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APPENDICE I.

Lettere applicate alle « Passiones D. N. I. C. » ; segni musicali.

Comunemente si crede che le varie lettere ed altri segni, che quasi univer-
salmente nei Messali ed Evangeliari si trovano applicati alle quattro « Passiones »,
si riferiscano alle tre persone incaricate di cantarle ; così, p. e., nel « Dictionary
of Music» del Groves, il c è interpretato «chronista», «cantor», «chorus»; la s
come « synagoga », « succentor », « salvator » ; il t come » turba », ecc. Ma l'uso di
far cantare il Passio da tre persone è del tutto moderno. Nella Biblioteca Vati-
cana 1 e, per quanto io mi so, in altra Biblioteca, non c'è ms. che affidi a tre per-
sone il canto del Passio; l'uso attuale, per quanto ho potuto accertare, non
comparisce, al più presto, che durante il sec. xv.2

Quindi le varie lettere devono riferirsi al tono di voce usato dal diacono
o prete cui spettava di cantare il Passio. Secondo la testimonianza di S. Agostino
(Serm. 218 ; P. L., XXXVIII, 1084) sappiamo che a suo tempo nel Venerdì santo il
Passio secondo S. Matteo, si cantava solennemente, vale a dire su melodia più
lavorata di quella ordinaria pel canto del Vangelo. Che codesto non fosse un
costume universale si deduce da un ordo in die palmarum del 1000 circa (ms.
Vatic. lat. 4855) che dice: « hec omnia in directum », « Passio in directum ». Tuttavia
la prescrizione di molti Messali che il Vangelo dopo il Passio deve cantarsi « in
tono evangelii », suppone che il Passio cantavasi su melodia diversa e i neumi o
note per le parole « Hely, hely », ecc., e la loro versione latina: « Deus meus » ecc.,
fanno vedere quanto era elaborata la melodia delle ultime parole del Cristo. Può
darsi benissimo che in alcuni luoghi queste sieno state le sole parole che abbiano
avuto una melodia speciale ; difatti nel ms. Barber. lat. 1853, son le sole che por-
tano notazione musicale, e Giovanni d'Avranches (Gerbert, De cantu, I, 533)
prescrive : « Diaconus in alba ante altare legat passionem more lectionis excepta
voce domini, quae more evangelii legatur ». La pratica del sec. xni è attestata da
Durandus, Rationale, ecc., VI, lxviii, 6, che ci fa sapere che il Passio non era
cantato tutto sub tono evangelii, bensì che le parole del Cristo « dulcius mode-
rantur» (ovv. « modulantur »), e quelle dei giudei « clamose et cum asperità te
vocis », mentre « verba evangelistae narrantis in tono evangelii proferuntur ».

Tuttavia quando si comincia a investigare i mss. antichi portanti lettere
prefisse alle frasi del Passio, si rimane colpiti dalla scarsità di siffatte lettere nei
più antichi e dalla loro varietà nei più recenti. Dapprima s'intese soltanto di
notare la differenza delle parole del Cristo da quelle del narratore evangelico.
Don Gasquet gentilmente mi ha indicato nel Vangeliario di Vercelli (sec. iv ex.)
dei segni che mostrano chiaro avere avuto un tal significato; quello chiamato
« Rushworth » alla Bodleiana, ms. Auct. D, 2,19 (sec. ix), oltre una +, o *, a principio
di ogni versetto, e in parecchie frasi delle glosse, porta (aggiunte di seconda
mano e in inchiostro più nero) croci di varie forme dinanzi alle parole di Nostro
Signore in Matteo e Marco; nei Vangeli di Lindisfarne, 698-721 (Mus. Britan.,
Cotton, Nero D, IV), la +, che precede le parole di Cristo « Scietis, ecc. », è mal
fatta e d'un inchiostro più nero. Ma la Bibl. Vatic. ha due mss. nei quali la diffe-
renza tra le parole del narratore evangelico e quelle del Cristo spicca benissimo.

[Nella descrizione seguente, Mt, Me, L. e J.indicano i quattro Vangeli; salvo
avvertenze in contrario, s'intende che le lettere o segni, si trovano in tutti e
quattro i Vangeli].

N° 881. Palat. 486.

