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154

Notazione Francese ed Inglese a rigo. 508-514. Tav. 96. (Pal. 562. Reg. 140. 577. Bodleian. 775. Reg. 581. Vat. 10646. Ott. 538)

che sia stato scritto prima della riforma cisterciense compiuta nella metà
del sec. xn, e le correzioni fatte al testo di ambedue i frammenti ed alla
melodia del ms. 559 appoggerebbero tal congettura; ma ragioni paleo-
grafiche difficilmente consentiranno di assegnare una data così remota
alla scrittura che, a quanto pare, è almeno della seconda parte, se non
della fine, di quel secolo.

Il rigo è di quattro 11., quella dell'i7', rossa, quella del c, gialla, seb-
bene il giallo sia ora quasi del tutto svanito; chiavi: D, o a, o c; il bemolle
s'incontra nel corso del rigo; la guida somiglia la cifra arabica 2 col
secondo membro molto allungato orizzontalmente.

Si concede che la notazione non è quale si crederebbe di trovarla
nelle vicinanze di Heidelberg, dacché è francese e non tedesca ; ma i
Cisterciensi, dovunque si trovavano, serbaron sempre la loro notazione
originale 1 e può darsi benissimo che quelli di Schònau abbiano tagliato
de' vecchi libri liturgici cisterciensi per farne delle coperte di codici.

La notazione s'avvicina moltissimo alla quadrata, ma v'è un po' di
differenza tra la vir. C 26 e Q 4*, « nichil », r. 1, e ilpun., sia esso quadro,
Q 1*, ovvero romboidale, B 3 (cf. principio del r. 5) ; anche del tutto quadre
sono la fi., Q 2*, < uere >, r. 5, e il pes fl. Q 4*, « iohannis », r. propenult.,
ma nel membro inferiore del pes, Q 4*, fine del r. 1, vi è un arrotonda-
mento; in quest'ultimo neuma il tratto verticale che serve di legamento
passa al disopra del secondo membro, Q 11, per l'appunto come nella
vir. Q 4* e nel clim. Q 1 7; fl. resup. Q 9 e Q 11*. Lo scan. è d'ordinario
c 11* o Q 13*, « iohannis », r. 9, ma nel verso del f. comparisce in forma di
tre putì, sovrapposti, con una verticale che li congiunge.

La sola forma liquescente nella tav., rr. 2, 7, 9, 10 è \&fl. D 1* ma
nel verso e nel Palat. 559 ve n'è un'altra forma, 7.

Il ms. Palat. 559 può darsi che sia d'altro copista del medesimo seri-
ptorium, perchè sovente ha una fl. G 7, ovvero g 6, cioè con curva per
primo membro.

N° 509. Regin. 140, f. 150".

Per la descrizione del ms., vedi N° 157.

Una mano del sec. xn ex. inserì nell'ult. foglio, originariamente vuoto, una
melodia, senza testo, su rigo di quattro 11. senza chiavi ; p. e., pes, cf. a \2\fl. resup.
c 2; clim. E 5.

N° 510. Regin. 577, ff. giv-94v> 97v-

Per la descrizione del ms., vedi N° 152.

H. Bouvier, Histoire de l'abbaye de St Pierre le Vif (Auxerre, 1891), p. 86, dà
una riproduzione del f. lr e, p. 87, una del principio dell'ufficio di S. Saviniano,
f. 91v. Egli crede (pp. 85-89) che quest'ufficio sia opera dell'amanuense che scrisse
il corpus libri, cioè Odoranno stesso (f 1045) ; « la plupart des lettres ont la méme
forme et offrent dans les deux textes les mémes appendices charactéristiques ».
Io però ho verificato che nell'ufficio v'è un solo e con cediglia, il quale è frequen-
tissimo nel resto del ms., e per Vs finale, si fa uso e di quello lungo e di quello
breve, che le lettere b, d, f, g son fatte in tutt'altra maniera, e che l'ufficio ha
per lettere iniziali forme come A, G, H, M, che, di regola, non occorrono prima
del sec. xu.

Il Bouvier cita (p. 88) D. Pothier come colui che non trova alcuna difficoltà
nell'attribuire le note musicali di quest'ufficio alla seconda metà del sec. xi; per
parte mia, io dubito che esista un codice francese così antico quanto l'età
di Odoranno, od anche un codice qualsiasi del sec. xi con rigo così perfetto
di quattro 11.2

Il testo fu probabilmente scritto per intiero da uno stesso amanuense, ma
la notazione e la rigatura son'opera di tre; il secondo dei quali inserì i neumi
sopra le 11. rosse del f. 92v, rr. 1-8.

Le 11. del rigo per l'ufficio di S. Saviniano [*0] sancte savi[ni]ane », ff. 91v-94r,
sono tre o quattro 11. nere, la prima metà del f. 92v ha 4 11. rosse ; le chiavi al prin-
cipio del rigo sono : D, o F, o c ; il bemolle è di uso frequente, il b durum (/?) si trova
al f.91¥, r. 6; non c'è guida neppur quando la lettera della chiave si cambia nel
corso d'un rigo.

