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Or se è così, corno dubitare che i Cristiani nel se-
colo terzo abbiano pubblicamente e liberamente usato
del privilegio dei sodalizi faneraticii, di costituirsi cioè
in corpo, di avere un sepolcreto communer e di cele-
brare in esso i conviti de'funerali e degli anniversarii?
Cotesto privilegio, secondo che ora dopo nuovi studii
io stimo, aveva di perse forza generale ed applicabile
ipso jure a qualsivoglia sodalizio della natura prevista
dalla legge. Perciò i Cristiani in quanto possessori di
cemeteri communi costituirono ipso jure uno di siffatti
collegi : e per privarli dei beneficii del senatusconsulto
era necessaria la dichiarazione dell'essere essi incorsi
nella ciausula della legge dummodo hoc praetextu col-
legium illicitum non coeat. A questa dichiarazione equi-
valeva ognuno degli editti speciali di persecuzione,
ove ai Cristiani era espressamente interdetto l'uso dei
loro cemeteri ; editti che sono appunto del secolo
terzo quando la storia ed i monumenti testificano che
i fedeli possedettero sepolcreti a titolo di corpo. Re-
vocalo l'editto, riprendeva vigore il privilegio; e perciò
gli imperatori rimettevano i vescovi, come rappresen-
tanti del corpo dei Cristiani, nel libero possesso ed uso
dei cemeteri.
Questa condizione adunque di legalità era assai
precaria e questo privilegio esponeva i Cristiani a
sorveglianze della civile autorità e ad alternative di
protezione e di persecuzione piene di imbarazzi e
di pericoli. Perciò ho fatto notare nella Roma sotter-
ranea (1), che le medesime arti cristiane e la loro li-
bertà dovettero sentire l'influenza delle cautele, che un
sì difficile stato e modo d'esistere persuadeva e voleva.
Per quanto strana e paradossale potesse sembrare l'opi-
nion mia, io non temetti di scrivere, le arti cristiane
dover essere state sotto alcuni rispetti meno vincolate
nei primi tempi che nei seguenti, meno nel primo se-
colo e nel secondo, che nel terzo e negli esordii del
quarto. Mi pareva evidente un diverso grado di libertà
tra la pittura, la quale le sue opere potè eseguire
nelle tenebre dei sotterranei cemeteri, e la scultura
che nelle sue officine rare volte potè operare nasco-
stamente. E del pari diversa mi pareva dover essere
slata la libertà della pittura medesima nei cubicoli
sotterranei e negli edifici esposti alla vista ed all'ispe-
zione dei profani, dei pontefici, dei magistrati, sovente
non meno pericolosi in quanto protettori che in quanto
persecutori. Ed ecco tutlo ciò verificato a capello negli
edifici e negli ipogei del cemetero di Domitilla. Quivi
le pitture antichissime e del più classico stile ritrag-
gono non solo la gran vite, simbolo solenne delle pa-
rabole evangeliche, ed altre scene di simili parabole,
che potevano senza pericolo essere vedute dagli infe-
deli, ma le scene bibliche del Daniele fra i leoni, del
Noè nell'arca ed altre oggi perdute ; argomenti ma-
nifesti di religione giudaica e giudaico-cristiana. I putti
danzanti ed una Psiche anch'essa danzante sono ado-
ti) T. 1 p. 99 e segg 196 e segg.
perali con i paesaggi, con gli uccelli, con i jfiori &
gli encarpi a partito di decorazione; mentre la serie
dei gruppi esprimenti soggetti simbolici è tutta ispirata
dalle storie bibliche e dalle parabole evangeliche. Nulla
di tutto ciò, anzi precisamente il contrario, osservo nel-
l'atrio esteriore aggiunto circa il secolo terzo, e che era
esposto agli occhi ed alla sorveglianza dei profani.
Nella celletta F, che conserva intero il suo intonaco,
veggo soltanto fasce ed uccelli ; nelle reliquie, che ho
raccolto, degli affreschi dell'ala B, soltanto ceste di
fiori o fratta e qualche residuo di grappoli d'uva.
Ma queste reliquie nulla provano essendo troppo scar-
se verso i grandi spazii delle volte e delle pareti, i
cui affreschi sono periti. Per somma ventura però ab-
biamo lutti interi i dipinti delle pareti del cubicolo D
fatto contemporaneamente all'atrio., onde dipende; i
quali dipinti saranno saggio e campione dello stile e
del genere degli affreschi che il triclinio adornavano.