Sec. ix. Lorsch. Fu probabilmente una mano posteriore quella che inserì,
qua e là, in Me. L. J. un t prima delle parole di Cristo e un c prima di quelle del
narratore evangelico. Il senso di queste lettere è spiegato dalla lettera di Notkero,

P. M., IV, p. 10; c, «ut cito vel celeriter dicatur certificat»; t, trahere vel tenere
debere testatur », cioè che le parole di Cristo devon esser pronunziate rallen-
tando. Queste lettere c e t si trovano usate in codici di altre biblioteche: 3
(a) Bodleian. 155 (sec. x, Bretagna Maggiore o Minore), Mt. L ; (b) Bodleian. ms.
Douce 176 (sec. x, Meaux), di seconda mano per Mt. solo; (c) Bodleian. Laud.
lat. 102 (sec. x, tedesco), cf. (y) di seconda mano, di uno scriba di Exeter del sec. xi,
per Me. solo ; (d) Bodleian. Auct. D, 2, 16 (sec. x, Llandevenec), Mt. J, + per le parole
di Cristo, e una piccola linea orizzontale prima di quelle dell'evangelista ;4 in
L. uno scriba posteriore, invece di questo segno, ha c; per Me. vedi (h); (d*) S. Pie-
troburgo, ms. Q, V, 1, 31, sec. x; c e +, Ym che il Thibaut, Monuments de la nota-
tion ekphonetique, ecc. St. Petersbourg, 1912, p. 22, dice: « spécifie directement les
dits et sentences des personnages marquants », si trova sopra una frase del-
l'evangelista: « ait illi (non « illis ») Ihesus », aggiunta dopo nel margine; ma
se pur si tratta di una M, questa significa « mancus », cioè omesso nel testo;
(e) Vercelli, capitolo, ms. CXV (sec. x), seconda mano, ha d e + ; (/) Vercelli, capi-
tolo, ms. CX (sec. xi) Mt. J, ha d e +, ma, per L, R e +. Qui il d significa proba-
bilmente « directe », « indirectum » e la R. (« rectitudinem rogitat » di Notkero), cioè
un ritorno al tono del vangelo; questi segni sono inseriti nella linea del testo;
uno scriba posteriore inserì 5 per i giudei sopra il testo. Altro esempio di due
lettere è fornito dal ms. (g) Cambridge Univ. kk. j. 24 (sec. vn/vni, Durham o
Echternach) dove una mano tedesca del sec. xi inserì in L. e J. un c per il nar-
ratore e una virga biforcata per le parole di Cristo; cf. (ee).
Nella Vaticana abbiamo anche:

N° 882. Borgia 339, f.gr.

A. D. 1082, Ossero; cf. N° 365. Una croce fu inserita da mano posteriore
dinanzi ad alcune parole del Cristo, mentre la narrazione, qua e là, è preceduta
da s (sursum). Anche qui è conservato il senso delle lettere cosiddette « roma-
niane»; nella melodia tradizionale, il narratore comincia sempre le sue parole
su tono più alto di quello sul quale finiscono le parole del Cristo. Il Cristo

finisce: ^ _; l'evangelista comincia: ^ „

N° 883. Vatic. 4770.

Sec. x/xi; cf. N' 162, 916. Le lettere si restringono alle prime parti dei Van-
geli. Tutti i quattro hanno c per la narrazione ; in Mt. Me. e J. si trovano prefisse
ad alcune parole del Cristo, L o 1, che in opposizione al c {celeriter), deve signifi-
care lente, sebbene quest'ultima lettera non apparisca in tal senso nell'epistola
di Notker.

Ma di buon'ora si sentì il bisogno d'una terza lettera, per mostrare al dia-
cono in quali luoghi doveva alzare il tono, come sempre richiedeva la melodia
per le parole dei Giudei, di Pilato, ecc. e così venne introdotto un sistema di tre
lettere, in realtà, segni musicali; la nuova lettera fu Vs (sursum); quindi nei
mss. seguenti si trovano c, t, s; (qui le lettere si citano sempre in quest'ordine:
per la narrazione, pel Cristo e per i giudei).

1 La Bibl. Vaticana ha un ms. solo colla melodia del Passio su 4 11.; ed anche in
quest'uno le lettere c, +, s mancano di ulteriori spiegazioni.

2 Secondo VOrdo Romanus XV {sec. xiv ex.) il Passio era recitato da un cardinale
diacono; l'uso di tre diaconi nel rito carmelitano non era anche introdotto prima del 1490.

3 Di tutti i codici di altre biblioteche, qui citati, che hanno segni musicali per il

Passio, non s'intende di dare un resoconto completo, ma soltanto di alcuni che per caso
ho scoperto nelle Biblioteche di Oxford, ecc.

4 II u, accento d'interrogazione, è riservato per interrogazioni ed esclamazioni, anche
nelle parole del Cristo.
 
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