Le note di tutti e tre i nota tori sono pressoché uguali: vir. C23; pun. A 2;
pes cf. b 8 ; pes fl.B2e Q 14 ; pes stratus 18 ; fl. d 1, d 2 ; fl. resup. c 3 ; scan. Q 10 (ma,
più piccolo, a 2 e b6); clim. E5; dei liquescenti, ecc.. sono usati: pes liq. 14;
fl. liq. 10; pesfl. liq. A 3 ; clim. liq. 10; l'or, è accostato o legato alla fl. e al pes fl.
precedenti, cf. B 1, D 2.

Il f. 97v contiene il 1?. della B. V. M. « Sancta Maria clemens et pia » col f. e
l'Ant. « Beata dei genitrix »; il rigo è di 4 11. tracciate da stilus con chiave F; l'ult. r.
ha due 11. nere e chiave c; le note sono della stessa scuola.

N° 511. Bodleian. 775.

Per la descrizione del ms., vedi N° 226.

Tutta la notazione con rigo è stata aggiunta nel sec. xi ex. e nel sec. xn da
tre mani almeno sopra la melodia originale di alcune sequenze erase: (I) ff. 136r, 136*;
due o tre 11. in nero sbiadito; chiavi: g e h (b quadratum); nel corso di un rigo si
trova la chiave d; (II) ff. 142r-143v, 145r, 146r; tre 0 quattro 11. rosse; chiavi: D,f,g,
b, h (b quadratum), d; e, nel corso di un rigo, D,a, bemolle, bedurum, e d; (Ill)ff. 178v,
179r (di età molto posteriore), il testo e la melodia di «Concentu parili» sono stati
riscritti; rigo di quattro 11. rosse; chiave, h soltanto.

Lo scriba di I usa due forme di vir., C 22 e C 24, ma colla lin. orizzontale più
marcata e qualche volta toccante la verticale nel suo mezzo; non meno di quattro
forme di pun., 5, A 2 e (ciò che è curioso) F 1 e F 6. In II, le note somigliano quelle
di A, ma si trova anche fl. c 6, d l,pes, a 12, ma con verticale che non oltrepassa
la lin. orizzontale inferiore ; pes fl. E 1; clim. G 7 ; clim. liq. 10; la forma dell'or, somi-
glia quella dei neumi di Winchester. I ff. 142r-143v presentano note più ondulate;
p. e., pun. cf. D 7, D 14 ; scan. c 8 ; vi si trova anche la vir. liq. 14. In III si notino il
pun. F 8, il pes d 2.

N° 512. Regin. 581, ff. 109/, ii5v.

Per la descrizione del ms., vedi N° 313.

Uno scriba del sec. xu ha aggiunto a piè del f. 109" la parola « exultet » e di
sopra una melodia semplice, che non sembra l'incipit dell'inno « Exultet celum
laudibus»,e alla sommità del f. 115v degli scarabocchi di note. Il rigo è di 5 11.
nere svanite, con chiave c; le note comprendono la vir. Q4; il pun. H2; l&fl. h6,
ed inoltre due forme che somigliano un d del sec. xu e un g.

N° 513. Vatic. 10646, ff. 31, 3a.

Due ff. di Breviario monastico3 (adesso 34 x 24 cm, 2 col.) della seconda metà
del sec. xn, interamente notato ad eccezione degl'inni; contengono da parte della
seconda lezione con 1?. « Crux fidelis » per l'Esaltazione della S. Croce (14 Sett.) fino
al terzo b?. per la festa di S. Michele « In conspectu angelorum». L'inclusione della
Colletta dei SS. Nicomedes e Valerianus (14 Sett.); fa pensare ad una provenienza
dal centro di Francia.

Il rigo è di 4 11. a punta secca ; chiave : c o F; bemolle nel corso del rigo.
Alcune note somigliano quelle aquitaniche, ma si vede che il pes è Qlle la
fl. h 2 ; lo scan. è sempre c 5 e il clim. L 2, ma in posizione obliqua invece di perpen-
dicolare ; il pes fl. è b 8 e f 15. Dei liquescenti abbiamo: vir. A 5 e C 1 ;fl. D 4 ; pes 11;
l'or. cf. B 1 e C 5.

N° 514. Ottob.538, f. 58r.

Copia fatta nel sec. xm delle Consuetudines cistercienses che apparteneva
alla casa delle monache di Le Pontaux dames, fondata nel 1226; f. 57r, « Liber
Sancte Marie ponte dominarum cisterciensis ordinis Meldensis diocesis». L'ult.
f. di guardia, f. 58, è un frammento d'Antifonario, adesso 185 x 130 mm.( 11.11, del
sec. xn ecc., che contiene ijty. de prophetis dal [« Vidi dominum... replebant] tem-
plum»sino al j?. « Laudabilis populus », Hart. pp. 416, 417. Rigo di quattro 11. nere,
quelle per Fed f più recentemente colorite in rosso ; chiavi, F o c ; bemolle nel
corso del rigo. Vir. Q 2; pun. A 3 ; pes g 1 ; y7. c 6 e di; pes fl. liq. B 3.

1 Cf. Wagner, .Neumenkunde, p. 192.

2 lo non vedo traccie di rigo a punta secca del sec.xi, rilevate dal Pothier; non
c'è che la sola linea secca tirata per il testo; le altre 11. della rigatura, siano esse in

inchiostro nero o bruno o rosso, furon tracciate tutte nello stesso tempo per la melodia,
cioè nel sec. xn.

3 ii codice Barberiniano dal quale furono presi questi ff. è sconosciuto.
 
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