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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 46.1918

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Galieti, Alberto: Ad Maecium: nota di topografia antica
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https://doi.org/10.11588/diglit.14888#0109
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Ad M a e citi m

non solo potè aprirsi la desiderata via, ma ■insperatamente riempì
di scompiglio lo stesso esercito volsco, trovatosi all'improvviso alle
prese col fuoco, col fumo fuliginoso e con le esplosioni di quella verde
• materia in combustione. Sbaragliati i nemici, Camillo si dette ad
inseguire i pochi fuggiaschi ed a saccheggiare l'agro Volsco.

La tradizione asserisce che in tal modo, dopo settanta ami di
fere lotte, venisse del tutto fiaccata la potenza della gente volsca :
ma evidentemente precipita gli avvenimenti (1).

Non è mestieri per l'assunto vagliare al lume della critica questo
«pisodio per concludere con autorevoli storici moderni, ai quali si
rimanda (2), che anche nella fattispecie si tratta di una volontaria
confusione degli annalisti tra le gesta autentiche di Lucio Fiirio Ca-
millo e quelle del leggendario Marco Furio Camillo, il quale dalla
stessa tradizione è presentato ora avolo (3) ed ora padre (5) di lui.
Poiché a noi di questo racconto riguardano solamente gli elementi
topografici, i quali, fino a prova in contrario, dobbiamo credere che
nelle loro linee generali siano stati rispettati. Così p. e. non-pare che
possa revocasi in dubbio l'esistenza di Maeaum, per la quale abbiamo

(!) Non sembra che nel 389 a. C. i Volsci venissero definitivamente assog-
gettati a Roma, poiché la stessa tradizione informa come nel 385 a. C. scop-
piasse una nuova guerra contro i Volsci (Liv. VI, 12) e come nel 381 M. Furio
Camillo, aiutato da suo figlio Lucio, desse nuova e terribile sconfitta a tal
gente (Liv. VI, 22; Plut., Cai»., 37).

(2) L'annedoto di Tutela, inserito da Plutarco tra le tradizioni correnti di
■questa guerra, fa pensare che siasi voluto dare significato storico ad una ceri-
monia la quale era strettamente connessa col culto di Juno Caprotina (Varjc.
d. I. I, VI, 18). Ma dal fatto che tale culto era proprio a Lanuvium (Cic, de
nat. deor. I, 29, 82 ; cfr. Babelon, Monnaies de la Republ. Romaine, Paris,
1885, II, pp. 283, 399 e 488) e che quello di Juno Lanuvina diventò comune ai
Romani solo nel 338, ossia dopo la vittoria che su i Latini riportarono C. Mae-
nio e L. Furio Camillo, potrebbe facilmente spiegare come nell'elenco delle gesta
compiute dal leggendario Camillo sia stato inserito il racconto di una grande
vittoria ottenuta, secondo Livio e Diodoro, su i Volsci, secondo Plutarco su
i Volsci Ai Latini a Maecio presso Lanuvio. Cfr. PaisE., Storia di Roma Torino,
1899, A, pp. 122-125.

(3) Ad. Triumph. ad ann. 338 a. C.

(«) Plut., Cam., 35,1 e App., Celti, 1, 2.'
 
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