagli accademici a tenere l’orazione pubblica
per la solenne distribuzione dei premi nella primavera del 1784, pronunciò un discorso, ripro-

1 Moschini, Guida, II, pag. 228.

2 Si firma così in una dichiarazione rilasciata nel
marzo 1777 al giovane Teodoro Wolcof Moscovita per
un disegno presentato all’Accademia e che non si vo-
leva ammettere ad un concorso.

5 Antonio Groppo, Notizia generale dei teatri,
della città di Venezia, Venezia, 1761.

4 Antonio Mauri aveva nel 1787 presentato un pro-

getto per la decorazione pittorica del Teatro Nuovo
di Padova. Vedi L. Rizzoli, Il Teatro Nuovo di Pa-
dova e il Sipario ideato da M. Cesarotti nel 17SJ, Pa-
dova, 1913.

5 Vedi G. Focolari, Michele Marieschi, vedutista
^veneziano, in Bolletlino d'arte, Ministero della pub-
blica istruzione, 1909, n. 7.
 
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