Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma (7.1879)

ARCHEOLOGICA COMUNALE

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hanno i sigilli da me divulgati, è forma assai comune tra i
marchi di mattoni, molto prima dei tempi dioclezianèi, dopo i
quali essa è la sola che rimanga nell'uso.

Io sono dunque d'avviso, lo ripeto, che anche questi due
sigilli di piombo fossero da mattoni. Ed anzi, poiché già tre
sigilli di tal materia sono tornati alla luce, inclinerei a credere
che di piombo fossero il più delle volte cotesti arnesi delle anti-
che fornaci. Imperciocché il piombo, sia per la prontezza di sua
fusione al fuoco, sia per la facilità di ricevere impronte di colpo,
offriva grande commodità, fatta una volta la matrice, di ripetere
all'uopo gli esemplari del sigillo : chiaro essendo, che ciascuna
delle grandi officine dovea possedere parecchi sigilli della mede-
sima stampa, affinchè molti mattoni da diversi opera; si potessero
contrassegnare ad un tempo. Ma tuttavia non disdico che si
richieggano molte altre scoperte di questo genere, innanzi che si
possa con qualche sicurezza rintracciare il vero modo dei bolli
delle antiche fornaci, che fu certamente vario secondo i tempi,
e secondo la qualità delle impronte. Frattanto, senza punto
escludere, che durante una certa epoca vi fossero dei sigilli di
legno, come per gravi ragioni piacque al sommo Marini, mi
lusingo di aver messo in chiaro che ve ne fossero e di bronzo
e di piombo: perchè di bronzo certissimamente fu quello di
Publio Emilio Abdate; perchè i sigilli pure in bronzo di Ma-
scellina e di Severo furono, secondo ogni apparenza, sigilli da
tegoli; perchè finalmente, quanto a questi di piombo da me pur
ora divulgati, pochi o niuno, io credo, vorranno contradire che
non servissero all'effetto di bollare i mattoni.

C. L. V.