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Di alcune nuove vedute prospettiche di Roma
tempesta, oye l'artista ha cercato di rendere i terrori descritti
da Vergilio (v. 89-91):
ponto nox incubai atra
intonuere poli et crebris micat ignibus aether
praesentemque viris intentant omnia mortem.
Ma da destra già si avvicina Nettuno sul suo carro per acquie-
tare le onde (v. 145-147):
levat ipse tridenti
et vastas aperit syrtes et temperai aequor
atque rotis summas levibus perlabitur undas.
Questa scena corrisponde alle miniature del Riccardiano lib. I,
nn. 3, 4, 5. La nave di Enea poi, separata dagli altri approda
alla costa della Libya; l'eroe, accompagnato dal fido Achate, pe-
netra nella terra ignota, ed ivi incontra la madre Venere sotto
le sembianze di una giovane cacciatrice (cf. la miniatura Ric-
cardiana I, 12). La dea, dopo avergli dato ragguaglio della terra
e degli abitanti, gli dà il lieto augurio descritto nei versi
393-400 :
aspice bis senos laetantis agmine cycnos
aetheria quos lapsa plaga lovis ales apertis
turbabat caelo; nunc terras ordine longo
aut capere aut capsos iam respectare videntur:
ut reduces UH ludunt stridentibus alis
et co e tu cinxere polum cantusque dedere,
haud aliter puppesque tuae pubesque tuorum
aut portum tenet. aut pieno subii ostia velo.
Dopo aver confortato con questo lieto augurio i due eroi,
Venere
avertens rosea cervice refulsit . . .
et vera incessu patuit dea.
Questi versi (I, 402 sg.) formano il soggetto dell' ultima scena
rappresentata sul primo cassone, la quale in maniera simile si
ritrova nel Riccard. I, 15.
Di alcune nuove vedute prospettiche di Roma
tempesta, oye l'artista ha cercato di rendere i terrori descritti
da Vergilio (v. 89-91):
ponto nox incubai atra
intonuere poli et crebris micat ignibus aether
praesentemque viris intentant omnia mortem.
Ma da destra già si avvicina Nettuno sul suo carro per acquie-
tare le onde (v. 145-147):
levat ipse tridenti
et vastas aperit syrtes et temperai aequor
atque rotis summas levibus perlabitur undas.
Questa scena corrisponde alle miniature del Riccardiano lib. I,
nn. 3, 4, 5. La nave di Enea poi, separata dagli altri approda
alla costa della Libya; l'eroe, accompagnato dal fido Achate, pe-
netra nella terra ignota, ed ivi incontra la madre Venere sotto
le sembianze di una giovane cacciatrice (cf. la miniatura Ric-
cardiana I, 12). La dea, dopo avergli dato ragguaglio della terra
e degli abitanti, gli dà il lieto augurio descritto nei versi
393-400 :
aspice bis senos laetantis agmine cycnos
aetheria quos lapsa plaga lovis ales apertis
turbabat caelo; nunc terras ordine longo
aut capere aut capsos iam respectare videntur:
ut reduces UH ludunt stridentibus alis
et co e tu cinxere polum cantusque dedere,
haud aliter puppesque tuae pubesque tuorum
aut portum tenet. aut pieno subii ostia velo.
Dopo aver confortato con questo lieto augurio i due eroi,
Venere
avertens rosea cervice refulsit . . .
et vera incessu patuit dea.
Questi versi (I, 402 sg.) formano il soggetto dell' ultima scena
rappresentata sul primo cassone, la quale in maniera simile si
ritrova nel Riccard. I, 15.