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Notazione su linea Beneventana. 364-365. Tav. 7òa-b. (Regin. 334. Borgian. 339)

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siamo vedere quanto (quasi senz' eccezione) regga l'interpretazione delle
sili, liquescenti che si dà nella P. M. II, p. 50:

Ius tus se nex at que ti mo RA tus Ab ecc.
Ex u tro que Pro ce dens prò MI sit Non ecc.
Fi li um at que re gis e, ter ni Et ecc.
Af fu it se nex quo que Sy me on Accepit ecc.
Col lati dat que lac tan tem pu e rum Et ecc.

[Le sillabe in italico hanno neumi liquescenti, quelle in lettere capitali
hanno distr. B 1, invece di pun., probabilmente per espressione di forza].

Il pun. liq. è 18* (1. 4, « Ab ») ; il neuma sulla terza sili, di « proce-
dens * (1. 5) è più probabilmente una distr. liq. 7* (un'altra forma della distr.
liq., 7, si vede sulla prima sili.); vir. liq. B 7* (1. 5, ult. sili, di « promisit »);
due volte nella 1. 7 è B 11*. Pes liq. di due forme: per l'intervallo d'un
tono è D 7 (1. ult. « Et ») ovvero E 1* (primo neuma della 1. 2), ma per
un intervallo più grande, p. e., 1. 1 « prophetanti > è usato E 7*.

Il pes fi. liq. è o 7 (1. 2, « lux > ) o C 3* (1.6, seconda sili, di « Christum »,
cf. Eins. ms. 121, p. 71 e Process. Solesm., p. 135). La fi. liq. è composta
alle volte di una sottilissima lineetta appesa al suo termine, B 12* (p. e.,
1. 1, prima sili, di « atque >, 1. 2 « in »), ovvero in forma alquanto differente,
B 10* (1. 3, ult. sili, di « Responsum », Eins. ms. 121 ha fi. ed or.); la qual
forma è ancora più sviluppata in B 11* (antepenult. neuma della 1. 2). Il
segno della liquescenza alla fine di una fi. resup., 9*, si vede su « sermo »
nella 1. 1; quella su « dignus > 1. 1, è un po' differente. Il segno sulla se-
conda sili, di « resplendeat » nella 1. 2 è una doppia fi. liq.; una lunga coda
simile, che in realtà è un ceph. prolungato, si riscontra nello scan.fi.
DEFD per la seconda sili, di « Responsum » 1. 3. Scan. liq. A 1* ; clim.
liq. 20* (tono del Salm., 1. 2). Il trig. è rappresentato press'a poco come
nella tav. 70 a, cioè con vir. e fi. Pes quassus {quii. 22*).

N° 365. Tav. 73^ Borgian. 339, f. 58'. 1

Ff. 59; 272 x 192 mm., 11. 19. a A-C8 D8 (~ 8) E-G8 H6 (~ 6K

Evangeliarium ad uso del diacono in giorni speciali con Exultel e
l'annunzio liturgico della Pasqua, mutilo a principio, dacché la prima
festa sia quella dei SS. Innocenti. La scrittura e la venerazione speciale
in cui è tenuto S.Matteo (f. 4ir) fanno pensare ad uno scriptorium del-
l'Italia meridionale; la scrittura è quella del S.-E. d'Italia e le miniature
sono un po' simili a quelle del N° 347 (Vatic. 10673, tav. joa), ma l'unico
accenno locale dato dal codice si è che fu scritto per un' abbazia bene-
dettina dedicata a S.Nicola («et abbate nostro N. cum omni congre-
gatione beatissimi Nicholai », ff. 58r, 58v). Le aggiunte del sec. xiv nell'ult.
pag. f. 59v [vedi sotto] provano che il ms. allora si trovava nella diocesi
d'Ossero nell'isola di Cherso, e può esser benissimo che l'abbazia fosse
quella ivi [cf. Mittarelli, Annales Camaldulenses, I, 258] dedicata a S. Nicola
« in cuius tutela sunt loca omnia dioecesis Absorinensis » (Farlati, Illy-
ricum Sacrum, V, 195). S. Nicola sul Tronto negli Abruzzi non fu abbazia
sino al ii5o(Cagin, 1. c.) e la scrittura sembra indicare uno scriptorium
più al Sud od Est di quel paese.

Oltre il dubbio dove il cod. sia stato scritto, s'è fatto un gran dispu-
tare sulla sua data. Ebner (1. c.) senza darne ragione alcuna, lo attribuisce
al sec. xii, ma Don Cagin (1. c.) ha dimostrato che la melodia dell'ult.
lin. dell'Exullet dovett'essere scritta durante il regno di un papa il cui

1 Olim M. VI, 2. Ebner, pp. 153, 308; Cagin, Revue des Bibliothèques, XII, (Paris, 1902),
pp. 41-73 (ragguaglio completo del ms., della sua data ed origine). Per una riproduzione
del f.35, v. Specimina codd. lat. Vatic, tav. 16.

