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Di alcune nuove vedute prospettiche di Roma
Non mi pare inutile di premettere quest'osservazione, vo-
lendo ragionare di alcune vedute della città di Roma, che sono
conservate in pitture di scuola Fiorentina del Quattrocento. Queste
opere modeste non appartengono alla pittura monumentale, ma
sono semplici opere di decorazione, cioè di quei cassoni, che
erano molto di moda nel mobilio delle case ricche fiorentine del
Quattrocento. Secondo le parole del Vasari (Vita di Dello Delli,
II, p. 148 ed. Milanesi) « le storie che si dipingevano in questi
cassoni erano per lo più di favole tolte da Ovidio e da altri
poeti, ovvero storie raccontate dagli istorici greci e latini, o si-
milmente cacce, giostre, novelle d'amore ed altre cose somiglianti ».
Considerando il grande interesse, che tanto gli artisti fiorentini
quanto il pubblico avevano per Roma ed i suoi monumenti, è
naturale, che nelle pitture tolte dagli storici e dai poeti l'in-
dicazione del luogo era di non lieve importanza. È stato da me
pubblicato in questo Bullettino (voi. XX, 1892, tav. II-IV) un
bel cassone, ora conservato nel Museo Staedeliano di Francoforte,
il quale ci ha conservato una delle più interessanti copie di un
gran panorama di Roma, disegnato da uno scolare di Leone Bat-
tista Alberti circa il 1490. I cassoni, dei quali intendo ragio-
nare oggi, sono meno ricchi nel dettaglio, ma viceversa hanno
l'interesse di darci un esempio caratteristico delle relazioni che
correvano fra questa pittura decorativa, e l'arte della miniatura.
I primi quattro cassoni (dei quali tre sono pubblicati per la
prima volta sulle nostre tavole II-IV) illustrano fatti dell'Eneide
di Virgilio : le singole scene, che vi sono rappresentate mostrano
una stretta affinità con le celebri miniature del codice virgiliano
nella Biblioteca Riccaidiana di Firenze, il quale fu attribuito
a Benozzo G-ozzoli o almeno a qualcheduno dei suoi migliori
scolari
(') A questa affinità hanno accennato il eh. W. Weisbach nella sua
dotta monografia sul Pesellino (1901), pag. 16, e la sig.a Mary Lafon in
un articolo: Compagno di Pesellino, nella Gazette des Beaux-Arts, ser. Ili,
Di alcune nuove vedute prospettiche di Roma
Non mi pare inutile di premettere quest'osservazione, vo-
lendo ragionare di alcune vedute della città di Roma, che sono
conservate in pitture di scuola Fiorentina del Quattrocento. Queste
opere modeste non appartengono alla pittura monumentale, ma
sono semplici opere di decorazione, cioè di quei cassoni, che
erano molto di moda nel mobilio delle case ricche fiorentine del
Quattrocento. Secondo le parole del Vasari (Vita di Dello Delli,
II, p. 148 ed. Milanesi) « le storie che si dipingevano in questi
cassoni erano per lo più di favole tolte da Ovidio e da altri
poeti, ovvero storie raccontate dagli istorici greci e latini, o si-
milmente cacce, giostre, novelle d'amore ed altre cose somiglianti ».
Considerando il grande interesse, che tanto gli artisti fiorentini
quanto il pubblico avevano per Roma ed i suoi monumenti, è
naturale, che nelle pitture tolte dagli storici e dai poeti l'in-
dicazione del luogo era di non lieve importanza. È stato da me
pubblicato in questo Bullettino (voi. XX, 1892, tav. II-IV) un
bel cassone, ora conservato nel Museo Staedeliano di Francoforte,
il quale ci ha conservato una delle più interessanti copie di un
gran panorama di Roma, disegnato da uno scolare di Leone Bat-
tista Alberti circa il 1490. I cassoni, dei quali intendo ragio-
nare oggi, sono meno ricchi nel dettaglio, ma viceversa hanno
l'interesse di darci un esempio caratteristico delle relazioni che
correvano fra questa pittura decorativa, e l'arte della miniatura.
I primi quattro cassoni (dei quali tre sono pubblicati per la
prima volta sulle nostre tavole II-IV) illustrano fatti dell'Eneide
di Virgilio : le singole scene, che vi sono rappresentate mostrano
una stretta affinità con le celebri miniature del codice virgiliano
nella Biblioteca Riccaidiana di Firenze, il quale fu attribuito
a Benozzo G-ozzoli o almeno a qualcheduno dei suoi migliori
scolari
(') A questa affinità hanno accennato il eh. W. Weisbach nella sua
dotta monografia sul Pesellino (1901), pag. 16, e la sig.a Mary Lafon in
un articolo: Compagno di Pesellino, nella Gazette des Beaux-Arts, ser. Ili,