DI UNA NUOVA LAPIDE EBRAICA
SCOPERTA RECENTEMENTE IN ROMA
In un appartamento a tetto di una casa in via della Guar-
diola in Roma, abitato da modesti operai non israeliti, fu sco-
perta recentemente una lapide con iscrizione ebraica, che da
molti anni vi giaceva dimenticata, e che per la Università Israe-
litica ha un certo valore storico.
Sotto il governo dei papi, gli Ebrei, come ognuno sa, erano
obbligati a dimorare in ghetto, ove dovevano ritirarsi a notte:
nè alcuno poteva più entrarvi o uscirne fuorché in casi veramente
eccezionali, e previo pagamento di una tassa da corrispondersi ai
guardiani dei portoni. Questa misura costringeva pertanto gli Ebrei
a provvedere che entro al loro recinto avessero a disposizione
tutto ciò che avrebbe potuto occorrer loro in qualunque circostanza
della vita, e specialmente ad uso dei poveri, che non avevano
f mezzi di procurarsi talune cose per un eventuale notturno bi-
sogno repentino, nè di pagare la tassa al guardiano per l'aper-
tura del portone. Infatti nulla mancava nel ghetto, non solo per
la presenza di qualsiasi specie di artefici e operai, ma partico-
larmente di ciò che si riferisce alla salute pubblica ; e quindi,
oltre che medici e chirurghi ebrei, ai quali sotto giuramento era
proibito portare assistenza a malati non ebrei, eravi anche una
farmacia, provveduta di tutto quanto avesse potuto essere ne-
cessario per un pronto soccorso e, in ispecie, dei medicinali più
comuni ad uso dei poveri, ai quali la così detta Fraterna di
Misericordia li somministrava gratuitamente, come pure la assi-
stenza medica.
SCOPERTA RECENTEMENTE IN ROMA
In un appartamento a tetto di una casa in via della Guar-
diola in Roma, abitato da modesti operai non israeliti, fu sco-
perta recentemente una lapide con iscrizione ebraica, che da
molti anni vi giaceva dimenticata, e che per la Università Israe-
litica ha un certo valore storico.
Sotto il governo dei papi, gli Ebrei, come ognuno sa, erano
obbligati a dimorare in ghetto, ove dovevano ritirarsi a notte:
nè alcuno poteva più entrarvi o uscirne fuorché in casi veramente
eccezionali, e previo pagamento di una tassa da corrispondersi ai
guardiani dei portoni. Questa misura costringeva pertanto gli Ebrei
a provvedere che entro al loro recinto avessero a disposizione
tutto ciò che avrebbe potuto occorrer loro in qualunque circostanza
della vita, e specialmente ad uso dei poveri, che non avevano
f mezzi di procurarsi talune cose per un eventuale notturno bi-
sogno repentino, nè di pagare la tassa al guardiano per l'aper-
tura del portone. Infatti nulla mancava nel ghetto, non solo per
la presenza di qualsiasi specie di artefici e operai, ma partico-
larmente di ciò che si riferisce alla salute pubblica ; e quindi,
oltre che medici e chirurghi ebrei, ai quali sotto giuramento era
proibito portare assistenza a malati non ebrei, eravi anche una
farmacia, provveduta di tutto quanto avesse potuto essere ne-
cessario per un pronto soccorso e, in ispecie, dei medicinali più
comuni ad uso dei poveri, ai quali la così detta Fraterna di
Misericordia li somministrava gratuitamente, come pure la assi-
stenza medica.