Quivi niun soggetto biblico, ninna manifesta allusione
alle parabole ed allegorie dell' evangelo ; ma deco-
razioni che potrebbero a buon diritto passare per opera
de'pagani. In esse però osservo quel discernimento me-
desimo, che è palese' nelle sculture scelte dai Cristiani
nelle officine dei pagani. Non soggetti della mito-
logia propriamente idolatrica; e solo alcune imma-
gini innocenti, divenute presso i pagani medesimi di
significazione poco o nulla determinata, od alludenti a
concetti della platonica filosofia, che potevano essere
adattati ai dogmi dell' evangelo. In somma gli encarpi,
i fiori, gli uccelli di varie specie regnano nelle pareti
e nei sottarchi dei tre arcosolii del cubicolo predetto;
ed il luogo dei gruppi simbolici tratti dal ciclo bi-
blico è usurpalo da altri gruppi di figurine, le quali nel
primitivo ipogeo e generalmente nei cubicoli interni
dei sotterranei cemeteri sono isolate e rilegate ad or-
namento degli angoli e delle vollicelle. Qui i putti
alati sono tre volte composti in gruppo con la Psi-
che vestila di lunga tunica; ambedue intesi a colmare
di fiori una cesta. Questa sì innocente e graziosa
composizione neppure una volta sola era slata fino ad
oggi veduta nei cento e cento -cubicoli interni delle
catacombe: essa però è similissima al gruppo di Psi-
che con un Erote nella vendemmia d'un sarcofago la-
teranense. E se oggi la vediamo dipinta nel cubicolo,
a cui si accede dal triclinio,, direi quasi, pubblico del
sodalizio cristiano, non potrò attribuire cotesta novità
sì acconcia in quel luogo ad un caso fortuito. Essa
corrisponde esattamente al sistema, che io (sii venia
verbo) prima di averne veduto cogli occhi del corpo
i monumenti ho indovinato dover essere stato legge
direttiva della pittura cristiana, cui darò il nome di esso-
terica, cioè destinata a cadere sotto gli occhi dei pro-
fani, come i bassorilievi dei sarcofagi ed altre scul-
ture. Questa composizione è in pari tempo un esempio
bellissimo del fino e delicato discernimento, che os-
servo aver guidato i primi artisti cristiani, o chi li
diresse, a distinguere ciò che nell'imitazione e nella
scella dei tipi pagani loro era lecito o tollerabile ed
in alcuni casi opportuno, da ciò che in ogni caso era
Or se è così, corno dubitare che i Cristiani nel se-
colo terzo abbiano pubblicamente e liberamente usato
del privilegio dei sodalizi faneraticii, di costituirsi cioè
in corpo, di avere un sepolcreto communer e di cele-
brare in esso i conviti de'funerali e degli anniversarii?
Cotesto privilegio, secondo che ora dopo nuovi studii
io stimo, aveva di perse forza generale ed applicabile
ipso jure a qualsivoglia sodalizio della natura prevista
dalla legge. Perciò i Cristiani in quanto possessori di
cemeteri communi costituirono ipso jure uno di siffatti
collegi : e per privarli dei beneficii del senatusconsulto
era necessaria la dichiarazione dell'essere essi incorsi
nella ciausula della legge dummodo hoc praetextu col-
legium illicitum non coeat. A questa dichiarazione equi-
valeva ognuno degli editti speciali di persecuzione,
ove ai Cristiani era espressamente interdetto l'uso dei
loro cemeteri ; editti che sono appunto del secolo
terzo quando la storia ed i monumenti testificano che
i fedeli possedettero sepolcreti a titolo di corpo. Re-
vocalo l'editto, riprendeva vigore il privilegio; e perciò
gli imperatori rimettevano i vescovi, come rappresen-
tanti del corpo dei Cristiani, nel libero possesso ed uso
dei cemeteri.
Questa condizione adunque di legalità era assai
precaria e questo privilegio esponeva i Cristiani a
sorveglianze della civile autorità e ad alternative di
protezione e di persecuzione piene di imbarazzi e
di pericoli. Perciò ho fatto notare nella Roma sotter-
ranea (1), che le medesime arti cristiane e la loro li-
bertà dovettero sentire l'influenza delle cautele, che un
sì difficile stato e modo d'esistere persuadeva e voleva.