2 11 Federici non pensa neppure a ragguagliarci sulla gran differenza tra la scrit-
tura indubbiamente del sec. xiv che si trova nelle due ult. pagine e quella del corpus libri,
che egli attribuisce allo stesso tempo.

nome all'ablativo, avesse o tre sillabe con accento sulla penult., ovvero
quattro con accento sull'antepenult.; e che l'annunzio, f. 59*", della pros-
sima domenica di Settuagesima (il 20 Febbraio), e la prossima Pasqua (il
24 Aprile), non può richiamare (tra il sec. x e xiv) che agli anni 987,
1071, 1082, 1166, 1177 e 1261; che i nomi dei papi che soli rispondono
all'esigenze della melodia sono Giovanni IV, 985-996, e Gregorio VII,
1073-1085 , dacché gli Alessandri, 1061-1073; 1159-1181; 1254-1261
hanno l'accento in luogo non corrispondente alla melodia ; e, poiché la
prima data deve escludersi paleograficamente, egli attribuisce il ms. al 1082,
o meglio, tra la Pasqua del 1081 e il 20 Febbraio del 1082.

All'opposto V. Federici, Archivio della R. Società Romana di Storia
Patria, 1904, p. 232, scrive: «Questa data repugna alla scrittura del
codice. Essa è minuscola cassinese, ma la a, la c, la r, la t, i nessi li, fi, ti
sono così goffi e cosi artificiosi che io non esito a crederlo un codice
imitato da un esemplare più antico, in tempi in cui non si era più affatto
abituati alla scrittura cassinese, forse nel sec. xiv. Del resto tutte le indi-
cazioni cronologiche sopra ricordate designano anche l'anno 1356; e di
questo tempo sono i pontefici Urbano V e Gregorio XI, ai quali pos-
sono attribuirsi le tre note musicali della lacuna ricordata sopra ». Ma
il 1356 è un anno bisestile, in cui la dom. di LXXa cadde il 21 Febbraio
e non il 20. Non v'è anno possibile tra il 1261 e il 15 19 ».8

V'é quindi da scegliere tra le due date, che differiscono di 274 anni;
ed io non dubito di appigliarmi alla più antica. La scrittura non è cas-
sinese ma del S.-E. d'Italia e il Loew non è riuscito a scoprire nel ms.
un segno solo che sia necessariamente posteriore al sec. xi. E vero che
la scrittura è molto spezzata, ma ciò può attribuirsi o all' essere il cod.
scritto in un luogo cosi remoto com'è Ossero, o da qualche già vecchio
amanuense; ed è pur certo che nessuno nel sec. xiv avrebbe copiato tanto
esattamente lettere così fuor d'uso e in un tempo così lontano ed anche
una notazione musicale senza linee quando un rigo di quattro linee sa-
rebbe stato cosi facile a leggere. In un luogo, f. 36r, dove l'amanuense
originale scrisse « quod > per « quoniam », o egli o qualche correttore più
tardi aggiunse nel margine « q[uonia]m » in caratteri comuni, non bene-
ventani, ma usando lettere che sarebbe stato impossibile usare nel sec. xiv.
Tutto quindi : scrittura, miniature e notazione, accenna al sec. xi, 3 e perciò
io accetto la data di D. Cagin del 1081 o 1082. Che sia stato scritto a
Ossero o per Ossero non è così certo; il nome del Vescovo in quest'anno
(Basilius) non concorda coi neumi dell'Exultel, se non suppongasi che tal
nome all'ablativo fosse pronunziato come avesse tre sillabe contraendo io.
La scrittura un po' simile del ms. Bodl. Canonici Bibl. lat. 61, scritto per
Zara in Dalmazia tra il 1081 e il 1085, induce a crederlo copiato ivi o in
qualche luogo delle vicinanze.

Il f. 58r (tav. 73$) contiene parte dell' Exultel da [« ut cereus iste
con]secratus >, giù fino alla penult. clausula contenente l'orazione pel papa,
vescovo ed abate di cui è detto sopra.

Diciannove linee furono tirate a secco in ciascuna pagina (alcune di
esse si vedono appena), e il testo fu scritto sull'una sì e l'altra no; ma
in alcuni luoghi lo scriba non ne ha tenuto conto ; nell'ult. quaderno di
cinque fogli esse sono assai più chiare e il notatore se n'è servito per
mostrare l'altezza dei neumi, mentre altrove ne ha fatto poco uso; nel
f. 51r, probabilmente dallo scriba primitivo, furono inserite due linee di
probationes pennae, la prima delle quali sulla riga secca. Al termine di
tutte le linee dei neumi trovasi la guida con primo membro ricurvo.

3 L'annunzio della Pasqua, che cadeva il 22 Aprile, aggiunto nel sec. xiv nel f. 59,
e le Laudes della stessa mano o d'una contemporanea devono essere stati scritti ad Ossero
nel 1374 o 1375 sotto il pontificato di Gregorio XI (1370-1378), essendo imperatore ♦ Lodo-
vico » (1342-1382), e vescovo « Michaele » II succeduto nella cattedra il 1363. Ebner, dall'aver
letto « Lodoivo » per « Ludovico > (= Ladislao !), fu tratto ad assegnare al codice una data
assurda.
 
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