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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 16.1913

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: L' accademia veneziana di pittura e scoltura del settecento, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24140#0426

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GINO FOGO LARI

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La bottega rimaneva aperta anche parte della notte e una bella lumiera di cristallo, presa
a nolo, illuminava i dipinti disposti su due file.

Quindici giorni durò la fiera, ma la bottega si dovette tenere aperta per altri quattro
giorni. Si continuò per parecchi anni, dopo il 1777, codesta specie di esposizione riservata
agli accademici 1 ma non sappiamo quali dipinti si sieno venuti esponendo.

Pur attraverso le vicende politiche che portarono alla caduta di Venezia, le salette acca-
demiche del Fonteghetto rimasero aperte agii artisti sino al 1807. Quando poi l’Accademia
riformata passò nell’attuale sede della Carità, di mala voglia vi si portarono anche i nostri
dipinti, e molti andarono dispersi, poiché all’amore dei contemporanei era succeduto l’odio
dei neo-classici contro i vecchi pittori settecenteschi, e con l’incameramento napoleonico un

Fig. 50 — Francesco Guardi : Disegno di Piazza San Marco
col recinto per la fiera della Sensa.

ben più vasto compito si imponeva: quello di formare le gallerie dell’antica pittura veneziana.
Già il Collegio dei pittori e l’Accademia si erano occupati dei vecchi dipinti e dei loro restauri,

1 Nel maggio del 1787, Gio Martino De Boni, il
ritrattista amico del Canova, scriveva al Presidente
Jacopo Guaranà che gli amici lo incitavano ad esporre
in fiera una sua nuova meschina fatica, un quadro di
ordinaria forma, che avrebbe potuto trovar posto anche
in altre botteghe; ma sa Dio qual lume gli sarebbe
toccato, mentre affidandosi al Guaranà, era sicuro, e
poi teneva egli pure per fermo che « il Teatro a farsi
riconoscere dal Pubblico per un Veneto Professore era
la consueta Bottega dell’Accademia», dove gli risul-
tava che potevano venire accolti anche i non accade-
mici. Rispondendogli gentilmente, il Guaranà lo assi-
curava del contrario, affermando che anche gli Ecc.mi
Signori Giovanelli e Calbo, che insistevano per l’am-
missione di un loro favorito il pittore Gaetano Grai-
gner, avevano dovuto rassegnarsi davanti alla massima
costantemente seguita dall’Accademia di non ammet-
tere che pitture di accademici. Quello stesso anno 1787
doveva essere l’ultimo della esposizione accademica

in Fiera. Si dovette tralasciare perchè era troppo co-
stosa e finiva per rovinare il bilancio dell’Accademia.
« Sbilanciò lo stato della cassa ora del tutto esausta,
osserva appunto il Presidente Giuseppe Angeli, in una
relazione del 1789, la comparsa fatta dall’anno 1777
sino a tutto l’anno 1787 nella pubblica Fiera della
Ascensione, in una bottega di quella, delli quadri del-
l’Accademia con la gravosa spesa di ducati 275 circa
all’anno per il mantenimento e cera fino alle due di
notte, fornir con tappezzeria la Bottega e salario ad
un vano custode e porto e riporto dei quadri accade-
mici, oltre dover, accomodar le stanze in questo in-
contro dai danni che ne risentiva dal bevo di quelli ».
Ciò aveva portato in undici anni un dispendio di fran-
chi 3025. Non era perciò conveniente continuare, dato
che anche ai locali dell’Accademia non mancavano,
per la vicinanza al centro, visitatori illustri, senza dover
sempre trasportare i dipinti in piazza.
 
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