Per quanto strana e paradossale potesse sembrare l'opi-
nion mia, io non temetti di scrivere, le arti cristiane
dover essere state sotto alcuni rispetti meno vincolate
nei primi tempi che nei seguenti, meno nel primo se-
colo e nel secondo, che nel terzo e negli esordii del
quarto. Mi pareva evidente un diverso grado di libertà
tra la pittura, la quale le sue opere potè eseguire
nelle tenebre dei sotterranei cemeteri, e la scultura
che nelle sue officine rare volte potè operare nasco-
stamente. E del pari diversa mi pareva dover essere
slata la libertà della pittura medesima nei cubicoli
sotterranei e negli edifici esposti alla vista ed all'ispe-
zione dei profani, dei pontefici, dei magistrati, sovente
non meno pericolosi in quanto protettori che in quanto
persecutori. Ed ecco tutlo ciò verificato a capello negli
edifici e negli ipogei del cemetero di Domitilla. Quivi
le pitture antichissime e del più classico stile ritrag-
gono non solo la gran vite, simbolo solenne delle pa-
rabole evangeliche, ed altre scene di simili parabole,
che potevano senza pericolo essere vedute dagli infe-
deli, ma le scene bibliche del Daniele fra i leoni, del
Noè nell'arca ed altre oggi perdute ; argomenti ma-
nifesti di religione giudaica e giudaico-cristiana. I putti
danzanti ed una Psiche anch'essa danzante sono ado-
ti) T. 1 p. 99 e segg 196 e segg.
perali con i paesaggi, con gli uccelli, con i jfiori &
gli encarpi a partito di decorazione; mentre la serie
dei gruppi esprimenti soggetti simbolici è tutta ispirata
dalle storie bibliche e dalle parabole evangeliche. Nulla
di tutto ciò, anzi precisamente il contrario, osservo nel-
l'atrio esteriore aggiunto circa il secolo terzo, e che era
esposto agli occhi ed alla sorveglianza dei profani.
Nella celletta F, che conserva intero il suo intonaco,
veggo soltanto fasce ed uccelli ; nelle reliquie, che ho
raccolto, degli affreschi dell'ala B, soltanto ceste di
fiori o fratta e qualche residuo di grappoli d'uva.
Ma queste reliquie nulla provano essendo troppo scar-
se verso i grandi spazii delle volte e delle pareti, i
cui affreschi sono periti. Per somma ventura però ab-
biamo lutti interi i dipinti delle pareti del cubicolo D
fatto contemporaneamente all'atrio., onde dipende; i
quali dipinti saranno saggio e campione dello stile e
del genere degli affreschi che il triclinio adornavano.
Quivi niun soggetto biblico, ninna manifesta allusione
alle parabole ed allegorie dell' evangelo ; ma deco-
razioni che potrebbero a buon diritto passare per opera
de'pagani. In esse però osservo quel discernimento me-
desimo, che è palese' nelle sculture scelte dai Cristiani
nelle officine dei pagani. Non soggetti della mito-
logia propriamente idolatrica; e solo alcune imma-
gini innocenti, divenute presso i pagani medesimi di
significazione poco o nulla determinata, od alludenti a
concetti della platonica filosofia, che potevano essere
adattati ai dogmi dell' evangelo. In somma gli encarpi,
i fiori, gli uccelli di varie specie regnano nelle pareti
e nei sottarchi dei tre arcosolii del cubicolo predetto;
ed il luogo dei gruppi simbolici tratti dal ciclo bi-
blico è usurpalo da altri gruppi di figurine, le quali nel
primitivo ipogeo e generalmente nei cubicoli interni
dei sotterranei cemeteri sono isolate e rilegate ad or-
namento degli angoli e delle vollicelle. Qui i putti
alati sono tre volte composti in gruppo con la Psi-
che vestila di lunga tunica; ambedue intesi a colmare
di fiori una cesta. Questa sì innocente e graziosa
composizione neppure una volta sola era slata fino ad
oggi veduta nei cento e cento -cubicoli interni delle
catacombe: essa però è similissima al gruppo di Psi-
che con un Erote nella vendemmia d'un sarcofago la-
teranense. E se oggi la vediamo dipinta nel cubicolo,
a cui si accede dal triclinio,, direi quasi, pubblico del
sodalizio cristiano, non potrò attribuire cotesta novità
sì acconcia in quel luogo ad un caso fortuito. Essa
corrisponde esattamente al sistema, che io (sii venia
verbo) prima di averne veduto cogli occhi del corpo
i monumenti ho indovinato dover essere stato legge
direttiva della pittura cristiana, cui darò il nome di esso-
terica, cioè destinata a cadere sotto gli occhi dei pro-
fani, come i bassorilievi dei sarcofagi ed altre scul-
ture. Questa composizione è in pari tempo un esempio
bellissimo del fino e delicato discernimento, che os-
servo aver guidato i primi artisti cristiani, o chi li
diresse, a distinguere ciò che nell'imitazione e nella
scella dei tipi pagani loro era lecito o tollerabile ed
in alcuni casi opportuno, da ciò che in ogni caso era