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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO.

N.° G (12 dell'anno VI) — i Ottobre i848.

Gli articoli, che non hanno alcuna sottoscrizione., sono dell'editore cav. Francesco M. Avellino.

Notizia di una iscrizione in lamina di piombo, e di due in bronzo, pubblicate nelV anno IV — Notìzia
di tre iscrizioni , P una in mattone ed in dialetto marruccino, V altra greca in marmo, e la terza
latina anche in marmo — Notizia di tre monete di argento l'una di Crotone, Valtra dì Eraclea,
e la terza di Caulonia, e di una incisione antica — Descrizione di un vaso di Ruvo con Ercole col
cornucopia — Lettera del P. Raffaele Garrucci air editore sulla coorte V de vigili —
Bibliografia. Sopra un antico bassorilievo di argilla — Annali dell'istlt. di corr. ardi,
pel 1846 :fine del N.XCFJ1— Supplémenl aux considéralìons sur la numismatique
de l'ancienne Italie par James Millingen ." fine del Num, XCVII. — Congedo
dell' editore dd lettori del Bulle ttino Archeologico Napoletano.

Notizia di una iscrizione in lamina di piombo, e
di due in bronzo, pubblicate nelle jìg.3, 6, e 7
della tav. 1 dell' anno 1F di questo bulle ttino.

La prima di queste iscrizioni fu rinvenuta in un se-
polcro cumano, ed è incisa in una delle facce interne
di una laminelta di piombo piegata nel mezzo a modo
di foglio. Chiarissima ne è , come ciascun vede , la
lezione , nella quale occorre qualche arcaismo, ed
omissione di vocale : NOMEA . DELATVM . NAE-
"VIAE . L . L . SECViNDAe? . SEIVe . EA . ALIO .
KOMLNe . EST. Ciascuno sa che la frase deferre
nomen era forense, ed indicava l'accusa. Ma pochi
vorranno forse rimaner persuasi che in questa lamina
siesi inteso, non si saprebbe dire per quale oggetto, a
notare che quella IVevia fosse stala giudiziariamente
accusata, senza nè pur dirsi da chi o di qual colpa.
Convien piuttosto ricordare , che le lamine di piombo
messe ne'sepolcri contenere soleano nomi abborriti di
persone, contro delle quali credeasi che con tal mezzo
poleano aver effetto le funeste imprecazioni, che loro
si dirigevano. Dopo alcune di esse che vennero fuori
da sepolcri ateniesi , e che illustrate dal dotto sig.
Akerblad, leggonsi ora nel corpus inscriplionum del
sig. cav. Boeckh (lom.I n.538 e seg.), recentemente il
eh. nostro collega sig. dott. Ilenzen ne ha pubblicata
un'altra, di cui si è ragionalo sopra a pag.66 e segg.
anno vi.

e che venendo ancor essa da Clima prova che nn lai
uso o superstizione ivi si osservò almeno per alcuni
secoli, che certamente corsero dalla età di questa no-
stra epigrafe a quella dell'altra : ciò che non dee far
meraviglia in una città che credeasi posta alle porte
stesse dell' inferno.

Ora l'essenzial cosa in simili incantagioni era lo scri-
vere sulle lamine il nome della persona, che si volea
dalle imprecazioni sorpresa ed afflitta. Ne' due luoghi
classici, che ragionano di quest'uso, una lai circo-
stanza espressamente si nota , poiché in Tacito (annal.
lib. II c. 69) leggesi nomen Germanici tabulis plum-
beis insculplum , ed in Dione (lib. LVII cap. 18) si
ricordano éÀats/zoi [xolvfióivoi, dp&S rivxs //et» toD
òvóuxros atfrou éxovres ^uvros hi. E quindi s'in-
tende ciò che leggesi in una delle lamine pubblicate
dall'Akerblad (la 53g del corpus), ove dopo i nomi
degl' imprecali e la formola dell' imprecazione dicesi
EPMH KATOXE KATOXOS IS0I TOT-
Tffl TS1N ONOMAIW. Ed ivi ben nota il
sig. cav. Boeckh , che òvo^-dracy dee intendersi non
per aVÓpcOTU-y , secondo un uso più recente , ma de'
veri nomi. E quindi parci che a questo genere d'im-
precazioni debba riferirsi anche la nostra lamina, ove
con felice metafora tratta da' giudizii appunto siensi
queste imprecazioni indicate quasi che con esse defer-
rctur nomen della persona, contro di cui dirigevansi.

ia
 
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